“Datemi un quaderno”: inserito nell’antologia solidale Anthos il brano della preside green De Biase su Mimmo Schiattarella, un eroe che non si è piegato alla paura

 

“Mimmo, un Peppino Impastato versione nostrana”


Agli inizi di gennaio 2023, ricevemmo e pubblicammo un pezzo intitolato “Datemi un quaderno”: ce lo inviò
Maria De Biase, combattiva preside green che diversi anni fa lasciò Marano per trasferirsi nel Cilento: attualmente dirige l’Istituto Omnicomprensivo “Autonomia 168” di Torre Orsaia (comprende numerosi plessi, dalla scuola dell’Infanzia al Liceo, dislocati in diversi Comuni). Recentemente abbiamo appreso che il brano è stato inserito nell’Antologia Anthos volume secondo,  i cui proventi sono stati devoluti all’associazione  "Nessuno Escluso" che ha sede a Napoli, presso il centro sociale Scugnizzo Liberato, che si dedica agli homeless,  a cui offre sostegno, pasti caldi, coperte per ripararsi dal freddo, vestiti e generi di prima necessità.  L’evento di di presentazione del libro, stampato dall’associazione Anthos, si è svolto a Bacoli nel magnifico scenario di Villa Ferretti. Presente il sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione.

“Datemi un quaderno”

Erano gli anni settanta in un paese a nord di Napoli. Lui si chiamava Mimmo ed era un ragazzo colto, molto impegnato sia politicamente che a livello sociale. Preparato ed intelligente denunciava l’abusivismo edilizio, il dissesto idrogeologico, i roghi tossici, lo smaltimento illegale dei rifiuti.  Non eravamo amici, lui aveva poco più di vent’anni, io ero più piccola di qualche anno. A quell’età anche pochi anni di differenza segnavano una distanza importante. Ero una ragazzina e lui ai miei occhi sembrava un uomo, un adulto. Quando poi consideravo quello che faceva, il coraggio con cui affrontava i potenti, le ingiustizie, i soprusi, le illegalità mi appariva come un gigante, un mito. Era dinamico, veloce, indossava una borsa di cuoio a tracolla, le mani e le braccia sempre occupate da libri, quotidiani e manifesti. In quegli anni era attiva a Marano una radio libera che con il suo direttore, un giornalista, storico, intellettuale di grande levatura (Enzo Savanelli, ndr) era divenuto un luogo obbligato per chi si interessava di politica, di attualità, di cultura.  Anch’io frequentavo “Radio Alternativa” ed, insieme ad un’amica, ero riuscita anche ad avere uno spazio radiofonico con una trasmissione che si interessava dei diritti delle donne, di parità di genere. Ma questa è un’altra storia. E’ presso la sede della radio che ho visto, qualche volta Mimmo, circondato da amici parlava, raccontava, si arrabbiava, concordava strategie ed interventi. Era un ragazzo coraggioso, scriveva, denunciava e scriveva, scriveva sempre. Scanzonato ed irriverente affrontava a viso aperto amministratori, imprenditori e politicanti. L’ho anche ascoltato qualche volta per strada, nei comizi dove non risparmiava attacchi diretti ai potenti che di lì a poco avrebbero “saccheggiato” definitivamente il paese, la terra, le colline circostanti, rubandoci identità ed appartenenza.  E lui, forse l’unico in quegli anni, con quella modalità, faceva nomi e cognomi, indicava con precisione fatti e circostanze, affari  e malaffari. Io guardavo a lui con ammirazione, con stima e grande rispetto.  Ribelle e scapigliata ero affascinata dal suo entusiasmo e dalla sua energia. Poi venne il tempo delle minacce e poi quello delle botte e poi della bomba a Radio Alternativa.  Lo aspettavano di sera mentre tornava a casa, a piedi e lo massacravano di botte. Tante volte al pronto soccorso, tante fughe dal paese per mettersi al riparo, tanti rientri fugaci e ancora minacce a lui, alla sua famiglia e poi ancora agguati e percosse. In tanti lo misero in guardia, lo pregarono di essere più cauto. Ma Mimmo non era uno che si poteva fermare né piegare. Continuò a parlare, a denunciare, ad urlare la verità.  Alla fine Mimmo impazzì. Troppe paure, costretto ad una vita drammatica, a nascondersi, a scappare, a farsi medicare nei numerosi ricoveri ospedalieri. E poi è arrivato l’oblio. Lui e la sua storia fagocitati, dimenticati, cancellati. Un Peppino  Impastato in versione nostrana. Ma senza nemmeno l’onore della memoria, senza l’orgoglio dell’identità. Vive in una casa di cura, confuso e annullato dai farmaci. Ai familiari che vanno a fargli visita chiede “ datemi un quaderno”. Cosa scrive questo eroe dimenticato, questo folle sognatore, cittadino   di un paese che ha rinnegato sé stesso, i suoi uomini migliori, ripiegando sul fetore della sua luccicante monnezza?

Maria De Biase


Maria De Biase,
nel 2021, ha vinto il prestigioso Premio Internazionale di Ecologia Verde Ambiente” con la seguente motivazione: “Per l’impegno civile e ambientale dimostrato nella tutela del Bene Comune da preservare e difendere per le generazioni future”.

 

 

 

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