Calvizzano, la storia del grande “biscottiere” Raffaele Gagliardi: oggi, 16 giugno, ricorre il sessantesimo anniversario della sua morte
La storia raccontata da suo nipote Raffaele Gagliardi
Il 16 giugno è un anniversario che ha
lasciato il segno nella mia vita.
In quel giorno del 1960, mentre per le
strade di Calvizzano si svolgeva la processione del Corpus Domini, sentii mia
zia Amelia urlare di dolore: la raggiunsi e tra le sue braccia come un bambino
mio nonno Raffaele si era addormentato nella pace dei giusti. Avevo 14 anni,
vissuti interamente con lui, una palestra di vita: un uomo semplice ma
integerrimo nei valori e rispettoso dei principi morali. Insegnamenti
quotidiani che assorbivo avidamente. Una figura imponente, di bell’aspetto:
quando usciva vestiva con la giacca, e, nei periodi estivi, la indossava alla
“cosacca”, cioè appoggiata sulla spalla e non mancava mai il fazzoletto di lino
nel taschino. Poiché aveva avuto un infarto, gli era stato vietato di recarsi
al biscottificio, per cui traspariva evidente la sua insofferenza di restare a
casa, insomma gli mancava la creatura della sua vita, l’odore delle pastette e
dei biscotti. Quelle poche volte che si recava al biscottificio gli veniva
vietato financo di prendere una cassetta di latta per confezionarla con i
biscotti. Un ricordo della sua austera personalità può essere racchiuso
in questo episodio : mio nonno Raffaele, dovendo firmare alcuni
atti, a causa della sua cagionevole salute, non potendo recarsi allo
studio, per cui mio zio Luigi, che lavorava come segretario dal
notaio, organizzò in modo che la firma avvenisse a casa. Nei giorni precedenti,
l’arrivo del notaio, il nonno prendeva penna e carta esercitandosi, in quanto
non voleva dimostrarsi impacciato al cospetto del notaio nell’apporre la sua
firma. Tutto ciò che mi circondava proveniva dalle sue capacità umane
ed imprenditoriali. E’ stato tra i primi imprenditori di Calvizzano:
realizzò uno dei primi biscottifici, il più longevo.
In effetti, vengo a raccontarvi la vera
storia del BISCOTTIFICIO RAFFAELE GAGLIARDI – CALVIZZANO e la storia legata al
“biscotto di Calvizzano”, che nel tempo si è identificato col “biscotto
Gagliardi”. Insomma, Calvizzano il paese dei biscotti, ovvero i biscotti
Gagliardi di Calvizzano, un connubio che ha dato visibilità, fama e lustro a
Calvizzano, rappresentandolo e rendendolo famigerato per decenni
anche oltre i confini regionali, tant’è che si distribuivano in Lombardia
(Milano), Toscana e Lazio.
Con interesse ho seguito coloro che con
serie ricerche, lodevoli dichiarazioni e discussioni, ancora oggi, rendono vivo
un ricordo che è orgoglio di un periodo della mia vita e della vita sociale di
Calvizzano.
Sul biscottificio sono stati pubblicati
cenni storici dal Prof. Raffaele Galiero e dal Prof. Giacomo Di Maria, ulteriori
pubblicazioni, dopo la chiusura della fabbrica da parte de “Il
Mattino” (Biagio Cipolletta), “Il giornale di Napoli” (Mimmo
Rosiello), “Il Corriere Flegreo” (Giovanni Sabatino), da
quest’ultimo successivamente ripreso nel giornale digitale “Internapoli” e
dall’appassionato di storia locale, il nostro concittadino Giuseppe Pezone sul
sito “Calvizzanoweb”. A tutti rivolgo il mio ringraziamento più cordiale per
aver rinnovato il ricordo del ” biscotto Gagliardi”. Purtroppo altre
pubblicazioni non rispecchiano fedelmente la verità, pertanto ritengo opportuno
potare l’albero da illazioni e menzogne pubblicate e propinate per appropriarsi
di una storia che a loro non appartiene. Mi limiterò a raccontare la storia di
Raffaele Gagliardi, della mia famiglia e del biscottificio tralasciando di
citare quella di tanti altri che all’epoca nascevano in zona ma la cui
permanenza è stata fugace, tranne per i F.lli Trinchillo:
La storia di Raffaele Gagliardi
Raffaele Gagliardi nacque a Calvizzano
il 02/05/1877 e morì il 16/06/1960. Sposò Luigia Micillo il 28 maggio 1903 ed
ebbero nove figli: Giacinto, Esterina, Domenico, Luigi, Amelia, Mario (Padre
Giacomo, Passionista), Maria Maddalena (Suor Bernardina, Passionista), Giuseppe
ed Ida.
