L’autoerotismo praticato a quasi 70 anni...



Non ricordo più chi dei grandi filosofi illuministi affermò che: “L’unico incontro tra erotismo e filosofia è la masturbazione!”.

Un pomeriggio d’estate ero in vacanza a Calvizzano dalle mie fatiche germaniche. Incontrai Domenico Rosiello che mi invitò a prendere un caffè. Lo feci non per il caffè che avevo appena gustato ma, ogni incontro con Mimmo è come incontrare una squadra intera di narratori, di fonti, aneddoti e fatti dalla quale si resta tramortiti. Infatti attaccò subito: Mi ricordo da bambino che nel mio palazzo c’era una coppia, il marito pensionato, lavorava al catasto, lei casalinga, nonostante la sostanziale differenza di età tra i due, il marito contava quasi un decennio in più, era lui a essere morso da una “fame” dei sensi e un vigore erotico degno dei soldati al fronte dopo un anno di trincea! Lui non era affetto da nessuna strana perversione ma, era semplicemente un maschio che invecchiava molto bene e biologicamente molto lentamente. La moglie, dobbiamo dire legittimamente, non viveva queste ansie anzi, il sopraggiungere della menopausa la teneva lontana da certe “tentazioni” e questo metteva in subbuglio l’animo del marito. Cosa fare? Certo, lui non era uomo da “scampoli di amore mercenario” rimediati a bordo di qualche statale o nello squallore di una stanza di un Motel! Era un uomo dai sani principi e la sua vita si era svolta tutta nell’orbita della sua amata moglie e della famiglia. Intanto però la “Riserva ovarica” si era esaurita e lei non rispondeva più a certi stimoli. Che fare? I mutamenti sopraggiunti anche nel comportamento della moglie lo mettevano in ansia e gli creavano un problema: “Come gestire il suo legittimo bisogno erotico?”. Perché la differenza, tra i due sessi non è tanto sul come si intende la sfera sessuale ma il funzionamento chimico-fisico: una donna nasce con un quantitativo ovarico destinato alla fecondazione. Il maschio invece, ne “fabbrica” ex novo sempre altri! Il povero pensionato, non volendo perdere se stesso fermandosi a un lampione, non poteva certo auto destinarsi al manicomio! L’unica cosa da fare era l’autoerotismo. Studi recenti parlano addirittura della salvezza della prostata da malattie benigne ma anche da neoplasie, proprio con la pratica del piacere autoindotto, almeno 21 volte al mese! Altri benefici ci arrivano da studi americani dove si afferma che una masturbazione nella pausa caffè dall’ufficio rende ancora più tonico l’impegno dell’impiegato! Il nostro amico si convinse a praticare questa attività e ne risultò salvo non solo il suo umore, ma anche il suo equilibrio emotivo. Secondo me, non c’è affatto scandalo o delitto nel praticarla. Le implicazioni morali di ogni religione ci hanno indotto a considerarla come un tabù. Ma scusate? Se la fame, la sete, il sonno e il bisogno della minzione, sono riconosciuti come sacrosante impellenze, perché il nostro legittimo bisogno a un innocente piacere di un uomo che mosso da rettitudine morale, non volendo commettere azioni come adulterio o altro, si faccia gli affari propri in santa pace! Viva l’autoerotismo indotto a una certa età!

Enzo Salatiello


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