Fogne in Collina, una battaglia che anche i cittadini della frazione maranese di Torre Caracciolo stanno combattendo da anni
La
Commissione “Grandi Rischi” giudicò Marano seconda solo a Sarno
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Frana in via Marano-Pianura, foto Teleclubitalia |
I
cittadini della frazione maranese di Torre Caracciolo stanno combattendo da
anni una battaglia per risolvere il problema delle fogne: diverse centinaia di
case, infatti, sono ancora costrette a convivere con i pozzi neri, e i relativi
espurghi costano fior di quattrini. Ricordiamo che la realizzazione delle fogne
sulla Collina dei Camaldoli fu inserita nell’ambito di un progetto ben più
complessivo di risanamento idrogeologico, voluto dal Governo, in seguito al
disastro di Sarno. La Commissione “Grandi Rischi”, infatti, giudicò Marano seconda solo a Sarno come grado di rischio rispetto al dissesto
idrogeologico. Nonostante tutto furono stanziati circa 100 milioni di euro per
risanare soltanto il versante napoletano della Collina dei Camaldoli. Solo
successivamente, e con pochi fondi, grazie all’intervento dell’amministrazione Bertini
dell’epoca, il piano fu allargato anche al versante maranese. La vicenda,
infatti, comincia a prendere il verso giusto agli inizi del 2000, quando l’allora
Vice sindaco di Napoli facente funzioni, Riccardo Marone, diventa Commissario Straordinario per il
sottosuolo.
“In quel periodo – afferma Bertini, all’epoca
sindaco di Marano - fui invitato ad
alcune riunioni del “Consiglio dei Saggi”; in quella sede mi fu facile far
capire che risanare solo il lato Napoli non significava mettere in sicurezza la
collina anche perchè i problemi del versante maranese interessavano solo
parzialmente il territorio della città, mentre per la maggior parte
interessavano Pianura e Quarto. C’era inoltre – aggiunge - un significativo
vantaggio economico in un progetto congiunto Napoli-Marano, perché in quello preliminare
era previsto che le acque reflue, incanalate fino a Chiaiano, dovessero essere
nuovamente spinte sulla sommità per andare al capofogna che invece Marano aveva
a pochi metri proprio attraverso la cava del Poligono”.
Dunque,
dietro spinta di Bertini, tramite il Commissariato Straordinario Rifiuti, con
l’interessamento dei prof. Vanoli e D’Antoni, fu recuperato un finanziamento di
14 milioni; il progetto fu affidato
alla Sogesid, approntato e approvato anche dal Comune di Marano.
“I lavori - continua Bertini - furono messi a gara e affidati direttamente
dal Commissariato, al quale, per esplicita richiesta del nostro Comune, venne
affidata anche la Direzione dei Lavori, sapendo che nella zona sulla quale si
interveniva bisognava fare i conti con alcuni potentati locali, cosa che di
fatto avvenne e comportò alcune varianti, mai formalizzate, che comunque fecero
lievitare seriamente i costi”.
Dei
14 milioni di euro, ne furono spesi solo 9: i lavori dell’ultimo tratto furono
sospesi, perché una parte dei fondi venne dirottata sulla discarica di Chiaiano.
Poi, ai tempi di Cavallo sindaco, ci fu la mozione di indirizzo di Bertini (ne parliamo
in un articolo a parte) che prevedeva l’utilizzo
di una parte dei 4,5 milioni di euro dei fondi compensativi per destinarli al
completamento dell’anello fognario e che non passò in Consiglio comunale. Dopo
Cavallo, arrivò il Commissario straordinario Gabriella Tramonti che si impegnò
a chiedere un incontro in Regione per conoscere nei dettagli lo stato del
progetto e dei fondi, sia a rivedere il Piano triennale delle opere pubbliche,
dove la questione fogne a Torre Caracciolo non fu presa proprio in
considerazione. Della delegazione di cittadini della storica frazione che si
confrontò con il Commissario Tramonti fece parte anche la contessa Rita
Caracciolo (proprietaria dell’omonimo, famoso castello) che, nonostante la
veneranda età (all’epoca aveva superato gli 80 anni) continuò a essere in prima
fila per difendere gli interessi del territorio collinare e quelli dei
cittadini. In prima linea c’era anche Don Salvatore, in quel periodo nuovo
responsabile dell’OMNI (Opera Nazionale Mezzogiorno d’Italia, proprietaria
anche dello stabili dove alloggia la scuola Darmon). In molti si chiesero dove
fossero finiti i politici, in particolare quelli che in quelle zone ci abitano
e quelli che ottengono sempre numerosi consensi elettorali, e perché non
avessero sostenuto pure loro la rilevante battaglia di civiltà.