Giuseppe Pezone: ricordi di quello che mi ha umanamente toccato nella storia dei famosi biscotti di Calvizzano
Durante la kermesse lugliana
“Da San Pietro a San Giacomo- Un percorso alla scoperta dei tesori celati” è
stata colta l’occasione (visita ai cortili e museo del come eravamo) per
riportare all’attenzione dei numerosi ospiti i famosi biscotti di Calvizzano. Cogliamola
anche noi, riproponendo un articolo (tra i tanti pubblicati sull'argomento) che l’esperto di storia locale Giuseppe Pezone inviò al nostro blog
a febbraio 2016
Egregio direttore, le
invio questo mio articoletto sui nostri famosi biscotti comunemente
chiamati “ i biscotti di Calvizzano”. Sino ad oggi in
parecchi hanno già scritto tutto sulla storia di
questo prodotto che molto contribuì a far conoscere il nostro paese
anche oltre i confini della provincia. La mia narrazione
riguarda i ricordi e tutto ciò che
maggiormente mi ha umanamente toccato. Quando
ero ragazzo a Calvizzano vi erano due
biscottifici , “Gagliardi “ e “Trinchillo”, dal
nome delle due famiglie che li gestivano, entrambi, infatti,
erano a conduzione familiare. Dei due, quello che penso
abbia avuto maggiore notorietà è stato il biscottificio
Gagliardi probabilmente per il famosissimo biscotto per metà a
cioccolato denominato “mascarino”. Una vera delizia
specialmente inzuppato nel latte. Mamma li
comprava per lo più per regalarli, così come penso
facessero tutti i calvizzanesi, essendo un dono sempre molto gradito.
In verità lei a casa preparava un tipo di biscotto anch’esso molto buono che
chiamava “biscuttelle”, prodotto in base ad una ricetta che
proveniva dal monastero di S. Margherita a Fonseca a Napoli
dove una zia di mamma era vissuta sin da piccola con delle suore,
pur non prendendo mai i voti. Una storia tenerissima, a
dimostrazione che la donna ha in se
quell’istinto materno, incommensurabile dono di Dio,
che ritengo non potrà in nessun modo essere surrogato.
Attualmente posso ancora gustare le “biscuttelle “ grazie
a mia moglie Marisa e alla ricetta che
amorevolmente mia madre le ha lasciato. Il biscottificio
Gagliardi è sempre stato ubicato dove tutti lo
ricordiamo. Il mio primo ricordo di quel biscottificio
risale a quando una volta vi entrai con mia madre.
Comprammo i mascarino e li portammo ad un
chirurgo che pochi giorni dopo a Napoli mi operò di appendicite.
Ricordo che mentre uscivamo giunse un signore che trainava un
carrettino stracarico di legna per il forno. Successivamente seppi
che si chiamava Totonno, era un dipendente del Comune
e svolgeva l’attività di netturbino e di banditore, infatti a volte
girava per le strade del paese avvertendo ad alta
voce che sarebbe mancata l’acqua. Lo ricordo
sempre impegnato in lavori di forza, come scavare grosse buche per
consentire lavori pubblici di idraulica o portare a spalla quarti o
addirittura mezze mucche macellate da poco all’interno di macellerie del paese.
Tempo fa conobbi una figlia a Marano quando si lottava contro l’apertura della
discarica. Parlando del padre, mi raccontò che quando lavorava al Comune una
notte nonostante avesse la febbre volle
uscire per spazzare il corso principale dicendo ai familiari
preoccupati che quando da li a poco le persone sarebbero uscite di
casa per raggiungere il posto di lavoro dovevano trovare
la strada pulita.
Il biscottificio
Gagliardi come abbiamo già detto era a conduzione familiare . Al banco
vendita c’era una signora di nome Amelia dal piglio un
po’severo, figlia del fondatore Raffaele Gagliardi, mentre al
forno, che era attiguo, lavoravano alla preparazione e cottura dei
biscotti, Giacinto figlio di Raffaele,
saltuariamente suo fratello Giuseppe e un loro cugino
di nome Francesco Gagliardi detto “Ciccio”, il quale, colonna
portante dell’attività, anche dopo la morte di Giacinto,continuò nel
biscottificio la sua attività. Oltre al “mascarino “ producevano un
biscotto tipo fetta biscottata denominato “biscotto della salute”,a
cui erano attribuite qualità nutritive superiori. Per questo motivo erano
acquistati dai maggiori ospedali di Napoli tra cui il Monaldi per i loro
pazienti. Un noto pediatra napoletano il Prof. Pinto usava
consigliare questo biscotto alle mamme per i loro figlioletti, ritenendoli utili
per una sana crescita. Quando i biscotti erano in cottura emanavano di buon
mattino nell’aria un gradevolissimo profumo che era quasi ben augurante
per le persone che uscivano dal paese. Lo stesso profumo le
accoglieva al loro rientro.
