“No all’Autonomia Differenziata”

 L’opinione di Franco De Magistris

In tempi non sospetti avevo espresso dei dubbi sull’Autonomia Differenziata motivati dalle disuguaglianze persistenti nelle due aree dell'Italia, Nord e Sud. Per cercare le basi di questa disuguaglianze bisogna risalire all’Unità d’Italia dove in termini di ricchezze, anche sotto forme di riserve auree, la situazione era praticamente invertita. “Politiche ante il Mezzogiorno” sono continuate nel tempo, a partire dalla usurpazione delle ricchezze trasferite dal Regno delle due Sicilie al nord del Paese, prevalentemente nel triangolo industriale e continuate con l’assorbimento, tra l’altro, di alcuni Istituti di credito come il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia. Questo atteggiamento nei confronti del Mezzogiorno è proseguito anche sotto il Regime Fascista e addirittura accentuò tale divario, anche se, bisogna ricordarlo con il regime autoritario vi sono state anche delle opere a favore di quest’area come di bonifiche le aree pontine e quelle del basso Volturno, ma se fossero state indirizzate politiche dirette ad uno sviluppo socio-economico e culturale, si sarebbe raggiunto un possibile allineamento oppure attutito il divario tra nord e sud del Paese. A mio avviso, sarebbe stato un modo per sradicare il fenomeno negativo che ancora imperversa sul territorio. Infatti sotto il potere borbonico, da un lato si era sviluppato una linea industriale, quella dei trasporti marittimi e ferroviari e della difesa, grazie ad una finanza non secondaria agli altri Stati Europei ma dall’altro si erano formate organizzazioni che spesso rasentano il non lecito ma che spesso erano di supporto per la governabilità delle differenti aree dove il Regno Borbonico si sviluppava. Le attività di queste associazioni sono state definite brigantaggio dai vincitori dimenticando che queste attività sono stati anche fautrici del trapasso dall’epoca dei Comuni al Regno delle due Sicilie. I briganti poi, annientati, imprigionati e deportati senza alcuna valenza per aver difeso i propri interessi di uno Stato costituito e riconosciuto. Successivamente, su quella direttiva, trasformate, dedite all’illecito, da organizzazioni prettamente locali sono diventate nazionali ed addirittura internazionali per la loro potenza finanziaria. L’Italia a due velocità è proseguita anche con l’inizio della Repubblica, con il Piano Marshall, dove i fondi per la ricostruzione del Paese sono stati tutti indirizzati nel triangolo industriale, con una trasmigrazione dal Sud al Nord del Paese e con una successiva divisione. Una ulteriore parcellizzazione amministrativa del territorio e’ avvenuta con un nord a guida democristiana e del Governo Centrale ; un centro prevalentemente di sinistra ed un meridione anch’esso diviso al suo interno, esempio chiarificatore la città di Napoli con Giunte municipali spesso in contrasto con le linee del Governo Nazionale. Non sono serviti gli appelli dei vari Meridionalisti: Salvemini, Rocco Scotellaro, Pasquale Saraceno per finire con il socialista Claudio Signorile il quale alla presentazione del libro La Sinistra Riformista in macerie con il suo intervento di speranza auspicava di” usare il riformismo per fare rinascere il nostro Mezzogiorno ed il Paese”, l’Italia. Né l’attualizzazione del PNRR ed i fondi europei del Recovery Fund indirizzati in particolare alle opere strutturali del Mezzogiorno dove sia le forze di governo come quelle dell' opposizione debbano lavorare per i medesimi obiettivi, nella direzione di uno sviluppo integrato del Paese ed il Mezzogiorno deve svolgere un ruolo attivo e non a rimorchio come nel passato, ha avuto un riscontro costruttivo. Infatti, con la distruzione della partitocrazia e l’avvento della seconda Repubblica, il populismo ha preso il sopravvento seguito da un sovranismo divisorio rappresentato dalla Lega, nata per la sua natura, sulla volontà di mettere Nord contro Sud, che trova compiacente la Destra che per la sua sopravvivenza alla governabilità del Paese, in contrapposizione alla sua natura, statalista ed autoritaria, diventa compiacente a detta divisione. Non di meno, l’opposizione, il Partito Democratico, ieri anch’esso compiacente con le Regioni rosse aderenti, oggi, ravveduto, in controtendenza con il grido d’allarme del Governatore della Campania che non si è distinto affatto nell’amministrare la cosa pubblica, dove è prevalso il personalismo all'efficienza in particolare in alcuni settore come la Sanità, nonché non credibile anche per l’interessamento al terzo mandato. Da qualche esponente locale della Destra, la presa di posizione di Vincenzo De Luca è stata definita strumentale, ultimo leggevo ieri “ un terzo mandato ai governatori? Meloni e’ categorica, nessun regalo a De Luca ed al P.D.. Per cui la strada da intraprendere, nel caso, come avvenuto al Senato, alla Camera non si formasse un fronte univoco di tutti i deputati meridionali contro l’approvazione del DDL sull’Autonomia Differenziata, e si arrivasse ad un Referendum abrogativo, bisogna movimentare i cittadini. Motivare i cittadini con un'idea di progetto dove il Rinnovamento sia espressione di un reale cambiamento che non può non partire da un’unione d’intenti tra il riformismo cattolico progressista ed il riformismo laico liberale-socialista che unitamente alla tematica ambientalista dovrebbe diventare il faro di un domani prossimo. Oggi il Centro è quasi inesistente in termini di voti per la diatriba dei soggetti in campo, ma potenzialmente valido, in termine prospettico, larvante. Costruire la casa comune dei riformisti è una necessità inderogabile, per velocizzare il processo politico dell’Europa dove le correnti di pensiero restano la linfa e non l’ostacolo della crescita democratica. Bisogna partire dai Comuni, costruire un percorso credibile attraverso obiettivi mirati partendo dai bisogni della gente, individuare elementi utili ed indispensabili per elaborare un programma credibile; individuare una classe di giovani e meno giovani che si rendano promotori del cambiamento dove il sapere aggiunto ai valori che essi sapranno esprimere, come la conoscenza ed il fare, si distinguono dal populismo, malattia infantile delle democrazie rappresentative. Una occasione è la battaglia da intraprendere sulla proposta di legge dell’Autonomia Differenziata dove il Mezzogiorno saprà esprimere tutto il suo potenziale e non da meno dovrebbe essere il contributo della Chiesa a partire da quello dell’Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, massima espressione ecclesiastica, natio del Sud, il quale ha sostenuto che bisogna abbandonare il vecchio preconcetto secondo il quale questo martoriato Mezzogiorno è una zavorra e non una risorsa per il Paese, che il vero cambiamento si avrà quando tutti partiranno dal Sud, iniziando dai più fragili, così da fare crescere una comunità rinnovata, fondata sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla pace in continuazione con quello del Papa Francesco che al suo insediamento tenne a definirsi ‘venuto dal Mondo lontano” dal Sud America dove le disuguaglianze sono all’ordine del giorno ed il loro superamento sono lontane a realizzarsi.

Franco De Magistris

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