Esproprio irregolare, Marano rischia di perdere l’Ufficio del Giudice di Pace: ancora in alto mare l’accordo di mediazione con i proprietari del terreno dove sorge l’edificio. Riproponiamo l'intervista che l'avvocato Cavallo concesse in esclusiva al nostro blog a settembre 2021

 

Avv. Antonio Cavallo

L’incresciosa vicenda del palazzo del Giudice di Pace, dove errori amministrativi, omissioni e ritardi burocratici, l’hanno fatta da padroni, si può condensare nell’esposto che l’ex assessore all’Avvocatura dell’ex giunta Visconti, Marinella De Nigris, inoltrò alla Corte dei Conti poco più di un anno fa.

Evidenti e gravissime – è scritto nella delibera di indirizzo, approvata dalla giunta il 20 maggio 2020, che dette mandato all’assessore De Nigris per il deposito della denuncia – appaiono le irregolarità commesse dai precedenti amministratori e dirigenti tecnici del Comune, i quali ponevano in essere azioni ed omissioni che arrecavano danni economici e patrimoniali all’Ente pubblico. Essi, infatti, non completando la procedura espropriativa, ponendo in essere trattative complesse e mai concluse, non giungendo a una soluzione in tempo utile, determinavano,  con la sentenza del Tribunale di Napoli Nord del dott. Sinisi, la condanna del Comune di Marano al risarcimento danni, oltre alla perdita del 73% della proprietà dell’immobile e generavano un ulteriore procedimento pendente innanzi al Tribunale di Napoli Nord al fine di determinare l’indennità per l’occupazione dell’edificio adibito all’ufficio del Giudice di Pace”.

Ora spetta ai nuovi Commissari straordinari scrivere la parola fine a una lunga telenovela, iniziata oltre 14 anni fa, cercando di trovare una mediazione (alle richieste precedenti, il Comune non si è mai presentato) con i fratelli Cavallo, proprietari della maggior parte dell’edificio del  Giudice di Pace. Finora, tutte le sentenze emesse dai vari tribunali hanno dato ragione alle doglianze dei ricorrenti. Ecco l’ultima proposta di mediazione fatta  dai fratelli Cavallo il 9 giugno scorso, alla quale il Comune non ha dato riposta.

Considerato che il Comune deve, a titolo di  indennità di occupazione, 221mila760 euro, in forza della sentenza (n.3050/2018) del Tribunale di Napoli Nord, 227mila545,56 euro, in forza dell’ordinanza (r.g. 10134/2019) del Tribunale di Napoli Nord;  6mila818,58 euro per ogni mese successivo a febbraio 2021(81mil822 euro annui), al mese di giugno 2021, dunque, è debitore di una somma complessiva di 476mila579,88 euro per indennità di occupazione dell’edificio del Giudice di Pace.

In considerazione di ciò, i proprietari del suolo si dichiarano disponibili, al solo fine transattivo, a rinunciare alle somme dovute dal Comune a titolo di indennità di occupazione e a concedere in uso gratuito all’Ente l’edificio oggetto di controversia sino al mese di dicembre 2023.

Va aggiunto che la concessione del bene a titolo gratuito ha un valore, di fatto, pari a 286mila380,36 euro per cui i Cavallo propongono di rinunciare alla somma complessiva di circa 700mila euro, consentendo all’Ente di trovare la migliore e più adeguata soluzione per l’allocazione degli Uffici del Giudice di Pace e non essere costretto a un immediato esborso di denaro per il suo trasferimento o per la sua permanenza nell’attuale sede. Insomma, c’è tutta la disponibilità dei proprietari del suolo a trattare per addivenire a una composizione bonaria della vertenza. Ora la questione è nelle mani della triade commissariale.      

 

Ricordiamo che l’immobile era destinato, originariamente, ad accogliere il Centro per l’impiego. Il terreno posizionato accanto al Municipio, dove, tra il 2007 e il 2008, fu costruita la palazzina di tre piani, non è stato mai espropriato, né tantomeno il Comune avrebbe risposto ai continui solleciti dei fratelli  Antonio e Guido Cavallo, proprietari del suolo, per addivenire a una soluzione bonaria. Così Antonio Cavallo, tra l’altro noto avvocato civilista, per far valere i suoi diritti e quelli di suo fratello, ha citato in giudizio il Comune.

Non volevo arrivare a tutto questo - afferma Antonio Cavallo -, ma mi ci hanno costretto. Ho cercato un accordo in tutti i modi, ma al Comune hanno sempre fatto orecchie da mercanti, disertando tutti gli incontri fissati per la mediazione della vertenza.  Sin da subito – aggiunge - avevo segnalato il problema agli uffici competenti e, nel 2012, ho anche notificato una formale diffida, senza però ottenere alcuna concreta risposta. Sono quindi stato costretto a rivolgermi al Tribunale nella speranza che ciò spingesse il Comune ad agire e risolvere la questione, visto che risultavo intestatario di un terreno occupato dall’Ente. Devo dare atto all’ex amministrazione Visconti – continua - di essersi impegnata a risolvere la questione. Per la prima volta ho avuto la sensazione che si volesse analizzare almeno fino in fondo il problema, poi è arrivato lo scioglimento del Consiglio comunale e, allo stato, sono tornato a non avere alcun interlocutore per risolvere la vicenda. Resto disponibile – conclude Cavallo - a un incontro, ma temo, a questo punto, di dovermi nuovamente rivolgere al Tribunale, anche se non vorrei, per mettere un punto definitivo a questa storia.”

 

E’ opportuno segnalare che l’ultimo atto dell’ex giunta Visconti sull’argomento è stato la proposizione di un incontro di mediazione (poi disertato dal Comune) perché si era deciso di chiedere ai fratelli Cavallo il pagamento dell’indennità di costruzione per circa 900mila euro. In questa prospettiva è quindi chiara la proposta dei maggiori proprietari dell’edificio che, sostanzialmente, hanno proposto al Comune una compensazione delle somme da dare e da ricevere, lasciando al Comune il tempo per trovare una soluzione che mantenga sul territorio  gli Uffici del Giudice di Pace. Come andrà a finire? Staremo a vedere.

 

 

 

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