“Riprendiamoci quello che è nostro”: al “Teatro Alfieri” di Marano si è svolto un interessante convegno sui beni confiscati alla camorra

 “Beni confiscati alla camorra: problema o opportunità?”

Nel pomeriggio del 18 gennaio 2024 si è svolto, presso il Teatro Alfieri di Marano di Napoli, un interessante convegno sui beni confiscati alla camorra, organizzato dall’amministrazione Morra.

Due le essenziali direttrici lungo le quali si è svolta la conferenza-dibattito: da un lato il tentativo di armonizzare il ruolo di tutti i soggetti istituzionali che svolgono una funzione primaria nella questione della confisca e della assegnazione dei suddetti beni; d’altra parte il dichiarato intento di seminare la cultura della legalità.

Proposito, quest’ultimo, che assume particolare rilevanza soprattutto se calato in un contesto socio-culturale come quello maranese, dalla radicata e tormentosa presenza camorristica, estesasi nei decenni precedenti in ogni aspetto della vita cittadina, giungendo ad infiltrarsi tra i ranghi istituzionali, provocando un conseguente decadimento dell’assetto politico-economico comunale.

Sullo sfondo di un panorama ancora danneggiato dalla “cancerogena” rete criminale, imprescindibile risulta il grido delle istituzioni, la voce della politica e della magistratura, nel testimoniare la viva partecipazione alla lotta contro l’illegalità, con la prospettiva e fiducia che se ne senta coinvolta anche la persona civica e la coscienza collettiva.

E nel rendez-vous pomeridiano la macchina comunale ha mostrato i denti, schierandosi in maniera aperta, affrontando l’oneroso problema della gestione delle espropriazioni e riqualificazioni degli immobili dell’area maranese, che ne conta ben 386, detenendo uno squallido primato a livello nazionale.

Quindi, i beni confiscati alla camorra, specialmente in così cospicuo numero, vengono ad essere un problema o un’opportunità?

A chiarirlo è la dottoressa Maria Di Mauro, Procuratore aggiunto del Tribunale Napoli Nord, che se ha, su un versante, sottolineato come l’iniziale problema si riveli sempre un’opportunità di crescita della collettività, anche per il solo fatto di giungere alla sua soluzione, ha comunque analizzato le criticità davanti alle quali si trovano i Comuni, ingenerate dall’assenza di personale adeguato, tecnicamente preparato a gestire la questione. Carenza di preparazione cui si aggiungono una scarsa conoscenza nell’intercettazione dei fondi, la fatiscenza di alcuni immobili, alcuni dei quali presentanti abusi insanabili da un punto di vista tecnico, l’insufficienza di risorse per la rivitalizzazione di tali beni.

L’illogico paradosso dei comuni con alto tasso di sequestri ed espropriazioni è dunque l’impossibilità o quasi della loro gestione, come ha evidenziato l’avvocatessa Clorinda Maisto, segretario del Sindacato Forense di Aversa.

Nondimeno il sequestro dei beni si rivela fondamentale nel riequilibrare il bilancio legale dell’economia, considerando il fenomeno di immersione nell’apparato economico con il nuovo stile della criminalità organizzata, che ha compreso l’importanza dell’attività imprenditoriale, certamente vantaggiosa per mascherare gli illeciti dietro un’apparenza più mansueta, un volto più “pulito”.

Intrigante il titolo stesso della manifestazione: “Riprendiamoci quello che è nostro”. Manifesta la nota polemica e provocatoria di uno slogan che rievoca le parole del boss Pietro Savastano (protagonista del celebre romanzo e trasposizione cinematografica “Gomorra”) e non solo…

L’espressione rinnova però la sua semantica e viene ora, finalmente, pronunciata in ambito istituzionale, professando il prosieguo di una “caccia alle streghe” per restituire alla collettività ciò che le spetta di diritto.

La destinazione dei beni sul territorio sarà, allora, in larga parte elargita ad associazioni ed organizzazioni con finalità sociali? Relativamente ai beni già parte del patrimonio comunale, essi effettivamente ospitano le sedi di associazioni come il “Centro speranza”, che svolge un servizio riabilitativo per coloro che sono affetti da varie forme di dipendenza, come la ludopatia.

 L’auspicio del sindaco Matteo Morra è chiaramente che ci si possa muovere in tale direzione anche per le nuove attribuzioni, tenendo presente che nell’assegnazione dei beni c’è un iter prefissato dal Codice Antimafia. La loro destinazione alle amministrazioni locali è solo il secondo passaggio nella norma che prevede una precisa gerarchia: l’iniziale vendita dei beni per il risarcimento dei creditori, successivamente la vendita residuale e l’assegnazione ad enti amministrativi e locali, compresi Comune, Provincia e Regione, e in un’ultima istanza al Terzo Settore.

Da valutare resta, dunque, anche la qualità dei beni a disposizione.

Il convegno, moderato dall’avvocato Davide Di Luccio, Consigliere Comunale di Marano di Napoli delegato ai beni confiscati, è stato introdotto dall’avvocatessa Clorinda Maisto, Segretario del Sindacato Forense di Aversa, e ha visto la partecipazione del Sindaco di Marano Matteo Morra, del dott. Mario Morcone, Assessore Regionale ai Beni confiscati (andato via prima per altri impegni istituzionali), del dott. Giovanni Porcelli, Consigliere Regionale della Campania e dell’avvocato Gianfranco Mallardo, Consigliere Nazionale ANF (Associazione Nazionale Forense). C’era anche un dirigente dell’Agenzia Nazionale Beni Confiscati.

Un piccolo passo per un Comune, un grande passo per Marano?

Martina Maja

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