Calvizzano, domani 10 gennaio il seminarista Antonio Cirillo sarà ammesso tra i candidati al Sacro Ordine del Diaconato e del Presbiterato: riproponiamo l’intervista che concesse al nostro redattore Ricciardiello a novembre 2018
La cerimonia si svolgerà alle ore 18:30, presso la basilica
dell’Incoronata Madre del Buon consiglio a Capodimonte. La celebrazione sarà
trasmessa in diretta sulla pagina Facebook del seminario di Napoli
Calvizzanoweb, novembre
2018
Signor Cirillo, ci parli
di lei e della sua famiglia
Mi chiamo Antonio Cirillo, ho 24 anni (oggi 26, ndr), essendo nato il 27 agosto 1994. La mia famiglia è composta da 4 persone: io, mia madre Palma, mio Padre Domenico (sabato 27 ottobre hanno festeggiato 25 anni di matrimonio), poi mio fratello Francesco di appena 18 anni (oggi ventenne, ndr)che si appresta a concludere il percorso liceale. Infine ho una cagnolina di nome Masha a cui sono tanto affezionato e la prova sono i numerosi selfie che pubblico sui social network. Sono tifosissimo del Napoli, quando posso corro allo stadio per sostenere gli azzurri. Mi piace molto dialogare , ascoltare musica di ogni genere.
A che età si è fatta
sentire la vocazione, quando e come si è consolidata?
Non c’è un età
particolare o un anno, ma è stato il mettersi in ascolto quotidianamente della
parola di Dio, durante le celebrazioni liturgiche, il confrontarsi con la
propria guida spirituale, la consapevolezza che Dio ama talmente tanto il suo
popolo che continua a mandare operai nelle messe. Durante gli anni
del liceo sono sempre stato affascinato da un ideale di vita sacerdotale, da
una gioia vera, un desiderio di donarsi. Questo sentimento si è consolidato
frequentando anche i gruppi “Emmaus”, presso il nostro seminario, sotto la
guida di Agostino oggi don, che ho ritrovato quest’anno come mio
formatore ed è stata una gioia indescrivibile. Il 13 novembre 2017,
dopo un percorso di discernimento esterno al seminario, entro a far parte della
comunità propedeutica con altri 11 giovani (
Claudio-Delio-Matteo-Mario-Giovanni-Claudio-Antonio-Salvatore-Antonio-Giuseppe-Luca),
sotto la guida di don Giuseppe Nurcato e l’allora diacono don Daniele Piccolo.
È stato un anno in cui la presenza di Dio si è fatta sentire molto, attraverso
le varie attività che i nostri educatori ci proponevano, soprattutto durante le
lectio divine, ovvero la meditazione del vangelo quotidiano. Lì Dio
incuriosiva, istruiva il mio cuore al lasciare tutto e seguire il nostro
maestro Gesù.
Il cammino propedeutico
è una tappa fondamentale per la vita del seminarista, poiché si cresce
spiritualmente e culturalmente. Ne approfitto per ringraziare la dottoressa
Antonella Duilio, la quale, attraverso un profondo lavoro introspettivo, mi ha
fatto prendere per mano le mie paure e mi ha fatto capire quanto sia grande il
Signore. Fondamentale la figura del Rettore, il quale, nonostante i suoi
impegni episcopali, ci ha guidati con affetto paterno, durante tutto
quest’anno passato al castelletto (sede della comunità
propedeutica). Che aggiungere: l’anno propedeutico è stato un anno
F-A-V-O-L-O-S-O, Dio ha agito tanto e si è fatto sentire ,
A proposito di “vocazione”,
parola che tutti pronunciano, ma solo pochi possono capire: se la dovesse
spiegare, come la definirebbe?
Penso che la parola
vocazione appartenga un po’ a tutti, non solo a me, oppure ai don della nostra
comunità che hanno una vocazione al sacerdozio
ministeriale.
Entrare in seminario non
è certo una scelta comune; senza entrare nei dettagli personali, come ha
assimilato questa sua decisione la sua famiglia? Ha mai avuto la sensazione di
aver disatteso le loro aspettative?
Nel mio passato non ho
mai mostrato aspettative, ma camminavo sott’acqua: i miei genitori iniziarono
ad avere un idea più chiara, quando, nel settembre 2015, accompagnato da una
giovane della nostra comunità, mi iscrissi alla facoltà
teologica di Capodimonte. Questa scelta fu presa abbastanza bene dai miei
genitori, almeno credo, ma ad oggi, vedendomi felice, lo sono anche loro e
questo per me è motivo di grande stimolo.