Mio nonno Raffaele, dopo aver trascorso
nella sua giovinezza, un apprendistato di pasticciere, durante il suo
pellegrinare lavorativo, ebbe l’opportunità di conoscere un pasticciere
francese dal quale apprese la ricetta e la tecnica per la preparazione dei
biscotti. Il maestro francese, come tutti gli artigiani dell’epoca, era geloso
del suo “mestiere” ma seppur giovane, il nonno Raffaele, apprese la
composizione e la preparazione dei biscotti. In seguito ad una momentanea
assenza del maestro francese, lo sostituì preparando degli ottimi “biscotti al
cioccolato”, che piacquero a tutti tanto da essere elogiato anche
dall’artigiano francese. Per le sue capacità professionali, il nonno, già in
giovanissima età, era riconosciuto maestro pasticciere e abile maestro
biscottiere e in tale veste prestava la sua opera per i laboratori del
circondario, come capo tecnico, ad insegnare l’arte.
-Vi è memoria di una sua presenza anche
nella fabbrica di “pastette” del Cav. Umberto Castaldi, la prima fabbrica di
biscotti inaugurata nel 1890, che successivamente si trasferì a Napoli.-
Dopo il matrimonio nonno Raffaele,
decise di aprire un suo laboratorio proprio nella sua Calvizzano e fu così che
nell’anno 1912 all’età di 35 anni fondò un vero e proprio “opificio
artigianale” a conduzione familiare dando alla luce il vero e unico biscotto di
Calvizzano.
La sede era in Via Conte Mirabelli e
restò tale fino alla chiusura avvenuta nel 1992. “Ottanta anni !!!”
Il laboratorio era composto di
macchinari che in considerazione dell’epoca erano di pregevole fattura.
L’impastatrice e i rulli per affinare la pasta erano di granito. Gli
ingredienti farina, zucchero, cacao, burro utilizzati erano di primissima
qualità, selezionati in base ad una scelta meticolosa di genuinità. Dovevano
corrispondere a determinati requisiti prima di essere “impastati” con
grande maestria, amore e passione.
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Impastatrice |
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Affinatrice |
La quantità di biscotti
era regolata sul consumo giornaliero, per cui quando si acquistavano erano
sempre freschi ovvero caldi. Le generazioni di quel periodo amavano passeggiare
di domenica per giungere al biscottificio e comprare i famosi biscotti,
consumarli con allegria e semplicità, tornando a casa dolcemente. Era uso
quando si andava a fare “visita” fuori paese portare i biscotti, poiché oltre
ad essere graditi, erano molto apprezzati come regalo. Ricordo di persone che
nel pomeriggio si recavano a giocare a bocce in una cantina sul “lagno”, ognuno
prendeva una qualità personale di biscotti, la scelta era tanta, per consumarli
bagnati nel vino.
Quotidianamente i biscotti raggiungevano
vari centri limitrofi e regionali in contenitori metallici di forma cubica
avvolti con carta sulla quale era stampato un marchio circolare rosso nel cui
interno risaltava la scritta: “RAFFAELE GAGLIARDI- CALVIZZANO” e contornato da
spighe di grano nei quattro angoli.
La vita del biscottificio gestita dal
nonno a conduzione familiare continuò ininterrotta vendendo al banco, fornendo
negozi del circondario ed oltre e per alcuni periodi anche agli ospedali.
