Nei prossimi mesi dovrebbe essere inaugurata la tenso-struttura: abbiamo chiesto al prof. Luigi Trinchillo di fornirci un elenco di personaggi illustri di Calvizzano che potrebbero essere onorati con la titolazione di un edificio pubblico o di una strada del nostro paese

E Luigi Trinchillo, uomo di fede di immensa cultura e d’azione, nonché degno erede degli scrittori che hanno raccontato la storia di Calvizzano lo ha fatto, non per vanagloria, in quanto è una persona molto umile, bensì per rendere un qualche servigio alla nostra Storia locale, inoltre perché anche lui, come ha scritto nella missiva che ci ha inviato, è d'accordo "che sia opportuno dedicare qualche futuro edificio pubblico a nostri concittadini, anche semisconosciuti ai più, che hanno amato la nostra Calvizzano quanto facciamo noi, se non di più"

Le proposte

Francesco Di Biondo (1657-1716). Sacerdote e poeta calvizzanese del Seicento. A questo personaggio decisamente poco conosciuto, se non addirittura sconosciuto, della Storia locale, il Canonico Don Giacomo Di Maria dedicò, nel 1978, un prezioso volumetto di approfondimento del suo valore e per ribadire la rilevanza storica della sua opera. [Potrebbe essere il caso e l’occasione, questa, per ristamparlo in copia anastatica, per far conoscere alle giovani generazioni locali Francesco Di Biondo e, magari, farne studiare qualche componimento poetico nelle nostre scuole calvizzanesi. Da notare che alcuni sonetti inseriti in tale testo di Don Giacomino Di Maria sono di gradevole lettura ancora oggi].

 


Salvatore Visconti ~ Munifico benefattore dei più poveri della Comunità locale, ma soprattutto della nostra splendida  Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, all’epoca ancora in via di sistemazione e di abbellimento con opere d’arte di grande prestigio  e di straordinario valore artistico (si pensi alle tele di Nicola Vaccaro e a quella di Andrea Malinconico). Salvatore Visconti designò con testamento l’Amministrazione Laicale della Chiesa SMdG erede universale delle sue cospicue sostanze, esprimendo quale unico suo desiderio quello di poter essere sepolto nella detta Chiesa, nella speranza che si celebrasse una Messa in suffragio della sua anima ogni giorno e che fosse officiato un servizio funebre pubblico annualmente, allo stesso scopo. Non solo fu accontentato per quanto riguardò la sepoltura (e la bella lapide marmorea di copertura del loculo può essere ancor’oggi ammirata, sostanzialmente integra e ben tenuta nel vano di passaggio posto dietro l’altare maggiore)[1], ma i Governatori, con voto unanime e sostenuti dall’entusiasmo dei fedeli, decretarono che i quattro punti angolari dell’erigendo soffitto in oro zecchino della navata centrale, arricchito, al centro, dalla monumentale tela raffigurante “Maria Assunta in Cielo” (è appena il caso di ricordare che  mancavano ancora ben tre secoli alla proclamazione del relativo dogma di fede!) recasse lo stemma dei Visconti, a perenne memoria di questo benemerito concittadino. Si tenga conto che la lapide marmorea di Salvatore Visconti originariamente era in posizione ben più rilevante di quella attuale, ma essa venne spostata, come tutte le altre presenti in Chiesa, dall’originario primo pavimento (con le ossa dei benefattori) che si erano accumulate nel tempo, quando fu rimosso il vecchio pavimento del tempio, sostituito, prima, con uno di mattoni istoriati e pregiati (ma alquanto delicati) e poi da quadroni di marmo: quelli che si possono tuttora ammirare.  Fu scelto lo stemma visconteo “corretto” ai quattro angoli del soffitto, che reca l’immagine di una vipera/un drago, che ingoia un fanciullo recalcitrante: nel nostro caso, con la versione del piccolo fagocitato dal lato della  testa, a differenza dell’altra variante, in cui la serpe divora dapprima le gambe del piccolo, con la testa che ancora fuoriesce.

 

Antonio Mirabelli (1812- 1883). Monsignore, professore di Letteratura latina all’Università di Napoli, nominato Protonotario Apostolico per un ‘motu proprio’ dal Papa Pio IX. Il professore Mirabelli è autore di un mastodontico poema in esametri latini “Petreidos” (“La Petreide”, in 4 volumi, di circa 40000 esametri dattilici)[2], dedicato a Pio IX (di qui il titolo “Petrino”, attributo del Pontefice, in quanto successore di San Pietro). Altra sua opera di straordinario impegno ed importanza è la sua “Storia del Pensiero Romano da Romolo a Costantino, studiato nella lingua e nelle lettere”, anch’essa redatta in quattro corposi volumi. Poco prima del momento del trapasso, ad Antonio Mirabelli giunse la confortante benedizione del Papa Leone XIII, suo estimatore.

 


Il Cavalier Umberto Castaldi (1864-1932) importò, nel 1890 dalla Germania, da Amburgo, una macchina a vapore, con sistema industriale innovatore per l’epoca, che introdusse nei suoi stabilimenti per la produzione di biscotti, che egli preparava secondo una ricetta originale francese. A Calvizzano ebbe, oltre ad un avviato negozio, uno stabilimento di produzione, ma gestì anche altre rivendite, come un famoso negozio in Via Sant’Anna dei Lombardi a Napoli, al numero 52. Per le sue capacità imprenditoriali, il Castaldi fu insignito di numerosi diplomi di benemerenza e d’onore. In particolare, lo Stato Italiano riconobbe le sue qualità di ottimo cittadino ed imprenditore oculato, attraverso la concessione di una Medaglia d’Oro, consegnatagli personalmente da Vittorio Emanuele di Savoia, Principe di Napoli e futuro Re  d’Italia con il nome di Vittorio Emanuele III.

