Campionato di poesia Sipes: il calvizzanese Giorgio Zapparella vince il Premio della Critica con una lirica dedicata a Francesco Davide vittima di episodi di bullismo

 




E’ ancora la poesia a dare lustro a Calvizzano: la lirica di Giorgio Zapparella dedicata a Francesco Davide (mai più Spellichione), “'O Grare”, vince il prestigioso Premio della Critica al campionato di poesia “Sipes”, ideato e realizzato dall’omonima associazione culturale con sede a Giugliano, in collaborazione con il periodico "Terra Mia". La serata finale si è svolta il 29 maggio presso il lido Varca d'Oro. ‘O Grare, aveva già vinto una tappa intermedia del campionato Sipes, nel contempo aveva ricevuto l’elogio della giuria di qualità. Sempre con questa emozionante e significativa poesia, Zapparella, a febbraio scorso, ha ricevuto la menzione di merito  alla V edizione del Premio Internazionale “Il Tiburtino” dedicato a Eugenio Montale, conquistando la finale alla Giornata Mondiale della Poesia. Insomma, per il nostro poeta le soddisfazioni continuano. Bravo Giorgio, vai avanti: Calvizzano è davvero orgogliosa di te.      

“Questo è il mio piccolo contributo alla comunità calvizzanese e alle persone dimenticate, delle quali Francesco Davide è l’icona principale – afferma Zapparella -. Spero che un giorno anche quelli diventati “Ultimi”, loro malgrado, verranno ricordati con una panchina”.    





'O GRARE

 


N' haggia maje capito

si 'a scalinata è criata pe' ce fa scennere o pe' ce fa saglì.

 ij m'assettavo 'mmiezo,

'ncopp' ô grare,

cu 'o ggiurnale mmano 

'e l uocchie chino e pucuntria.

 Spisso me vennevo ll'anema ô diavulo pe' nu suonno a realizzà

Ma po' scennevo abbascio dint' 'o scuro cu 'a speranza e m' 'o 'ccattà.

 

"Fratu mijo, me fa paura 'o scuro...

Appiccia nu lumino,pecché nu poco 'e luce p' 'o fa passà sti inferno"

Cu 'o ggiurnale' m'haggia 'mparato a costrui 'e scelle

e sapesse pure vulà,

ma comme se fa' o viento

ancora nu me l'haggia 'mparàt à

inventà...

TRADUZIONE

IL GRADINO

Non ho mai capito

se le scale,

sono state create

per salire o per scendere.

 

Io mi sedevo in mezzo,

sul gradino,

tra le mani un giornale

e gli occhi colmi di malinconia.

 

Spesso mi vendevo l'anima

per un sogno da realizzare,

ma poi scendevo giù, dal diavolo

per poterla ricomprare.

 

"fratello mio,

mi fa paura il buio.

accendi un lume per me,

un po' di luce,

per permettermi di uscire

da questo inferno.

 

Io con il giornale

so costruire ali di carte,

e saprei anche volare.

ma come si crea il vento

ancora non lo riesco ad inventare."


"Spellicchione tene e scarpe e camoscio, e appicciat a funtana for a puteca e Onna Rosa":  condivido con voi, il ricordo di me bambino, mentre lo guardavo ripararsi e sedersi sulle scale di casa mia, per sfuggire allo slogan che lo ha accompagnato per tutta la vita.

Giorgio Zapparella e Francesco Davide

Avevo 9 anni, e non capivo tante cose, vivevo il mio primo caso di bullismo, ma non me ne rendevo conto. L'età di allora non mi ha permesso di dargli una mano: ho cercato di porre rimedio adesso, adulto e inadeguato come sono, usando come "arma" di attacco e di difesa, solo le parole, perché spesso le parole possono far  riflettere, crescere e aiutare a cambiare le cose.

 Ma  forse, lui, questo l'aveva capito, perciò se ne stava ore intere con il suo cruciverba in mano nel tentativo di incastrarle al posto giusto.

Spero solo che, dopo tante sofferenze, a distanza di tempo, lui ci sia riuscito, perché non so se sono stato capace e all'altezza di farlo io adesso.

Giorgio Zapparella

 

 

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