Intorno agli anni 50’ quando il nonno
Raffaele si ritirò,
l’attività fu proseguita dal figlio Giacinto, mio padre, avviato sin da giovane
età al mestiere paterno come era uso in quei tempi.
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Giacinto Gagliardi |
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Zia Amelia |
Zio Peppe |
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Francesco Gagliardi (Ciccio) |
Il forno era l’elemento essenziale per
la riuscita dei biscotti. Alimentato a legna, fu costruito da maestri
fornai, con notevole abilità, in materiale refrattario, grandi lastroni alla
base e circondato da mattoni egualmente refrattari per tutta la sua dimensione.
L’ottima fattura del forno non ha mai prodotto fumo che potesse emettere
cattivi odori. Nelle prime ore del mattino il paese si svegliava invaso dal
profumo gradevolissimo che emanavano i biscotti in cottura, restava nell’aria,
i concittadini lo custodivano come una appartenenza familiare, ritrovandolo al
ritorno, aria di casa. Per alimentare il forno serviva la legna e poiché il
deposito (attuale sede della Caritas) era distante circa 150 mt., il trasporto
si effettuava con un carrettino a mano e spesso si offrivano dei “volontari”
ricompensati con piccole mance o in natura con biscotti. Il più assiduo era un
personaggio che appartiene alla storia di Calvizzano “‘Totonno” lo spazzino
(Antonio Bruno).
Intere generazioni di Calvizzano e dei
vari Comuni della Campania sono cresciute col ”biscotto della salute”,
consumato in modo particolare per colazione e nei primi anni dello svezzamento,
tanto da essere consigliato dai medici pediatrici, perché riconosciuto alimento
sano, genuino ed energetico. La produzione si completava col famoso biscotto
bianco ai lati e cioccolato al centro denominato “mascarino”, la cui
preparazione prevedeva dopo aver preparato l’impasto, unire la parte
bianca con in mezzo la parte al cioccolato creando
un filone che veniva infornato , quando il filone era
cotto si tagliava a fette che venivano nuovamente messe in forno, da
cui per questa doppia cottura deriva il nome bis-cotto, cioè
cotto due volte. Altrettanto rinomati i biscotti “champagne”, ovvero i biscotti
per i morti, poiché era uso regalarli con caffè o cioccolata per colazione ai
parenti del defunto, le freselline al burro, una vera squisita delicata
delizia, biscotti all’anice,ai finocchietti, quaresimali (biscuttini)
preferiti accompagnati dal vermut, per cerimonie di battesimi, fidanzamenti, le
pastette (da cui derivala denominazione paesana data alla famiglia “i
pastettari”), biscotti rettangolari (salve), circolari (marie) ed
altri raffiguranti le lettere dell’alfabeto o animaletti, che spesso al ritorno
dal lavoro venivano acquistati dai papà facendo felici i loro figli, inoltre
pasticceria secca costituita da amaretti, pignolata, taralli all’uovo fragranti
al limone, dessert alle mandorle, sfogliate ricce e frolle, taralli al naspro
di forma a clessidra o in un formato ovale più piccolo “ancinetti”, savoiardi
molto ricercati come cibo dagli appassionati dei canarini ed infine per il
Natale: roccocò, mostaccioli, susamielli, pastareale, pasta di mandorle e cassatine.
Il biscottificio era spesso ritrovo
accogliente per i compaesani, sia come punto di ritrovo, sia per usufruire di
piccoli servizi che i miei familiari erano soliti concedere con garbo, come ad
esempio durante l’inverno le persone che abitavano nei paraggi venivano con
secchielli a prendere la brace calda del forno per i loro bracieri. Ricordo che
la domenica e nelle ricorrenze festive in tarda mattinata, ormai terminata la
produzione giornaliera, il forno spesso ospitava un pellegrinaggio di timballi
di pasta, pizze e tortani, spezzatini di carne dei concittadini (ospitalità mai
a nessuno negata). Ciccio prendeva in consegna il tutto, era attento alla
cottura ed attendeva pazientemente il ritiro di tutto prima di
chiudere le porte del biscottificio. Qualunque persona di Calvizzano
aveva bisogno di lavoro, anche provvisorio, trovava le porte aperte, purtroppo
tra queste persone nessuno prospettava nel suo futuro di fare i biscotti o il
pasticciere, non erano interessati ad apprendere il mestiere. Nel laboratorio
nessuna alchimia, potevano benissimo “imparare il mestiere” come aveva fatto il
nonno. Le ricette dei biscotti quotidianamente erano ripetute con notevole
semplicità e maestria, mai perdendo il gusto della bontà fatta
di prodotti genuini. Ancora oggi incontro persone che mi
chiedono la ricetta dei biscotti, ciò mi riempie di orgoglio. Questo
vuol dire che è ancora esistente il ricordo dei sapori che restano
indimenticabili. In recenti pubblicazioni ho letto, con notevole malumore e
giustificato disappunto, di persone che si sono dichiarati “gelosi custodi”
della ricetta dei biscotti. E’ una irriverente e falsa presunzione.
