Mugnano, in vendita il palazzo (in rovina) del Marchese Venusio: nelle linee programmatiche dell’amministrazione Sarnataro è prevista la valorizzazione dell’ edificio storico del ‘700. E’ itinerario dell’Unesco
Villa Venusio è ubicata tra via Luca Giordano e via Trieste, nei pressi del Santuario del Sacro Cuore di Gesù |
“A Mugnano abbiamo
un discreto patrimonio di edifici storici (Villa Venusio, Villa Vulpes,
complesso del Ritiro del Carmine, Masseria del Torricella). Per questi edifici
pensiamo si debba lavorare per dare loro la giusta valorizzazione, perché
rappresentano la storia della nostra città
e non è possibile vedere giorno dopo giorno degradare”. Così è scritto
testualmente al capitolo “Territorio e Sviluppo Economico” delle linee
programmatiche dell’amministrazione Sarnataro. Ma, per valorizzarlo, occorre
muoversi tempestivamente, perché la villa
versa in condizioni di estremo degrado, con rischio di crolli imminenti. Si
auspica, dunque, un decisivo intervento da parte delle autorità preposte, con
azioni di ripristino e consolidamento statico conservativo, sollecitate anche
dalle associazioni culturali e dalla società civile. Villa Venusio fa
parte degli itinerari Unesco, segnalati dalla Città Metropolitana di Napoli per
la promozione e la valorizzazione del territorio.
Un po’ di storia
A Mugnano di Napoli nacquero molti rampolli della nobile casata napoletana dei Capece Minutolo la cui cappella, straordinario esempio di architettura e decorazione gotica si può ammirare nel Duomo di Napoli. Qui i resti di un casato settecentesco fatto costruire dalla famiglia Capece Minutolo Principi di Canosa sul finire del ‘700. All'interno anche una cappella gentilizia dedicata a San Biagio. Abbandonata all'incuria del tempo, la villa è ormai ridotta ad un rudere, ma nonostante tutto il complesso conserva ancora oggi la bellezza che contraddistingueva le dimore di periferia dei nobili napoletani. La villa divenne successivamente di proprietà del marchese Turi Ottavio Venusio. La famiglia Venusio, originaria di Venosa, godette di Nobiltà in Matera, Crotone e Barletta; vestì più volte l'abito di Malta e nel 1797 fu decorata del titolo di marchese di Turi, in Terra di Bari. In estate risiedevano presso le loro ville, tra cui quella Venusio di Mugnano, nella quale ha vissuto fino alla sua morte il Marchese Raffaele con sua figlia, la marchesina Emma Venusio, convolata a nozze con Luigi Sbano, il barbiere di suo padre. Voci di popolo narrano che i due contrassero matrimonio, nonostante l’opposizione del marchese Raffaele. L’unione non fu delle più fortunate, i loro litigi e i loro litigi erano di dominio popolare. La vicenda sopravvive in un detto mugnanese: da queste parti, quando marito e moglie litigano, si usa dire “sembrano la marchesa e suo marito”.
L’architettura (fonte “derive suburbane”, articolo a firma di Samantha Baccaro)
L’accesso principale alla residenza immette
direttamente nella cappella gentilizia dedicata a San Biagio che è un crescendo
di bellezza architettonica. La prima parte, voltata a botte, appartiene alla
struttura originaria della villa ed è stata adottata a cappella solo
successivamente. Al suo interno si conservano ancora le maioliche che ornavano
il pavimento, le cosiddette “riggiole”. Un arco a tutto sesto abbassato conduce
nella seconda parte della cappella, coperta da un soffitto in finti cassettoni
stuccati sopra un solaio in putrelle e laterizi, nata dal volere della famiglia
Venusio che la fece realizzare, dedicandola al Santo Patrono di Mugnano di
Napoli, San Biagio.
Il 14 ottobre 1872, avvenne la prima benedizione. E’
Vito D’Ardia ad effettuarla, sotto commissione del Cardinale Riario Sforza,
come testimonia l’incisione di una tavola di marmo, ancora sita all’interno
della villa. La benedizione definitiva della cappella ci fu nel 1882, per mano
del Cardinale Guglielmo Sanfelice, come riportato nel volume XXIV della Santa
visita del 1881, conservato nell’archivio storico diocesano di Napoli. L’organismo
della cappella, a questo punto della sua costruzione, presenta una pianta
rettangolare con tre altari, di cui due visibili all’interno delle cappelle
laterali delimitate da archi a tutto sesto, mentre il terzo è stato demolito
per la realizzazione di un ulteriore ampliamento (1873) più grande e
spettacolare, che ha creato il terzo e più elegante ambiente della cappella, il
vero e proprio cuore della villa.
Proseguendo oltre le cappelle è facile raggiungere la
scala che conduce al sottostante ipogeo, nel quale erano conservate le tombe
appartenenti a membri della famiglia Venusio. Tra queste quelle di Raffaele
Venusio, l’ultimo marchese deceduto proprio tra le mura della residenza, le
stesse che hanno visto la nascita di sua figlia Emma.
La scala “a collo d’oca” del cortile sul retro dell’edificio,
il vano scala che è un susseguirsi di volte a botte rampanti e botte a vela dai
toni sgargianti d’azzurro e del giallo, l’auto Balilla degli anni ’20 al piano
terra, o la torre campanaria, sostenuta ormai da due putrelle, quasi a voler
simboleggiare una volontà di resistere alla gravità, all’incuria e al passare
del tempo, sono altri piccoli grandi tesori da scovare per chi ha la fortuna di
riuscire a curiosare all’interno dell’antica dimora dei marchesi.