Calvizzano sta cambiando: “Il poeta Franco Ciccarelli ci offre un giro gratis sulla giostra della felicità”
Calvizzano vivrà per sempre, grazie a questi prolifici bravi autori di casa nostra. Il “Bar
centrale”, con tutti i suoi personaggi, riprenderanno vita come per incanto e
saranno tra noi, ogni volta che leggeremo questa poesia o ascolteremo la melodia
di Stefano Ronchi con la sua struggente musica!
“O’ Bar Centrale”, un emozionante brano musicale dedicato a
Calvizzano: ascoltatelo, riaffiorano i ricordi felici
Testo di Franco Ciccarelli, musica di Stefano Ronchi
La recensione dello scrittore Enzo Salatiello
Calvizzano sta inesorabilmente cambiando. Nessun paesaggio
resiste allo scorrere del tempo. In questi giorni difficili, la piccola
comunità calvizzanese, chiamata alla prova della quarantena, prova a
esorcizzare la paura con canti e partecipazioni dai balconi. Proviamo a
immergerci nella Calvizzano dei ricordi di Franco Ciccarelli, autore di
straordinarie e delicate liriche. Godiamoci questa sua bella poesia, diventata
una canzone per merito di Stefano Ronchi, autore veneziano ormai
affettuosamente adottato dalla nostra comunità. La lirica sembra una ballata
dei grandi cantautori storici perché risente di alcune tecniche molto precise,
un sistema di rime organizzato in modo orecchiabile e melodico, proprio come
nelle ballate popolari di una volta. Franco ha un talento naturale per
descriverci quello che siamo stati attraverso potenti immagini a impatto
emotivo molto forti. Chi non ricorda la piazza di una volta così come ce la
descrive Franco? L’autore si lascia andare a occhi chiusi a un nastro
riavvolgibile di un film molto emozionante, a quando la piazza era piena delle
figure e degli elementi che hanno caratterizzato la nostra infanzia e la nostra
adolescenza spensierata. La ballata va avanti a dorso di ricordi e sprazzi mnemonici
molto intensi. La vita ritorna: il profumo della miscela del caffè comprato, i
suoni e i rumori allegri di una comunità, ce n’era per tutti, l’indiavolato
flipper che cacciava versi e suoni avveniristici per l’epoca, lo schiocco delle
carte sui tavolini, le volute di fumo che avvolge una realtà che sopravvive
solo nell’attimo fecondo del poeta. Ma noi vediamo tutto, riassaporiamo i
giorni freddi dell’inverno e quelli afosi estivi. Franco ci offre un giro
gratis sulla giostra della felicità! Io personalmente mi sono sentito
catapultare in un mondo incastonato e incantato in una bolla sospesa di tempo
passato che non passa! Ma, attenzione, qui non c’è abbandono dolente o
pessimista, qui la sofferenza e la tristezza di un’adolescenza andata insieme a
quel bar non si vedono. Franco non permette ai ricordi di imprigionarci in un
rimpianto. Egli si rifà al grande George Harrison e a un bellissimo verso che
recita: “L’alba non dura tutta la mattina”.
Ogni cosa viene al mondo per passare, tutto, piano piano, scompare ma noi
abbiamo un’arma segreta: gente come Franco Ciccarelli che senza pagare un
soldo, ci porta sulla altalena dei ricordi, senza mai cedere alla tristezza.
Complimenti a Franco Ciccarelli per questa bellissima e dolce cavalcata sulla
cresta di un’emozione! Calvizzano vivrà per sempre, grazie
a questi prolifici bravi autori di casa
nostra. Il “Bar centrale”, con tutti i suoi personaggi, riprenderanno vita come
per incanto e saranno tra noi, ogni volta che leggeremo questa poesia o
ascolteremo la melodia di Stefano Ronchi con la sua struggente musica!
Enzo Salatiello
O Bar Centrale
Aggia letto a notizia,
ieri sera n’gopp o' giornale
“Demolito dalle ruspe
il palazzo del Bar Centrale”.
Era un articolo di poche righe
affianco a pagina da' pubblicità
nun ce' potevo credere
in un attimo è volata in cielo la nostra libertà.
Sto parlanno do' “Bar e Giacumin”
sotto o palazzo mieza a via
pe' nu mumento aggia chiuso l’uocchi
e a colori è trascorsa tutta a vita mia.
Me ricordo quand’ ero creaturo
e papà mio abbracciato a me…!!!
Me mandava a comprà nu quarto e macinato
di quell’ottimo e aromatico caffè.
Me ricordo ‘o flipper nell'angolo appena trase
e la partita a carte di tanta gente onesta
o' fumo denso de’ sigarette
e signore co' mandesino c’arapevano a fenesta.
A l’altro lato, sulla destra
attraverso i vetri e n’ata porta
vedevo o' monumento do' nonno mio
appoggiato al frigo azzurro dei gelati “Motta”.
Ormai 'o bar è distrutto, se vedono e macerie
tutto attuorno è solo nu cantiere
ne parlammo con tristezza
assettato addo’ barbiere.
E come diceva George Harrison,
chillo nato a Liverpool tanto tiempo fa’,
l’alba nun po’ durà tutta a matina
comme ogni cosa, chianu chianu, adda’ passà.