“La mia fetta”, fece scalpore un articolo pubblicato nel 2010 su calvizzanoweb: è cambiato il tempo del “P’me che c’sta?
Lo riproponiamo. A voi le considerazioni
“A fra’ che te serve”: la mitica domanda è attribuita
dalle cronache alla figura del defunto senatore Franco Evangelisti, storico
braccio destro di Giulio Andreotti, quando l’Italia democristiana curava il
proprio potere allevando clientele. Il modo di dire indica l’uomo politico
inteso come mediatore di professione, disponibile a elargire favori di
qualsiasi tipo in cambio di voti. Insomma, un modo, anche se discutibile, di
fare politica e pensare alla propria carriera.
Alcuni politici calvizzanesi di oggi, a differenza di
tanti politici di ieri, sarebbero poco avvezzi a dare una mano agli altri: loro
badano a cose concrete e, fedeli al motto meglio un uovo oggi che una gallina
domani, pensano solo a come far soldi, facendo leva sul loro potere. Per questi
personaggi lo slogan più in voga, tirato fuori ogni qual volta gli viene fatta
una proposta politica, per la quale serve anche il loro assenso, è “P’ me che
c’sta?”.
In sostanza a questo tipo di politico non interessa discutere
la proposta nel merito e, quindi, sostenerla o opporsi con una giusta
motivazione; gli interessa solo capire se c’è una torta da dividersi,
assicurandosi una fetta.
Come può una città crescere in questo modo?