Nel bosco della “Contessa c’è una miniera archeologica, scoperti nuovi reperti grazie all’intraprendenza di due giovani maranesi: Giam Hagler Calone, appassionato di storia locale e Pasquale Liccardo, archeologo e guida turistica
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Mausoleo rupestre nel bosco della Contessa |
Dalla pagina facebook
di Pasquale Liccardo
Ambiente rupestre scavato nel tufo a pianta rettangolare
Grazie ad una brillante intuizione di Giam Hagler Calone si aggiungono nuovi dati riguardo alla situazione attuale del bosco della Contessa, area verde adagiata fra via Guantai ad Orsolone, le cave di Chiaiano e via Cinque Cercole, quest'ultima unica zona pertinente a Marano e non a Napoli come le altre due. L'area della Contessa fu già oggetto di ricognizioni archeologiche ad opera del GAN durante gli anni '90 e furono individuate alcune tombe rupestri e altre evidenze.
Oggi il bosco è poco
praticabile (tutti i valloni sono pieni di rovi) e le cave sono state ampliate,
tuttavia stiamo riuscendo a trovare qualcosa: oggi ci siamo imbattuti in un ambiente
rupestre scavato nel tufo a pianta rettangolare, lungo circa due metri e
largo poco più di mezzo metro, essendo allagato non sappiamo la profondità ma
per non farla lunga pare che il cielo si presenti come una volta a botte e c'è
un filare di laterizi che spunta dal terreno appena sopra il cielo della parte
di ambiente "coperto", l'apertura che si vede in foto è che si apre
sul sentiero pare esser stata aperta in un secondo momento. Non ci sono tracce
di malta idraulica di rivestimento e quel che abbiamo visto ora non collima con
le descrizioni pertinenti ai siti indagati dal GAN, ovviamente non è da
escludere che negli ultimi 30 anni possa esser capitato qualcosa che ha
alterato lo stato delle evidenze già individuate.
Non è il
"termopolium" trovato recentemente Pompei ma resta un'evidenza il cui
ritrovamento ci ha dato soddisfazione dopo aver arrancato fra rovi e altri
rampicanti.
Individuati altri due ambienti
rupestri
E questa volta non ci è bastato
scendere, ma c'è stato anche il momento scalata: nella zona orientale del bosco della Contessa, non lontanissimo
(in linea d'aria) dalla zona di Casa Putane, pertinente alla selva di Chiaiano,
Giam Hagler Calone ed io siamo riusciti ad individuare
altri due ambienti rupestri già individuati e trattati nei lavori del
GAN e di Giglio, Russo ed altri ricercatori.
Il problema è che questa volta non
ci è bastato scendere in uno dei tanti valloni, con atteggiamento beffardo i
due ingressi pressoché adiacenti dei due ambienti letteralmente contigui ci
guardavano da una sorta di terrazzamento a 4/5 metri di quota rispetto al fondo
del canalone, comodamente incisi sul fianco della scarpata tufacea.
In foto non vedrete mai i due
ingressi nella foto d'insieme a causa del fogliame ma nel silenzio innaturale
del vallone le due aperture sembravano occhi indifferenti a noi perché più usi
a vedere altri tempi e altri geni.
I due ambienti, raggiunti dall'agile
Calone, sono singolari, uno pare una cisterna (con tanto di scaletta in pietra
viva per raggiungere il fondo) l'altro potrebbe essere un mausoleo, entrambi
insistono su una sorta di terrazzamento che al momento non ci pare collegato né
con rampe e né con scale ad un sentiero che si innesta a quota più alta o più
bassa rispetto agli ambienti stessi.
Il bosco della Contessa pare
un'Etruria tascabile, speriamo si possa fare qualcosa per riprendere una rete
di sentieri.
Almeno la difficoltà nel raggiungere
il sito fa da scudo contro gli atti vandalici, ma qualche (immancabile)
sversamento di rifiuti c'è.
Mausolei rupestri
E finalmente, dopo una catabasi in un canalone pieno di rovi e cattiveria, Giam Hagler Calone
ed io siamo riusciti a raggiungere uno dei mausolei rupestri del bosco della
Contessa, sulla collina dei Camaldoli.
Il sito in questione è
quello denominato con 5 nella pubblicazione del GAN degli anni '90 mentre il
lavoro di Giglio, Russo e altri ricercatori datato al 2018 indica questo stesso
sito come numero 13.
Il mausoleo pare sia
ancora in buono stato di conservazione: a causa della difficoltà nel
raggiungere il sito, non abbiamo trovato particolari segni di degrado o atti
vandalici. Credo sia un mausoleo interessante perché l'ingresso è preceduto da
una sorta di androne in cui vi sono due banchine, una per lato, realizzate
risparmiando un cordolo di tufo vivo. Le arche dei tre arcosoli all'interno del
sepolcreto sono piene di terra, probabilmente terreno di risulta ma resta un
dettaglio interessante, così come la presenza delle dodici nicchie, 4 per
ciascuna parete.
Naturalmente
sull'ingresso si nota una sorta di incavo quadrangolare, probabile
alloggiamento di un'epigrafe che se fosse arrivata ai giorni nostri ci avrebbe
raccontato una storia interessante.
Ho messo qualche foto
della realtà intorno al mausoleo, il quale si trova presso l'intersezione di
due canaloni alle spalle di cava Zara, la quale è tornata recentemente alla
ribalta in questi giorni a causa dello studio di fattibilità portato avanti con
l'intento di valutare l'apertura di una nuova discarica, o almeno così mi è
parso di capire.
Il vallone che si
congiunge con quello da noi attraversato era pieno di acqua piovana (e si spera
solo quello) e la portata dell'acqua si è rivelata abbastanza ingente visto che
abbiamo sentito il fragore della corrente a qualche centinaio di metri dal
sito.
Un ambiente umido e
ricco di muschio con tanto di mausoleo avvolto nelle tenebre.
Sembra una paesaggio degno di essere la casa di un orco come quelli che
popolano le fiabe del Basile, invece è solo un sito archeologico rupestre
dimenticato fra una cava e una discarica simbolo della crisi dei rifiuti di non
moltissimi anni fa, purtroppo.
Anche l’associazione Celanapoli,
presieduta da Carlo Leggieri, si sta battendo per il recupero e la promozione
del bosco della Contessa (ribattezzato Bosco degli Avi”)
“E’ un luogo eccezionale – scrive la giornalista
Simona Ficuciello sul periodico mensile “l’Espresso napoletano” -, non solo dal
punto di vista naturalistico, per la presenza di orchidee piuttosto rare e
anche di rapaci, ma anche di quello culturale e storico. Nel cuore del
castagneto, infatti, ci sono alcuni monumenti funebri intagliati in un banco
tufaceo, risalenti all’età ellenistica, tra la fine del IV e l’inizio del III
secolo a.C., che, tuttavia, non andrebbero assimilati alla necropoli nella
Sanità, trattandosi, probabilmente, di monumenti isolati. E’ proprio per la presenza di queste
antichissime tombe, probabilmente erette da famiglie aristocratiche a nord di
Neapolis, che il luogo è stato ribattezzato dallo stesso Leggieri come “Bosco
degli Avi”, quasi a voler caratterizzare una storia che parla di noi”.