Dal cantore Otello Di Maro agli artisti della nostra città, “ma sì, Calvizzano è ammore”

Pure questo è il senso della manifestazione organizzata dalla Pro Loco Calvizzano: il mio paese” in memoria di Otello, che si svolgerà sabato 30 novembre, dalle 17 alle 19.00, nella sala teatrale della parrocchia San Giacomo di Calvizzano 


Ma si è ammore” è uno dei 22 brani incisi oltre venti anni fa dal cantore calvizzanese Otello Di Maro (deceduto in una gelida notte della vigilia di Natale 1988) che Calvizzanoweb ha pubblicato a puntate, pensando di fare cosa gradita a tutti coloro che lo hanno apprezzato per la sua arte, ma soprattutto per la sua gentilezza e semplicità.


Otello Di Maro ha segnato un’ epoca artistica a Calvizzano che, come spesso capita, resta chiusa negli archivi di pochi. Condannata a quell'oblio che oggi viene decantato come diritto ai video diffusi in rete, di amori vissuti in solitudine e che agli occhi degli altri è amore sporco - decantando il testo di Otello.
Calvizzanoweb ha spolverato opere artistiche nostrane, in particolare modo quelle di Otello, riportandole alla ribalta ad un paese che non merita di essere etichettato come è stato definito in questi giorni da alcuni quotidiani a causa di vicende politiche. La cultura e l'arte sono come brillanti su gioielli che non vanno nascosti ma mostrati e valorizzati. Colgo l'occasione per chiedere ai giovani talenti di non nascondersi o cercare altrove quello che hanno qui, adesso. Il mio desiderio più grande per Calvizzano è quello di veder nascere un'associazione culturale apolitica e soprattutto giovani che vogliono occuparsi del loro territorio, maturare nell'intento fino a saperlo gestire come solo un buon padre di famiglia saprebbe fare.
Calvizzano è fatta di tanta buona gente che mi ha dato l'onore di farmi crescere e di farsi conoscere. Mi sono lasciato cullare da quegli abbracci, strette di mano e caffè offerti come le carezze che mi hanno saputo dare. Il mio potrebbe anche essere un pensiero campanilistico, ma si è ammore?

Fabrizio Ciccarelli

Ma si è ammore, la recensione di Enzo Salatiello

L’amore, secondo Otello Di Maro, non ha bisogno di aggettivazione alcuna. In questa bella lirica, egli canta semplicemente l’amore. Senza aggettivazioni di sorta.  Anche quello che ai nostri occhi potrebbe apparire deleterio e di un infimo livello. Eppure, Otello s’incanala nel solco “sacro” dei grandi cantori antichi e moderni, cantautori, poeti, pittori, tutti hanno raccontato e spesso vissuto un amore ai bordi delle strade o nel chiuso di rifugi di fortuna. Le due “Maja desnuda e vestida” del Goya erano prostitute. La donna speciale che fa vedere “Il cielo in una stanza” a Gino Paoli è una di quelle che lavorano tra i carrugi del porto di Genova. Potremmo elencarne a centinaia, quindi anche il nostro Otello volle raccontarci di questi amori venduti o comprati, barattati o trattati per un prezzo troppo spesso contrattato.  L’amore comprato diviene poesia dismettendo i panni dello squallore. La straordinaria sensibilità di Otello e la sua libertà da ogni schema sociale, lo porta ad abbellire quadri d’insieme: (N’coppe ‘e borde e ll’autostrade, sotto ‘e lampiune ecc.). Otello si libera delle convenzioni sociali che da sempre schiacciano la sua anima che si libra in volo come un albatro. Egli non crede che questo tipo di amore possa far male, serve a chi è solo (condizione che lui provò in vita). L’amore comprato non porta con sé pena o “fastidi” come la gelosia, la convivenza, le responsabilità. Questo amore è una sorta di premio per gli ultimi e non solo, per quelli che non hanno saputo o voluto tracciare un percorso “normale” della loro vita o per quelli che molto banalmente, amano questi tipi di amori. L’amore fatto “Alla boia d’un Giuda” (Francesco Guccini) rivive nella bella e plastica espressione: “mmiezo ‘e terre a culo annùre”. Anche se quest’amore, è cercato e vissuto di fretta, alla maniera peggiore e in condizioni avverse, anche se, troverà ostacoli tra gli affetti, anche se, si conclude con una banconota, per il poeta, è sempre amore! Non può far male, né aver torto. Questo amore non vuole alcove romantiche, grandi scenari o storie addosso ricamate, a questo amore, basta un pagliaio, un anfratto, una casa abbandonata, esso non chiede intere vite passate insieme ma, poco tempo, al freddo o al sole sotto un albero, in una stazione, nel buio di una sala cinematografica, qualsiasi posto di fortuna è adatto! Un amore che parla africano, rumeno, o qualsiasi dialetto italiano, il filo logico del discorso di Otello è universale e vale per ogni stagione. Da sempre esiste chi: “Vende a tutti la stessa rosa” (Fabrizio De Andrè) Renderà per poco tempo, qualcuno felice. Già… la felicità, una cosa che Otello forse, non conobbe mai, imprigionato com’era, in quella gabbia feroce che fu la sua creatività e la sua sensibilità di uomo e poeta straordinario.

Il testo
Ce stà ammore ca se venne
ca chiunque o po’ pruvà
Nun te sfrutta e nun t’impegna
primme o doppe ‘o può lassà
N’coppe ‘e borde e ll’autostrada
sotto ‘e lampiune
nunn’è overo ca fa male
ma cuntenta a chi è diune
ce stà ammore ch’è cundanna
è ‘na pena ca e’ scuntà
sulo ‘o nomme già è ghia stemma
sulo tuosseche po’ ddà
Dint’oscuro e “cierti” sale
sott’e staziune
animale comme cane
mmiezo ‘e terre a culo annùre
ce stà ammore di soppiatto
pe’ n’a casa è n’u scompiglio
tene sempe chi l’aspetta
nun le basta n’u giaciglio
ce stà ammore nire, janco
e tutte ‘e culure
ma si è ammore è sempe sole
ma si è ammore nun tene tuorte
pure quanno a ll’uocchie e ll’ate
pare spuorche!





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