A proposito del forno,
d’inverno alle vecchiette che abitavano nei paraggi veniva
regalata la brace ardente per i loro bracieri dopo che i biscotti erano stati
sfornati. Il forno spesso ospitava anche pizze e tortani di
chi abitava nei paraggi, alla stregua dei forni che pur di proprietà di una
singola famiglia erano a disposizione del vicinato. Si racconta, sempre, a
proposito del forno, che un fruttivendolo ambulante di nome Carluccio che
veniva a vendere a Calvizzano con un carretto trainato da un
cavallo (i meno giovani se lo ricorderanno sicuramente) nei giorni
invernali freddi e piovosi, di mattino presto arrivava tutto bagnato e
infreddolito. La sua prima tappa per la vendita era all’inizio di via
Ritiro, proprio di fronte il biscottificio. I Gagliardi allora,
evidentemente inteneriti, lo invitavano ad entrare, fornendogli
un’ospitalità genuina e familiare. Si toglieva l’enorme impermeabile che
indossava, facendolo asciugare vicino al forno e si ristorava con una
tazza di latte caldo e con i biscotti appena sfornati. Spesso molti
papà, di sera, al rientro dal lavoro, nel biscottificio compravano
quei tipici biscottini a forma di animaletti e di lettere dell’alfabeto,
facendo felici i loro figliuoli. Gli stessi biscottini li trovavamo
nella calza il giorno della Befana. All’epoca la Befana
rappresentava per noi qualcosa di magico, di mitico. Purtroppo, negli
anni, è stata pian piano accantonata da Babbo Natale. Alcuni
biscotti avevano una precisa tipologia di acquirenti, mi riferisco
ai savoiardi e ad un tipo di biscotto chiamato, se non
erro, “tuzzarielli”. I primi erano assai ricercati da persone
di Mugnano di Napoli che avevano la passione di allevare uccellini in
gabbia, perché li ritenevano particolarmente nutrienti per gli
uccellini nel periodo della cova. Costoro, per essere certi di
assicurarsi il quantitativo a loro necessario, attendevano l’apertura del
biscottificio il giorno che questi biscotti venivano prodotti. I
“tuzzarielli “ erano invece assai graditi dai frequentatori della storica
cantina che si trovava all’inizio del “zona lagno” adiacente la
provinciale ove si giocava a bocce. Pare che fossero molto buoni col
vino, un po’ come i cantucci toscani e ne facevano un gran consumo. La
produzione dei biscotti era limitata, per cui quando si acquistavano
erano sempre freschi. Ciò per la famiglia Gagliardi rappresentava a volte un
problema nei giorni di Natale, quando tutto il prodotto era stato venduto,
capitava che dovevano rinunciare al loro quantitativo per accontentare
i clienti dell’ultima ora. Gli ingredienti che utilizzavano, come è facile
immaginare, erano di primissima qualità. Il cacao e la cioccolata provenivano
dal Piemonte, mentre le mandorle venivano fornite da un produttore di
Triggiano che, nel mese di Agosto, ne inviava un piccolo quantitativo al fine
di permettere ai Gagliardi di testarne la qualità. Venivano così prodotti
dei roccocò, per i Gagliardi era il test più attendibile al fine di
scegliere la qualità che ritenevano migliore da utilizzare per la
loro produzione annuale di biscotti e pasta reale. Negli anni ottanta con la
dipartita di Ciccio Gagliardi, il biscottificio chiuse
definitivamente i battenti. Da allora più di un produttore locale
ha tentato di riproporli, ma onestamente bisogna riconoscere che quelli
prodotti dai Gagliardi erano un’altra cosa. Va detto innanzitutto che la
ricetta è stata sempre gelosamente custodita dai Gagliardi,
(decisione che condivido appieno), va aggiunto inoltre che oggi non sarebbe semplice
trovare gli ingredienti della stessa qualità utilizzati all’epoca.
Più fattori concorrevano in quel periodo a rendere quei biscotti così buoni:
oltre agli ingredienti, vi era l’amore e la passione
che la famiglia Gagliardi provava per quello loro attività, in un
contesto di assoluta artigianalità che oggi difficilmente riscontriamo se non
in spot pubblicitari televisivi di note industrie dolciarie
italiane.
All’epoca, invece,
nel biscottificio Gagliardi era tutto reale. Purtroppo il tempo ha lasciato nel
passato tante tradizioni, modi di vivere, abitudini legate più alla semplicità
e alla spontaneità. La storia ha il compito di non dimenticare, di
ricordare sempre tutto ciò che l’uomo ha fatto di buono e di meno
buono, così da poter meglio affrontare il nuovo, che giorno dopo giorno ci
viene proposto. Alcune fondamenta che da sempre hanno retto la società come la
famiglia oggi vengono messe in discussione nella sua essenza con
dei nuovi modelli. Il nuovo non deve spaventare, ma come ben sappiamo non
sempre purtroppo è portatore di benessere. La storia ed il nostro passato, ci
aiuterà a non commettere errori.
Peppe Pezone
Egregio signor Pezone,
questo non è un articoletto, come lei l’ha definito in premessa, questo è un
capolavoro. Ce ne invii altri, siamo sempre ben lieti di ospitarla, sicuri
di fare cosa gradita ai nostri lettori.