 

Professore Ingegnere Avvocato Giuseppe Morra (1872-1905). Pur non essendo nato a Calvizzano (era, infatti, originario di Frignano Maggiore), diede lustro alla nostra cittadina, perché fu uomo di enorme cultura. Conoscitore attento della lingua latina e del dialetto napoletano, componeva per diletto versi, come fece nel 1898, in occasione della cerimonia dell’assunzione del possesso canonico del Parroco Don Luigi Morrone, quando, per l’occasione, recitò versi nel vernacolo locale. Morì in età molto giovane (a soli 33 anni), lasciando il rimpianto di quanto avrebbe potuto fare, se fosse vissuto più a lungo. Se è vero che la Storia non si fa con i “se” e con i “ma”, è pur vero che da un albero buono originano ottimi frutti: infatti, lasciò due figli in giovanissima età, che poi avrebbero onorato il nome dei Morra e sarebbero stati cittadini esemplari e divenuti entrambi professionisti di vaglia e personaggi importanti del nostro Paese, ricoprendo ruoli civili di grande rilevanza e prestigio, vale a dire il Dottore Gaetano Morra e l’Avvocato Mario Morra.

 

Canonico e Professore Don Giacomo Di Maria, degno “allievo” della scuola storica locale inaugurata dal Professore Don Raffaele Galiero, autore del primo saggio documentato di ricostruzione storica delle vicende e dei personaggi notevoli di Calvizzano.

 

Padre Gaetano Maiello, Missionario del Pontificio Istituto delle Missioni Estere (PIME), che dedicò la propria vita all’attività operativa non solo come docente ed educatore in Italia, ad Aversa, ma anche in Brasile, a San Paolo e a Macapa, per nominare solo due fra le altre sedi, dove visse per anni, circondato dall’affetto, ricambiato, di e per quelle popolazioni in stato di disagio e ancora primitive. Rientrò in Italia solo negli ultimi tempi della sua vita operosa, quando la salute fisica mal sopportava ormai le fatiche di un’azione attiva in Terra di Missione, nel clima tropicale Sudamericano. Si tenga conto che frequentò tutte le classi della Scuola Elementare a Cavizzano, alla “Armando Diaz”, e nella nostra bella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie ricevette la Prima Comunione e la Cresima. Al nostro Paese fu sempre legato e, tutte le volte che poteva, veniva a far visita al Professore Don Raffaele Galiero, ai parenti e agli amici, che sostenevano anche la sua azione missionaria con donazioni, tanto che localmente il PIME “era di casa”.

 


Don Leonardo Carandante (1848-1929). Ordinato sacerdote nel 1878, svolse a Calvizzano quasi tutta la sua fervida vita operativa e la solerte sua attività pastorale, avendo ricoperto per vent’anni il ruolo di fedele Vice Parroco e poi di Parroco, dal 13 settembre 1900 alla morte. Se ne ricorda l’attenta cura pastorale ed ecclesiale, esplicata con entusiasmo sempre nella nostra Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie. Ne è testimonianza di non piccolo conto la statua del Sacro Cuore di Gesù, che ancora oggi si conserva e si venera nel nostro Paese (posta sull’altare nella seconda Cappella a sinistra, entrando dalla porta centrale), straordinariamente espressiva, che è da ammirare e da annoverare fra le più belle fra quelle dedicate al Sacro Cuore. Ebbene, essa fu un suo dono e un suo personale lascito affettivo per la nostra Comunità locale. Tale icona sacra è un piccolo e concreto esempio del suo amore per il nostro Paese, dove lasciò, alla scomparsa, un ottimo ricordo di sé e un rimpianto unanime.       

Grazie, grande prof., per aver accolto la nostra richiesta, contribuendo a scrivere un’altra preziosa pagina di cultura per la nostra Calvizzano.

 

 

 

 



[1] Ecco la traduzione integrale del testo della lapide di questo emerito benefattore: “Salvatore Visconti mentre era vivo [fu] generoso come al solito. Indicò che alla sua morte questa Chiesa [di Santa Maria delle Grazie]  [fosse] erede dei propri beni, affinché una Messa quotidiana e onori funebri una volta l’anno gli fossero assicurati [in cambio]. Morì il giorno 14 del mese di agosto dell’anno 1640. ~~~ Giovanni Paolo Cavallo, Federico Albano e Cesare Catone Governatori [della Chiesa di SMdG] con animo grato [in segno di gratitudine] posero questa lapide marmorea nell’anno 1643”.

[2] Per consentire ai “non addetti ai lavori” di fare un confronto, diremo che la Divina Commedia dantesca, di versi ne ha ‘appena’ poco più di quattordicimila [sono 14233, per la precisione]; l’Eneide virgiliana (alla quale Antonio Mirabelli si ispirò da vicino per la Petreidos) ha solo 9896 versi; i due Poemi omerici messi assieme arrivano all’incirca a 37mila versi (l’Iliade ne ha 25000 circa e l’Odissea 12000 circa). Da questi numeri risulta evidente il lavoro poetico immane portato a compimento dal nostro poeta locale.

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