D’estate venivano
dislocati per la città diversi serbatoi (vedi foto giornale “ideaCittà”), ed era più diffuso il fenomeno degli allacci
alla rete idrica comunale
Alla fine degli anni ’90 la città vinse la “grande
sete”
Mappa delle condotte
Negli anni ’90 l’arsura era di casa a Marano. L’emergenza idrica a volte si prolungava, mettendo in ginocchio centinaia e centinaia di abitazioni, per cui si era costretti a fare ricorso alle autobotti private per poter garantire il fabbisogno delle famiglie. In alcune zone (via Cinque Cercole, via Pigno, una parte di via Marano Pianura) la crisi idrica era un fatto quasi endemico. A Torre Caracciolo ogni giorno arrivavano le cisterne dei vigili del fuoco, scortate dalla polizia municipale per evitare che l’acqua finisse prima nelle case dei potenti e poi in quelle degli altri cittadini.
Allora l’ex sindaco Bertini, verso la fine degli anni ’90 decise di
potenziare l’approvvigionamento attraverso alcuni pozzi artesiani, ma la grande
panacea fu quella di collegare le vasche della Recca con la conduttura
principale proveniente dalle vasche di Vallesana, che alimenta il centro
cittadino. Inoltre, attraverso la conduttura principale di via San Rocco si
provvide a far arrivare l’acqua nelle traverse di zona Castel Belvedere. Ma
come arriva l’acqua nelle case dei maranesi. Ecco la mappa delle
condotte. Ci sono tre condotte principali. La prima, gestita da
Acqua Campania, proviene dall’acquedotto di Cassino (tubo 1) e va a
immettersi direttamente nelle vasche di accumulo C1, nei
pressi della rotonda San Rocco. A queste vasche è collegato il tubo 2
(realizzato durante l’amministrazione Bertini) che porta l’acqua alle frazioni
di San Rocco e Monteleone.
Sempre dalla C1, l’acqua viene pompata (tubo 6) nelle
vasche di accumulo C2 ubicate in via San Rocco. Da qui,
una parte viene immessa in una tubazione (7) che serve via Adda,
rione 48 e tutta via San Rocco fino all’incrocio con Corso Mediterraneo;
un’altra va nelle vasche Pendine ( tubo 8).
Queste ultime forniscono acqua (tubo 11) alla zona di Fuoragnano e via
Pendine e alle vasche C3 (tubo 9) di via Recca.
Dalla C3 (tubo 9), tramite pompaggio, l’acqua arriva
nelle vasche della Recca (tubo 10), a pochi
metri dal complesso Adelaide. Dalla Recca parte un grosso adduttore (12)
dal quale prelevano l’acqua gli abitanti di Città Giardino, via Casalanno e
parte di via Marano-Quarto. La seconda condotta (alimentata da
ABC ex Arin) che porta l’acqua a Marano proviene dalla zona ospedaliera (tubo
16): serve tutte le case a ridosso della collina e la parte alta della
città e va a congiungersi (17) con l’adduttore (12) che proviene
dalle vasche della Recca. La terza condotta (tubo 15)
arriva da San Rocco di Capodimonte e alimenta le vasche di Poggio Vallesana, da
cui attinge (tubo 14) la restante parte di Marano (corso Europa, via Falcone,
corso Umberto, via Merolla e così via).
Per fronteggiare la crisi idrica ed elevare la pressione in molte zone del
centro, durante l’amministrazione Bertini di fine anni novanta, fu costruita
una nuova condotta (tubo 13) che, partendo dalle vasche della Recca e dopo aver
attraversato via Del Mare (città Giardino), Masseria San Castrese, piazza
Plebiscito, va a congiungersi (in via IV Novembre) all’adduttore principale
(14) proveniente dalle vasche di Vallesana. Nelle vasche C1, oltre all’acqua
proveniente da Cassino ci finivano (ora non più) anche le acque del pozzo san
Rocco (tubo 3) e di un pozzo artesiano (tubo 4) ricavato proprio nei pressi
delle vasche di accumulo. Inoltre, sempre per fronteggiare la crisi idrica, si
pensò di costruire una condotta (5) che avrebbe dovuto prelevare l’acqua dal
pozzo Migliaccio (ubicato a Calvizzano) per portarle nelle vasche C1. Fu
bandita pure la gara d’appalto vinta dalla Cogesa di Casal di Principe. Poi non
si è fatto mai ricorso a quest’acqua, poiché non si è mai verificato il bisogno.