Joseph Aloisius Ratzinger alias Benedictus PP. XVI, l’agnello sacrificale: oggi, 16 aprile, compie 92 anni



«Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum”
“Sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”
Molti di noi hanno visto un papa morire e un altro prendere il suo posto ma, quanti nella storia hanno visto un papa dimettersi? Chi ricorda Papa Benedetto? Sarebbe bene non dimenticarlo mai, ora che è ancora tra noi, anche per non lasciarlo solo, con la sua solitudine e memoria di papa sacrificato e auto esiliato. I dolori di Ratzinger hanno origine con le colpe di Giovanni Paolo II che per una sua scelta strategica, lascia il controllo della curia romana a se stessa per dedicarsi alla guerra contro il comunismo che strangola la chiesa polacca e i Paesi dell’Est. Questo inciderà moltissimo sulle dimissioni di Benedetto. Poco prima della sua morte, Wojtyła confidò a Ratzinger che sarebbe stato lui il candidato ideale al soglio petrino. La cosa sgomentò il cardinale bavarese che era già sugli ottant’anni. Schivo, caratterialmente timido, abituato a reggere nell’ombra i pesi e le responsabilità del ruolo, ambiva a ritirarsi e dedicarsi agli studi teologici. Bavarese di nascita, ha retto l’Arcidiocesi di Monaco-Frisinga dal 1977 al 1982. La Baviera è terra tedesca e cattolica, una particolarità. Benedetto ha suscitato scalpore in alcune delle occasioni passate alla storia durante il suo pontificato, come quella della visita al campo di Auschwitz in Polonia dove affermò che sarebbe stata l”assenza di Dio” a determinate l’Olocausto. Scatenando così la reazione del mondo laico e delle associazioni di agnostici e atei. In effetti, a guardarla bene da vicino, la frase non era rivolta all’ateismo come forza scatenante della “Shoa” ma all’assenza “dei valori” che portano l’uomo ad avere uno scopo. Del resto, anche Nietzsche parlò di un “Dio morto” e non si riferiva certo alla negazione della sua esistenza della quale nessun ateo del mondo potrebbe provare. “L’incidente di Ratisbona” è emblematico, citando un’affermazione in un discorso  di Manuele II Paleologo su Maometto. Si trattava di una Lectio Magistralis sulla Fede e ragione. Papa Benedetto fu molto chiaro nello specificare che la frase era strumentale a un’analisi che non aveva come oggetto il profeta fondatore dell’Islam ma quella di indagare il rapporto “Fede-Ragione”. Purtroppo i Media che non aspettano altro, buttarono tutto nel calderone delle notizie impazzite e senza precisazioni. Risultato. Vi furono gravi tensioni con gli arabi e forse, l’uccisione di una suora in Somalia è legato a questo episodio. Nel gennaio 2009, Benedetto revocò la scomunica a Richard Nelson Williamson cardinale negazionista. L’ingenuità del papa fu quella di non controllare le notizie. Questo prelato, in un’intervista alla TV svedese, lasciò intendere proprio in quei giorni, che gli ebrei, durante l’olocausto “Non sono stati uccisi nelle camere a gas”. Il papa non sapeva di questo episodio ma la sua responsabilità è che intorno a lui non c’era una squadra motivata a toglierlo da questi impicci. Sarebbe bastato un solo addetto all’entourage a controllare velocemente queste notizie. Il grande scandalo dell’Istituto bancario Opere di Religione (Ior) unitamente a quelle dei cardinali che usavano finanze vaticane a scopo personale, la pedofilia e gravi fatti della sottrazione e diffusione di documenti  riservati da parte del suo maggiordomo Gabriele, hanno determinato nel pontefice la resa. La Chiesa di Benedetto è in costante ritardo sui temi del tempo. Ma sarebbe una grave ingiustizia addossare a lui le colpe che in massima parte vanno cercate nei ventisette anni del pontificato precedente. Ratzinger è arrivato al sacro soglio quasi ottantenne ed ha resistito otto anni. Poco prima della sua rinuncia, Benedetto ci lascia un indizio di quello che forse aveva già programmato, lasciò una stola sulla tomba di Celestino V, papa del “Gran rifiuto” del 1294. Egli reintegrò anche il rito “tridentino” della Santa Messa. La funzione celebrata in latino e con l’officiante che dà le spalle ai fedeli rivolgendosi all’altare. Non lo seguì nessuno. Un colpo alla riforma conciliare di Giovanni XXIII.  L’ultimo suo “scivolone, è di pochissimi giorni fa: “La pedofilia è colpa della rivoluzione culturale del ‘68”. L’attualità è stata crudele con questo papa, egli non aveva i “muscoli” per reggere il più schiacciante e formidabile dei poteri compositi: il Vaticano! Si ricorderà di lui la storiografia e la teologia come di un raffinato e profondo studioso e un fine professore. Ma non è mai stato un papa all’altezza della sfida.  Autore di grandi studi che formano la base per le generazioni di docenti attuali e futuri. Buon compleanno Benedetto!

Enzo Salatiello

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