Tra tutti gli aiutanti che nel corso della vita del biscottificio si
sono avvicendati nessuno di loro ha mai “messo le mani in pasta”.
Pertanto, a scanso di equivoci, colgo l’occasione per affermarlo, il detentore
sono io, nipote di Raffaele, figlio di Giacinto e cugino di
Ciccio.
Col passare degli anni anche mio padre, fine anni 70’, lasciò il
laboratorio e naturalmente Francesco Gagliardi continuò la tradizione familiare
con la stessa passione e maestria, sempre coadiuvato da zia Amelia e da zio
Peppe. Ciccio divenne la colonna del biscottificio nel rispetto degli insegnamenti
del “masto” (suo zio Giacinto), mantenendo intatte le qualità genuine dei
biscotti. Purtroppo con la prematura scomparsa di Ciccio, per me confidente,
amico, spesso sostituto di mio padre, avvenuta il 03 novembre 1991, il
“Biscottificio Raffaele Gagliardi” perse l’ultimo interprete genuino della
tradizione, pertanto non essendoci i presupposti per continuare l’attività
familiare nel gennaio del 1992, con notevole tristezza dovetti porre
fine ad un capitolo molto importante della mia vita. La scelta
fu molto sofferta, una tempesta di sentimenti, emozioni che mi legavano dalla
mia infanzia a quelle mura dove si era respirato allegria e buonumore, i volti
di tante persone, cercai un appiglio che mi permettesse di
continuare, ma dovetti cedere alla realtà.
Spero che il mio proponimento di
chiarire la storia da “biscotto a biscotto”, abbia
raggiunto lo scopo, cioè restituire il giusto riconoscimento alla
dignità di coloro che generosamente nella loro vita lavorativa e sociale hanno
contribuito alla storia del paese di Calvizzano.
In ultimo, consentitemi l’esternazione
spontanea del legittimo malumore che da molto tempo rode il mio animo.
Recentemente per un rinnovamento della toponomastica cittadina erano proposti
nomi di personaggi che degnamente hanno lasciato in passato una storia nel
paese, Podestà, Letterati, Sindaci, Parroci, Borboni….. ed altri che in me
avevano suscitato incancellabili emozioni, nel ricordo di una gioventù
trascorsa insieme nel paese: Otello Di Maro, compagno di elementari e medie al
“Costantinopoli” e di colloqui esistenziali in piazza, Anna Maria Salatiello,
spesso con lo stesso autobus per andare al lavoro a Napoli, Spellecchione
(Francesco Davide), che osservavo fare le parole incrociate, tranquillo e
dignitoso, Totonno lo Spazzino (Antonio Bruno, di cui ne ho scritto prima), ed
altri che per brevità non menziono.
Tra tante proposte nessun riferimento a
Raffaele Gagliardi “Biscottiere” colui che con la sua famiglia ha dato la
visibilità di Calvizzano.
Voglio credere in una amnesia storica di
questa generazione in seno al Consiglio Comunale, i quali sicuramente quando
ricorderanno il sapore dei biscotti che anche loro hanno assaporato e gustato,
avranno modo di fare ammenda e porre rimedio. Tanto Vi dovevo per la precisione.
Raffaele Gagliardi