Dalla relazione dell’Ispettore Onorario dei
Monumenti Giacomo Chianese
Nei giorni 28 e 29 giugno 1934 nella Contrada Campo, praticandosi fosse per piantagioni di peschi, vennero messi in luce sei sepolcri fatti a casse di lastroni di tufo giallo (m.2.10 x 0.50) ed uno più piccolo (m.1 x 0.30 circa) ricavato da un solo blocco di tufo, accuratamente levigato.
Il fondo dove è avvenuto il ritrovamento, appartiene
al Comm. Giacomo Guidetti ed è gestito dalla colona Marianna Ordichella fu
Francesco.
Da un sopralluogo eseguito il primo luglio, risultato
che i sei sepolcri furono scavati ad un metro circa di profondità, sulla
spianata a destra della casa Colonica, in un’area di circa 80 mq. Si trovano
alquanti vicini l’un l’altro, alcuni esposti ad oriente ed altri a
settentrione.
I 6 sepolcri di Contrada Campo esaminati
dal prof. Amedeo Maiuri
Calvizzano, 24 luglio 1934
Nel pomeriggio di ieri è stato ospite gradito di
Calvizzano il Prof. Amedeo Maiuri, insigne Soprintendente alle antichità della
Campania e del Molise, Egli, in compagnia del nostro solerte Ispettore dei
Monumenti sig. Chianese Giacomo di Villaricca, si recò ad esaminare sei
sepolcri antichi, scavati recentemente in “Contrada Campo” dalla colona Ordichella
Marianna. I sepolcri, già in precedenza visitati e descritti dall’Ispettore
Chianese, con altri scoperti nelle adiacenze alcuni anni fa costituiscono una
necropoli di una certa importanza del secondo o terzo secolo a.C.
Essi, come buona parte dei sepolcri ad inumazione dell’epoca,
sono costruiti a cassa di grossi lastroni di tufo con scarso corredo funebre in
terra cotta di tipo comune. Con la circostanza il Prof. Maiuri visitò anche un
importante elemento di sepolcro, ricostruito nel giardino della Chiesa
parrocchiale di Calvizzano, congratulandosi col Rev. Prof. Galiero che a suo
tempo si interessò perché il monumento non fosse andato distrutto.
Dal quotidiano “Roma” del 25 luglio 1934
Il ritrovamento di altre tre tombe sempre nel fondo
Ordichelli, con oggetti rinvenuti nelle stesse risale al 1960. I resti
archeologici documentati dal Chianese sono stati amorevolmente custoditi dal
rev. Raffaele Galiero e poi dalla perpetua Antonietta: a fine anni ’90 furono
presi in consegna dalla Soprintendenza Archeologica e custoditi nel Castello di Baia.