Smantellata la tomba del centurione romano Caio Nummio e trafugate le sue ceneri, Calvizzano perse un grande tesoro di antichità

 

Torchio oleario d'età romana scoperto nell'area antica chiesa San Giacomo

Era ubicata nei pressi dell’antica chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo Maggiore al confine con Marano (tra le vie Arafat e Raffaele Granata) e Mugnano (via San Giacomo)

L’accurata descrizione della tomba del centurione romano, oltre alla sua precisa ubicazione, venne fatta nel 1623 dal notaio Antonio Sirleto, intellettuale calvizzanese e amante di cose antiche: “…Questo sepolcro di Caio Nummio – scrive -, stava innalzato dieci passi distante della Chiesa Parrocchiale di San Giacomo dentro le dieci moggia dirimpetto alla finestra prossima all’altare  in Cornu Evamgelii, ossia dalla parte sinistra quando si entra in chiesa…Consisteva tal sepolcro in una gran base di piperni e marmi: in mezzo di essi una colonnetta e sopra di essa un’urna di marmo con le ceneri di Caio Nummio ivi rinchiuse. Sopra dell’urna poi vi era un’altra pietra ben lavorata, in forma di piramide, che ben chiusa l’urna con piombo intorno dalla parte di dentro. Tale sepolcro si conservò sino all’anno 1623, quando poi per ingordizia della credula gente di quei tempi fu disfatto e smantellato sino a quattro palmi circa sotto del pian terreno, sulla speranza di trovare ivi qualche tesoro in esso riposto e veramente si perdé un gran tesoro di antichità”.

“Risalente alla seconda metà del II secolo d. C. – scrive l’archeologo e giornalista storico Davide Fabris, in un articolo pubblicato su una rivista di archeologia – il sepolcro venne eretto dagli eredi di Gaio Nummio per disposizione testamentaria e presentava caratteristiche simili alla tomba di Asquilia Polla a Pompei”.

Gaio Nummio Costante

Gaio Nummio Costante, figlio di Gaio Nummio, apparteneva alla tribù Falernae trascorse la propria vita al servizio della patria occupando, durante la sua lunga e brillante carriera le più alte cariche militari sino al grado di centurione “primipilo”, ovvero comandante del primo manipolo dei triarii, la schiera più arretrata della Legione romana, nella seconda Legione Traiana.

Fu centurione della seconda e terza Legione stanziata in Cirenaica (Libia) e, in seguito, passò alla settima Claudia.

Tornato a Roma dalle colonie, ebbe l’incarico di compilare atti forensi ma, da questo ufficio, fu nuovamente chiamato nell’esercito per far parte della guardia imperiale (pretoriana) e della milizia cittadina (urbana).

Essendosi distinto nella guerra contro i Parti (114 d.C.), l’Imperatore Traiano gli conferì importanti onoreficenze quali collane (torques), bracciali (armillae) e borchie ornamentali (phalerae), mentre per la guerra contro gli Ebrei, insorti in Cirenaica (131-133 d.C.), ricevette dall’Imperatore adriano la corona d’oro, il premio più ambito dagli ufficiali, unitamente agli stessi doni ricevuti in precedenza (cfr.G.Galiero, Calvizzano-Dalle Remote Origini al IX Anno del Littorio,1929).

L’epigrafe   

L’epigrafe della tomba di Caio Nummio non esiste più, ma per fortuna T.Mommsen fece in tempo a trascriverla prima della sua scomparsa.

 


Traduzione

A Caio Nummio Costante, figlio di Caio, della tribù Falerina, Primopilo della seconda Legione Traiana, centurione della seconda e terza Legione della Cirenaica e della settima Claudia, chiamato nel foro alla compilazione di atti forensi, milite della terza corte pretoriana e della decima urbana, premiato con doni dall’Imperatore Traiano: collane, braccialetti, falere per la guerra contro i Parti; similmente dall’imperatore Adriano con una corona di oro, collane, braccialetti e falere per la guerra contro i Giudei; gli eredi per testamento.  

    

 


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