L’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “Il virus aggrava le disuguaglianze, lo Stato pensi ai deboli”



Stralcio di una interessantissima intervista pubblicata mercoledì 25 marzo 2020 dal quotidiano “la Repubblica”: non perdetevela

…Partiamo dagli ultimi. Dai detenuti. Lei ha rilanciato il problema delle carceri e delle garanzie, ma chi lo raccoglie oggi? Salvini accusa che si punta a un “liberi tutti”.

E’ un tema drammatico che non deve essere strumentalizzato, come sta facendo Salvini. La situazione carceraria italiana non è degna di un paese civile e bene ha fatto il capo dello Stato a sollevare con il suo stile la questione della vita e della salute dei detenuti e degli operatori carcerari. Uno Stato democratico deve salvaguardarli. Voglio aggiungere che è nell’interesse di tutti che le carceri non esplodano. Cosa accadrebbe se ci fossero nuove rivolte determinate non dalla paura, ma dal contagio coronavirus?”  

Cosa fare? Si può pensare a una scarcerazione per chi ha poca pena da scontare o se l’entità della pena è lieve?

“…Bisogna avere un numero sufficiente di braccialetti elettronici, che oggi non c’è. E’ indispensabile sburocratizzare i tempi delle decisioni. E poi occorre una modifica di legge per i detenuti in attesa di giudizio, altrimenti si creerebbe l’assurdità per cui esce chi è stato giudicato colpevole e resta in carcere chi è innocente. Nel 2003 avevamo previsto la sospensione della pena per i residui di condanna inferiori ai due anni. In caso di inosservanza o violazione degli obblighi imposti si scontava tutta la residua pena e quella aggiuntiva. Una strada che si potrebbe provare a seguire oggi”.

Ci sono i dimenticati, coloro destinati ad essere “sommersi” dall’epidemia. I senza tetto, ad esempio. Ma anche coloro che già lavoravano in nero e non avranno nessuno scudo. Ci saranno i sommersi e i salvati.

Il coronavirus fa emergere tutte le drammatiche situazioni sociali. La pandemia colpisce più duramente i soggetti più deboli. Penso a chi ha già gravi malattie, agli anziani, a chi è solo, chi non ha casa e non ha tutele. E “dopo” ci sarà un forte aumento delle povertà e delle disuguaglianze. Penso a quanti posti di lavoro sono a rischio, a quanti esercizi commerciali faranno fatica a riaprire. Il primo impegno adesso deve essere quello di curare tutti e proseguire nello sforzo titanico di queste settimane; poi sarà il tempo di ripensare a tante cose, a tornare a rafforzare la sanità pubblica, a maggiori strumenti di aiuto, a una maggiore sicurezza sul lavoro e del lavoro”.

La trincea dei medici, quella dei sindaci, ma anche il lavoro dei servizi essenziali, dalla catena alimentare all’informazione. Anche loro tra i sommersi?

Ci sono persone che stanno mettendo a rischio la loro vita. Bisogna fare di tutto per farli operare nelle migliori condizioni di sicurezza. E coltivare la gratitudine”…

Fonte “la Repubblica”

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