Università, in cattedra poco più 20 ordinari under 40: tra questi anche il calvizzanese Amedeo Pugliese



Tra i magnifici giovani in cattedra c’è anche il nostro concittadino Amedeo Pugliese, 39 anni, prof. ordinario di Economia Aziendale all’Università di Padova. Un giovane dalle idee chiare che ci ha creduto fino in fondo ed è arrivato, dopo tanti anni di gavetta, alla meta che si era prefissato. E’ sposato ed abita a Padova, ma quando può, essendo oberato di impegni, viene a Calvizzano a trovare suo padre  Angelo, pensionato: lavorava al “Mattino”. Amedeo ha una sorella che vive in Toscana, lavora alle Poste. Ha frequentato la media Polo a Calvizzano e il liceo scientifico Elio Vittorini di via Domenico Fontana (zona Vomero alto), dopodiché  si è iscritto all’Università di Napoli, Facoltà di Economia, laureandosi con il massimo dei voti. Pugliese, per più di un lustro giornalista de “Il Mattino” (lui e sua sorella hanno scritto per diversi anni anche per il periodico “L’attesa” di Marano), è stato ricercatore universitario presso l’Università Federico II di Napoli, ed ha vissuto per un lungo periodo in Australia, dove ha insegnato Ragioneria Internazionale e Corporate Governance presso il prestigioso Queensland Institute of Tecnology.  All’epoca lo intervistammo per farci raccontare non solo l’esperienza vissuta con la terribile alluvione che colpì il Queensland (regione a Nord-Est dell’Australia) dove risiedeva, ma anche per capire come maturò la sua scelta di andare laggiù.
Può sembrare un paradosso – disse Amedeo Pugliese - ma gli eventi drammatici dell’alluvione mi hanno dato una misura di cosa significhi vivere qui. Brisbane - la città in cui risiedo - è stata colpita a metà gennaio da questo dramma. Quarantamila volontari l’hanno rimessa in piedi nel giro di sette giorni; e ieri, il Sindaco ha dichiarato che il servizio di trasporto pubblico via fiume sarà ripristinato con due mesi di anticipo rispetto a quanto inizialmente promesso. Quando sono arrivato, a Ottobre, l’assessore ai lavori pubblici si è dimesso perchè i lavori per la costruzione di un ponte pedonale avrebbe richiesto due settimane ulteriori di disagio. Su un totale di oltre 800 giorni di lavoro”.
Sembra che ci siano grosse differenze con i tuoi luoghi di provenienza, gli chiedemmo.
Sì. Sono sorpreso dall’importanza enorme che ha il giudizio pubblico sull’operato dei politici, degli amministratori. E’ il concetto di ‘accountability’, che da noi manca a tutti i livelli. Nell’amministrazione pubblica come nell’Università, ma anche nelle imprese private, e l’elenco non è esaustivo”.
Come sono nate l’idea e l’opportunità di lavorare presso un’Università australiana?
Come accade talvolta, è frutto un po’ della casualità. Avevo concordato con il Preside della mia facoltà a Napoli un periodo di ricerca all’estero. QUT offriva una posizione di un anno, attraverso un annuncio sul principale motore di ricerca internazionale per selezionare docenti e ricercatori nelle discipline economiche. Tre colloqui via skype, cinque telefonate a diversi colleghi in Europa per chiedere referenze e nel giro di due mesi mi hanno offerto un contratto ‘tenure track’, cioè a tempo indeterminato a patto che entro i primi tre anni raggiunga gli obiettivi che abbiamo negoziato”.
Com’è il contesto lavorativo? Flessibilità significa precarietà anche da quelle parti?
Sono qui da troppo poco per dirlo, ma non è infrequente che persone oltre i cinquant’anni decidano di cambiare città o lavoro. C’è molta flessibilità, ma da entrambi i lati, e non è solo a scapito della categoria dei lavoratori. E poi c’è un forte senso dell’etica del lavoro. Da noi il lavoro è diventato quasi un’utopia, e lo si nota anche nello scoramento tra gli studenti più brillanti”.
Nostalgia?
Si. I miei luoghi mi mancano molto. Così come mi mancano alcuni giornalisti, i teatri, la musica e l’intelligenza che non ho mai ritrovato – così affinati – anche in contesti eccellenti. Per fortuna con me ho una libreria di autori napoletani che mi riconnettono ai luoghi primordiali. Consiglio a tutti di fare un’esperienza all’estero. Vale moltissimo ed è molto più semplice di quanto si pensi. Qualche giorno fa una persona mi ha chiesto cosa ne pensassi dell’idea di investire soldi della propria ‘liquidazione’ per far studiare la figlia in una prestigiosa università inglese: le ho risposto che non credo esista un investimento migliore”.

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