Succede che in Italia se non muori ammazzato non sei credibile, così la morte di Francesco Saverio Borrelli, in questa afosa e distratta estate italiana, è passata quasi inosservata

Fonte foto: "la Repubblica Milano.it"
F.S. Borrelli è stato il Caponnetto del nord. Nord solo per l’attività professionale, visto che era napoletanissimo ed anche questo fa parte del paradosso italiano per cui i maggiori esempi di legalità e senso dello Stato sono personalità del sud, da sempre usato come paradigma di caos malavitoso in tutti i possibili aspetti immaginabili. Ed in effetti così come le mafie, che non sono mai state combattute, così come sarebbe stato logico aspettarsi, da uomini del nord, dal sud sono venuti anche quelli come Borrelli e Di Pietro che sono riusciti a ravanare nel cuore della  presunta “Milano da bere”, smascherandola per quella che era realmente in quegli anni (e che purtroppo è continuata ad essere dopo), cioè la matrona della cloaca massima,  epicentro del potere corrotto e corruttore, cloaca con la mente a Milano ed il culo a Roma. 
Destino segnato quello di Borrelli, già figlio di procuratore capo di Milano e con una tesi di laurea discussa con Piero Calamandrei, destino a cui non si sottrasse senza ombra di dubbio, ma ci si infilò anima e corpo, nonostante il pericolo che qualche “corpo” potesse finire male da quelle parti fosse più che concreto, a quei tempi era ancora vivissimo il ricordo del caso dell’ assassinio dell’ avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona. Insomma l’ammonimento mica tanto implicito “Chi tocca certi fili Muore” era ben presente. Nonostante questo, Borrelli un filo cominciò a toccarlo e a  tirarlo, apparentemente irrilevante: quello del “Pio albergo Trivulzio” gestito da Mario Chiesa, il “mariuolo” come lo definì Bettino Craxi (da notare anche qui il paradigma negativo del sud nell’inflessione forzata dialettale), fatto sta che tirando quel filo venne giù tutta la matassa marcia della Prima Repubblica.
Purtroppo la Seconda Repubblica è stata figlia legittima e degna erede della seconda, consegnando l’Italia dalle mani del corrotto a quelle del corruttore, decadde il sistema sovrastrutturale ma passando direttamente nelle mani di chi ne usufruiva, così un imprenditore molto discutibile, sfruttando il suo potere mediatico, riuscì a presentarsi alle elezioni sfiorando il 50% dei consensi, acclamato a furor di popolo come Re Mida. Fu così che l’utente del sistema divenne il sistema stesso.
Nonostante l’accorato e memorabile appello “Resistere, resistere, resistere” proclamato da F.S. Borrelli all’inizio del suo ultimo anno giudiziario da magistrato, ultimo strale lanciato contro le leggi ad personam che  fioccavano dal parlamento e che rendevano sempre di più vane tutte le fatiche di quel “pool mani pulite” da lui coordinato e diretto.
Borrelli e il suo pool furono una chance per l’Italia per uscire dai bassifondi della classifica dei paesi più corrotti del mondo, di essere un paese all’altezza che gli compete, una opportunità mal sfruttata.
Chissà perché gli italiani ogni qual volta si presenta una occasione del genere, si danno una martellata sui “maroni” e invece di innestare la marcia avanti introducono la retromarcia.
Destino maledetto di questo Paese, ogni qual volta c’è la possibilità di svoltare verso il futuro, il manovratore diventa quanto di più vecchio il passato possa consegnare.
Poveri figli!
Come concludere: “Resistere, resistere, resistere”.

Gennaro Gb Ricciardiello

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