“L’acqua perduta”: la Pro Loco Calvizzano-il mio paese presenta l’ultimo libro del poeta Ciro Lattero
L’evento
si svolgerà nell’aula consiliare martedì 29 marzo alle ore 17.30: interverranno
Giacomo Pirozzi, sindaco di Calvizzano; Francesca Nastro, assessore alla Cultura del
Comune di Calvizzano; Angela Mallardo, giornalista e scrittrice (premiata nel
2019 per il suo libro “Giancarlo Siani – Il bambino che vivrà per
sempre”; Teresa Meo, docente in pensione, giornalista e scrittrice
La poesia: tra sacro e reale
La poesia di
Lattero analizza l’eccezionalità del divenire umano in una prospettiva diversa,
distaccata, ma nel contempo partecipe. Una poesia senza tempo proprio perché
guarda in profondità quello che unisce gli uomini in tutti i tempi: la loro
umanità. Per giungere a ciò occorre una triangolazione, un gioco di realtà
sovrapposte che rimanda ad altre realtà sempre più vaste; al di là del nostro
sguardo, fuori dall’orizzonte angusto, della nostra piccola quotidianità.
Il poeta ci indica,
senza fughe nel trascendente, un qui e un’ora universale; e che, la funzione
della poesia è quella di creare e far diventare ciò che è umano, essenzialmente
umano. E’ in questa prospettiva che la poesia si esalta ponendosi come
iconostasi (barriera che divide la navata delle chiese ortodosse) tra il sacro
che è in noi e il quotidiano che sta davanti a noi, nel gioco, illusorio, del
tempo; dove, tra passato e futuro (che è una costruzione della nostra mente) il
presente non esiste: esiste, solo, il mutamento, il divenire che soltanto l’
aritmetrica dei versi può fermare. E’ qui che la poesia di Lattero svolge la
sua perfetta funzione: dividere (iconostasi) il fare da ciò che diviene,
mettendo a nudo la nostra realtà interiore e farla apparire visibile e
sensibile.
Giancarlo Nobile
Nel libro c’è anche una
poesia dedicata a Otello Di Maro, l’artista “nero a metà”: frutto dell’amore di una ragazza di Calvizzano
per un militare americano di colore, che aveva promesso di sposarla a guerra
finita, ma non si era visto più. Si
tolse la vita a 54 anni, con un cappio alla gola, in una gelida vigilia di
Natale del ’98
Otello Di Maro era amico di Ciro Lattero |
Il cappello
Il cappello
di carta
calato sugli
occhi
neri e imperfetti
bianchi i tuoi
denti
aggrappati
al sorriso
di quando stringevi
piccole cose
aspettando
che il vento
ritorni dal mare
con nuovi messaggi
d’amore
non ha colore
l’orma sull’erba…
tua madre
era bianca
e Cristo
l’ha fecondata.
“Il pavone ladro”: è il titolo di un altro bel
libro pubblicato dal poeta Lattero nel 2005
Il pavone ladro (il
volatile nel nostro immaginario collettivo rappresenta l’assoluta bellezza)
è il titolo originale quanto accattivante del volumetto di poesie
pubblicato a fine 2005 di Ciro Lattero, toscano di nascita
(Tarquinia) ma calvizzanese di adozione. E’ poesia tutta novecentesca, quella
di Lattero: non facilmente penetrabile, quasi criptica, per l’impietosa
frantumazione della sintassi e della punteggiatura, per la condensazione dei
pensieri in versicoli e per le ardite analogie. In questo continuo affollarsi
di suadenti metafore e immagini pittoriche, la poesia si fa ermetica,
polisemica, una miscellanea sin estetica di colori, di suoni, profumi, che
evocano significati reconditi e da cui ogni lettore può distillare un tema,
cogliere un’interpretazione, captare una personale suggestione: i luoghi
rarefatti della memoria, l’antica saggezza della vecchiaia che ha sperimentato
l’amore e le disillusioni, la vita che si ricrea nel ciclico alternarsi delle
stagioni, la progressiva perdita di identità individuale in seguito
all’aggressione della civiltà dei consumi, il dolore dell’esistenza
cristallizzato in forme accorate di rassegnazione millenaria, il sentimento
della dolente bellezza del paesaggio mediterraneo.
Raffaele Romano