Calvizzano, cultura come volano di crescita: “Da San Pietro a San Giacomo” diventi un appuntamento fisso

Scavi vecchia chiesa San Giacomo



Calvizzano, città dello sport e della cultura”, un’idea, uno slogan che proponiamo da anni

Ieri scrivevamo che occorre puntare sullo sport, per dare occasioni di socialità ai giovani, ma anche per  poter costruire e promuovere una vera identità del territorio, all’insegna dello slogan “Calvizzano, città dello sport e della cultura”.  Le potenzialità ci sono, eccome, soprattutto di tipo culturale. Diventi, dunque, un appuntamento fisso, il progetto Da San Pietro a San Giacomo, un percorso alla ricerca dei tesori celati” (una nostra vecchia idea), finanziato per 35 mila euro  in conto capitale (a fondo perduto) da Città Metropolitana che non è più partito, causa emergenza sanitaria Covid-19. Ma verrà sicuramente ripreso. Coinvolti nel progetto: l’Istituto comprensivo scolastico “Marco Polo”, la Pro Loco Calvizzano “Il mio Paese”, la Comunità parrocchiale “San Giacomo Apostolo” per il tramite della onlus Shalom. Di cosa si tratta? Di un progetto che mira a valorizzare il patrimonio storico-culturale e archeologico della città, mediante un percorso viario che, partendo dalla zona archeologica, nei pressi della antica chiesa San Giacomo, attraversa il paese lungo Corso Mirabelli, fino a giungere alla zona rupestre della chiesa San Pietro.  La finalità è quella di inserire Calvizzano tra le mete turistiche di Città Metropolitana.

Il periodo individuato per lo svolgimento del programma era dal 29 giugno, festa di San Pietro e Paolo, al 25 luglio, festa del Santo patrono San Giacomo. Le attività previste dovevano essere organizzate nell’ambito della festa di San Pietro (29 giugno), nella località omonima, durante la quale si sarebbero svolti eventi culturali (convegni, seminari) e artistici (rappresentazioni) di artisti di strada, balli folkroristici,  ecc. Stessa cosa sarebbe avvenuta in occasione della ricorrenza del Santo Patrono San Giacomo del 25 luglio.

Per tutto il periodo,  29 giugno- 25 luglio, dovevano essere organizzati eventi nei cortili dei palazzi nobiliari. Nelle corti agricole veniva allestito un museo del “Come eravamo” con l’esposizione di attrezzi agricoli, di elementi di arredo, di utensili di casa, libri, abiti di epoca. Incontri/dibattito, con il coinvolgimento di esponenti culturali locali e non. Prima degli eventi venivano svolte attività preparatorie, con il coinvolgimento degli alunni delle scuole primarie presenti sul territorio comunale, che si sarebbero dedicati alla preparazione della documentazione da esporre. I ragazzi venivano formati a raccontare, in sintetici periodi, la storia dei palazzi che, per l’occasione, potevano essere visitati, assumendo le vesti di guide turistiche. Erano previsti premi, anche di tipo formativo, tesi a far emergere talenti nelle varie attività che si svolgeranno (pittura, ballo, recitazione, arte di strada, ecc.).   Tutto rimandato a tempi migliori (il finanziamento resta) ma sarebbe opportuno che l’evento venisse inserito nei rispettivi programmi elettorali delle liste presenti alle prossime amministrative. La chicca resta sempre il museo della Rivoluzione Partenopea”. 

 


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