Marano, Masserie Torre Dentice di Sopra e di Sotto: 500 anni di storia. Nel 1647 furono teatro di una battaglia tra maranesi e le armate puteolane comandate da Vincenzo Tuttavilla. A giugno 1799 vi soggiornò Francesco Caracciolo, eroe della Rivoluzione partenopea

                                                                           

Foto Beniamino Simeoli

Prima parte: la battaglia tra maranesi e truppe “realiste” ai tempi della prima Repubblica napoletana (sopravvisse dal 22 ottobre del 1647 a 5 aprile 1648). La storia di Marco Bayano eroe della rivolta antispagnola ai tempi di Masaniello

 

Masseria Torre Dentice di Sotto



Interno Masseria Torre Dentice di Sotto

A luglio del 1647, a Napoli, in piazza Mercato, scoppiò la scintilla che porterà in men che non si dica il pescivendolo Masaniello a capeggiare una formidabile rivolta antispagnola e a diventare capopopolo della città più insofferente a qualsiasi tipo di dominazione straniera. In pochi mesi la rivolta napoletana investì tutti i casali della provincia, alcuni dei quali, però, furono ferocemente avversari dei rivoltosi.

I maranesi non persero tempo a organizzarsi e, il 23 ottobre di quell’anno, combatterono una feroce battaglia contro i “realisti” nella gola vicino alla masseria del nobile napoletano Dentice. Marco, che aveva già avuto esperienze militari, si trovò subito a essere tra i capi della rivolta e con un’azione di aggiramento fu tra quelli che riuscirono a bloccare e sconfiggere le armate reali, facendo un notevole bottino di armi. Ma quest’azione militare gli costò la vita. Un colpo di archibugio gli trapassò il petto e si ritrovò col volto nella polvere, insanguinata dal sangue di altri 14 concittadini che avevano creduto in un possibile cambiamento. Marco fu sepolto nella “sua” cappella del Salvatoriello, vicino alla sua masseria, confortato dal pianto della infelice Tozza.

 

In questa storica battaglia la famiglia Dentice si schierò al fianco di Tuttavilla, comandante delle Armate Puteolane al servizio degli Spagnoli

 

Dal libro “Le Rivoluzioni del regno di Napoli negli anni 1647-48”, narrazione di G. Battista Piacente  e dal libro di Enzo Savanelli giornalista-scrittore maranese

 

“La cavalleria dei regi nella ritirata del 23 ottobre del 1647 avrebbe sofferto gravissime perdite sezza l’opera di Giovanbattista Dentice, fratello di Carlo. In proposito il Capecelatro racconta nel suo diario che Vincenzo Tuttavilla, essendosi inoltrato con poca prudenza nelle anguste gole della contrada di Marano guidata dal cavaliere Antonio Dentice che colà nei suoi poderi (Torre Dentice) albergava, e che era del tutto ignaro dei piani dei maranesi e degli agguati di Giacomo Rosso (arrivò da Napoli con duemila popolari), improvvisamente fu attaccato dai popolani di quei siti malagevoli e dirupati onde ritirandosi con grandissimo disordine, i cavalli riuscirono ad arrivare in un luogo detto Tregole entro il podere di Carlo Dentice, che stava immobile assiso; e sarebbe stato ucciso dagli spagnoli che credevano avesse anche lui parte all’inganno, se sgridati da alcuni cavalieri che colà erano e che lo riconobbero, non lo avessero lasciato in pace. E se non fosse stato per Giovanbattista Dentice, zio di Carlo di far aprire una gran porta nel podere che riusciva sopra più larga strada, per la quale uscita la gente, scampò dai paesani che, preso ardire a causa del favorevole successo, li inseguivano e correvano il rischio in così vil luogo e da così vil gente, di rimanere in buona parte disfatti.

 

Ed i pezzi di artiglieria uscendo per la stessa porta, furono lontano a perdersi, tranne uno solo per malizia del villano che guidava i buoi che li conducevano, il quale visto morto di archibugiate un suo compagno, tagliata la fune colla quale si tirava il pezzo, si salvò coi buoi, lasciandolo colà travolto sulla strada, che impedendo il cammino ai carri dei bagagli e delle munizioni, che appresso venivano, fu cagione che insieme al pezzo restasse il tutto preda dei popolani”.

