“Riconsegnare voce” ai perdenti della storia

Francesco Davide, Otello, Annamaria: quale il comune denominatore delle tre storie?  Perché ne parliamo spesso? Quante altre ce ne sono e che rimarranno per sempre chiuse fra quattro mura? Stando ai rumors, è una fotografia impietosa quella scattata dall’Ufficio servizi sociali: Calvizzano è pieno di  storie di disperazione, di emarginazione, di maltrattamenti e di “abusi”, in tutti i sensi…   

Analisi delle tre storie. La chiedemmo qualche anno fa a Gennaro GB Ricciardiello, acuto osservatore della realtà locale, uno che scava nel profondo dei personaggi 

Annamaria

Otello

Francesco Davide

Sono convinto che ognuno di noi – scrive Ricciardiello  - abbia la sua storia da raccontare, per quella di Francesco, Otello e Anna è stato facile perché a loro modo erano "personaggi pubblici" e anche perché dopo un certo numero di anni scade il copyright del ben pensare e la verità può essere raccontata. Quale il comune denominatore delle tre storie? Penso non ci sia, nemmeno la tragicità li può accomunare tutte e tre, perché nel caso di “Spellecchione” fu una libera scelta di vita e l'aspetto tragico non riguarda questa, ma l'arretratezza della mentalità di un paesello che, comunque, fortunatamente, da allora si è abbastanza evoluto, Francesco questa arretratezza la subì, ma nemmeno poi tanto: lui era molto più intelligente di quello che appariva e sicuramente molto di più di coloro che lo sbeffeggiavano: lui sapeva che il teatrino sarebbe finito con la mancia e quindi offriva un miserabile spettacolo ad un detestabile pubblico.... in fondo era lui a prendere in giro loro. La storia di Otello è la storia di tutte le diversità, che diventano tragiche, non per colpa del diverso ma di come viene vissuta per colpa della società. A volte mi chiedono "Se tuo figlio fosse gay, come la prenderesti?"  La mia risposta è sempre la stessa: "ne soffrirei tantissimo, perché vivrebbe in una società di “merda". Otello non fu mai capace di trasformare le sue diversità in punti di forza, come fecero tanti altri suoi omologhi.... James Senese, tanto per citarne uno. Il suo errore fu quello di rimanere legato alla mamma che gli inculcò delle origini culturali, deleterie per lui che diventò la prima vittima di se stesso. Non sto giudicando le sue scelte, non ne sono degno, né capace, è solo una analisi alla luce dei fatti. La storia di Anna, credo sia la più tragica, più di quelle di Otello e di Francesco, perché subita e non ricercata, un romanzo criminale con una sola vittima e nessun colpevole. Per paradosso l'unico fattore di giustizia è stata la sua malattia: la pazzia che la rese per sempre inconsapevole di ciò che aveva subito e di ciò che le avevano tolto.... forse... speriamo! Il nostro paesello (e non solo) è pieno di queste storie che non verranno mai raccontate, storie di disperazione, emarginazione, abusi, che rimarranno per sempre rinchiuse fra quattro mura, se potessi diventare molto più vecchio ne potrei raccontare altre, quelle ancora sotto il copyright del tempo. Giusto divulgarle queste storie, non tanto per rendere giustizia alla memoria di chi non c'è più, loro adesso sono in mani molto più capaci delle nostre nel rendere giustizia.... ma perché servono ai vivi, servono a riflettere, a imparare, a migliorare... piano piano.



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