Guardando in prospettiva
il suo futuro, cosa la esalta e cosa invece le fa più paura?
La cosa che mi rende felice è l’agire pastorale e il pensiero di servire una
comunità che mi sarà affidata quando diventerò sacerdote. La cosa che più
mi fa paura ad oggi è il sentirmi inadatto, anche perché, a volte, penso e dico
:”Signore perché hai scelto me? Conosci i miei limiti”. Ma proprio
quando chiedo questo, il Signore mi dona una gioia ed una novità
nuova. Riallacciandomi alla prima domanda, mi viene subito in mente un passo
biblico, quello di Geremia che recita testualmente :”Ecco, come
l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di
Israele”. Questo passo mi rincuora molto.
Ci sono stati personaggi
chiave che hanno motivato la sua scelta?
Varie persone della
comunità, in primis Don Ciro e don Raffaele, i quali non
mi hanno mai fatto mancare il loro supporto: sono stati per me vero appoggio in
tutti i momenti critici. Ma tante persone della comunità mi sostengono e mi
guidano: i giovani, le coppie, gli anziani. Sento veramente di ringraziarli
tutti.
Come vive il rapporto
con i suoi coetanei non seminaristi? Le pesa non condividere alcuni aspetti
della loro quotidianità?
Vivo un bel rapporto,
soprattutto con i ragazzi della nostra comunità. Alcuni mi chiedono come si
svolge la mia giornata, altri, invece, mi dicono chi te lo fa fare, stai
perdendo tempo. Cerco di vivere molto la loro quotidianità, essendo presente
nelle varie attività. Mi pesa un po’ quando la domenica sera alle 21 devo
rientrare in seminario, mentre i miei coetanei si preparano ad uscire, però,
quando poi mi ritrovo in adorazione, penso alla felicità che Dio mi sta donando
in questo cammino”.
A che punto è il suo
percorso e quanto tempo bisogna aspettare per festeggiare il suo sacerdozio?
Ah, bella domanda! Sono
appena al primo anno di formazione: ci vorranno ben 6 anni ancora, come dice un
confessore del nostro seminario ;” Guagliò te ne mangià e pan tuost primm e
asci a ca dint “. C’è ancora tanta strada da fare, la meta e ancora
un po’ lontana.
In che campo specifico
si sente particolarmente votato per espletare la sua missione pastorale?
Mi sento votato verso i
giovani, anche se in passato mi è stato affidato il gruppo degli adolescenti,
poi del servizio liturgico, ma ad oggi mi sento votato per i giovani, anche
perché il futuro, alla luce del sinodo appena concluso, siamo noi, figli
coraggiosi che hanno forza di testimoniare il vangelo di Cristo agli altri
giovani nei vari settori (Scuola-lavoro – università –sport). Quest’anno farò
parte dell’ equipe Cana alla guida delle coppie e delle giovani coppie, un
avventura nuova per me: non ho mai avuto esperienze del genere prima
d’ora, perciò sono ansioso di iniziarla. Colgo l’occasione per invitare tutte
le coppie a vivere questo bel cammino spirituale che è stato pensato per loro.
A conclusione di questa
lunga intervista, vuole ringraziare qualcuno in particolare?
Ringrazio in primis don
Ciro, per la sua fiducia stima e amore paterno nei miei
confronti; don Daniele,
come mio formatore dello scorso anno, poi come vicario quest’anno. Ringrazio
Padre Paolo, che, pur da lontano, continua a essere un mio fratello maggiore.
Ringrazio anche don Donato e don Francesco per il supporto sia
materiale che morale/spirituale che mi hanno dato in quest’inizio di cammino
spirituale. Don Raffaele , anzi mio fratello Raffaele, per esser punto di
riferimento in seminario. La mia famiglia, i miei zii che non si stancano mai
di supportarmi, mia nonna che dal cielo mi guida e mi manca, ma la ritrovo ogni
volta nell’eucaristia. I giovani, i ragazzi del coro, i ragazzi delle varie
esperienze sia parrocchiali che inter parrocchiali, gli anziani e le famiglie,
per gli attestati di gioia.
Gennaro GB
Ricciardiello