Tuttavilla perse 30 uomini e il carro dove c’era la sua argenteria del valore di 5000 scudi: accampò la sua gente alla Torre del Lago Patria.

 

La prima Repubblica napoletana

 

La prima Repubblica napoletana fu una breve entità politica seicentesca, creata a Napoli dopo la fine della rivolta popolare, animata da Masaniello e Giulio Genoino, contro il regime vicereale spagnolo.
Nonostante le forti specificità delle vicende napoletane di quel periodo, la sua storia deve comunque essere inquadrata all'interno delle vicende europee legate alla guerra dei trent'anni e alla rivalità tra Francia e Spagna.

Fu guidata da Enrico II di Lorena, duca di Guisa, discendente di Renato d'Angiò. La repubblica sopravvisse dal 22 ottobre del 1647, quando fu dichiarata da Gennaro Annese, fino al 5 aprile 1648, data della caduta del forte di Nisida e del rientro in città delle truppe spagnole.

 

Vincenzo Tuttavilla (di Elena Papagna -Dizionario Bibliografico degli Italiani- Volume 97)

 

Vincenzo Tuttavilla nacque a Napoli il primo gennaio 1608 da Ottavia e da Porzia del Tufo, figlia di Ottavio, patrizio di Aversa.

Discendeva da una famiglia di origini francesi che nella seconda metà del 15esimo secolo si era in parte trasferita a Italia, prima a Roma e poi a Napoli. Giovanissimo avviò la sua brillante carriera militare al servizio dei re cattolici e, venturiero nel terzo di Carlo Andrea Caracciolo, marchese di Torrecuso, ove era arruolato anche il fratello Francesco, partecipò alla riconquista di San Salvador del Brasile, comportandosi valorosamente da essere promosso alfiere.  Nel 1640, quando Napoli, sguarnita di uomini e mezzi e minacciata da una flotta francese entra nel golfo, sembrò in procinto di essere coinvolta direttamente nella guerra, cooperò alla difesa del territorio. Si trovava a Milano nell’autunno del 1647, quando fu costretto a rientrare precipitosamente a Napoli ove, divampata la rivolta antispagnola, il vicerè Rodrigo Ponce de Leon, duca d’Arcos, aveva coinvolto i baroni nella repressione, ma incontrava difficoltà a individuare chi dovesse comandare le milizie nobiliari. Dopo il rifiuto di Carlo della Gatta, ottenne l’incarico Tuttavilla che, da soldato di mestiere, si rese subito conto dei limiti dell’esercito radunato ad Aversa, costituito da non professionisti, adatti a essere utilizzati, piuttosto che per operazioni di ampio respiro, per supportare le milizie regolari e per compiere esplorazioni e incursioni. Le prime prove dell’esercito non furono deludenti, ma le cose volsero al peggio dopo la rotta di Frattamaggiore, l’abbandono di Aversa e il ritiro a Capua. Incrinatasi la compattezza del fronte nobiliare a seguito di alcune defezioni, Tuttavilla fu rimosso dall’incarico, sostituito da Luigi Poderico e sottoposto al giudizio della corte marziale che lo assolse da ogni imputazione. Morì a Napoli il 17 novembre 1678 e fu seppellito nella chiesa della Compagnia di Gesù.

La famiglia Dentice

La famiglia Dentice, originaria di Amalfi, si trasferì prima in Sorrento ove godette di nobiltà nel seggio di Porta e poi in Napoli, ove si divise in due rami; quello dei Dentice dei Pesci fu aggregato al Patriziato napoletano del seggio di Capuana e quello dei Dentice delle Stelle al seggio di Nido. Entrambi i rami furono ascritti al Libro d’oro napoletano nel 1800.

Alcuni storici sostengono che il capostipite fu Sergio, conte della repubblica amalfitana nel X secolo. Il Casato godette di nobiltà anche a Salerno, nel seggio di Campo e nella città di Capua. Possedevano terreni anche a Marano dove costruirono due Masserie: Torre Dentice di Sopra e di Sotto. Si arriva imboccando la strada, denominata via Torre Dentice, di fronte l’ex Masseria Galeota di via San Rocco.


 

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