Pillole dal mondo, proteste e scioperi contro la riforma della giustizia in Israele: grosse fibrillazioni nel governo
Dal nostro opinionista Giuseppe Cerullo
riceviamo e pubblichiamo
Per i sostenitori del modello della democrazia
liberale le notizie che ci giungono dal mondo non sono certo confortanti. La
riforma della giustizia che sta tentando di far approvare il premier israeliano
Netanyahu mina i cardini del modello di democrazia liberale: la separazione dei
poteri ed il sistema di pesi e contrappesi (checks and balances).
L'eventuale approvazione di questa riforma della
giustizia, per ora rimandata dopo la mobilitazione collettiva che va avanti da
quasi due mesi, e che ha assunto un carattere più vigoroso e partecipato
soprattutto dopo che Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della difesa
del suo governo, Yoav Gallant, reo di aver chiesto il congelamento del progetto
di legge, toglierebbe poteri alla Corte Suprema per affidarli al governo.
In sostanza, l'esecutivo potrebbe nominare i giudici
della Corte suprema, ignorare le sentenze della Corte e limitare il controllo
della Corte stessa sull’operato del governo.
Il momentaneo stop della riforma della giustizia ha
creato grosse fibrillazioni nel governo israeliano perché le altre due forze
della coalizione, l’estrema destra nazionalista israeliana e i partiti
ultraortodossi, per motivi diversi hanno interesse nel depotenziare la Corte
Suprema.
Volendo semplificare, l’estrema destra vorrebbe che lo
stato israeliano includesse anche tutti i territori palestinesi occupati da
colonie israeliane; gli ultraortodossi vorrebbero che la religione avesse un
ruolo maggiore nella vita pubblica, influenzando maggiormente le scelte dello
stato israeliano; ed entrambe le fazioni summenzionate hanno ragioni per
ritenere che la Corte Suprema israeliana sia l’ostacolo principale al
conseguimento di questi obiettivi politici.
Il momentaneo stop all'approvazione della riforma
della giustizia, pur nello scetticismo della piazza, che chiede una revoca
totale della legge, ha generato la ripresa dei colloqui tra Netanyahu e parte
dell'opposizione, Yair Lapid e Benny Gantz, al fine di raggiungere un
compromesso per evitare spaccature che potrebbero compromettere la tenuta del
Paese.
Giuseppe Cerullo