A
parte la cena dei poveri del 23 dicembre, vanno sottolineate le iniziative
meritorie delle scuole calcio calvizzanesi, Fanciullesca e A.S.D. Calvizzano,
per aver dimostrato la loro sensibilità verso chi ne ha bisogno: la prima ha
donato oltre 200 giocattoli ai bimbi degli ospedali pediatrici della Campania,
la seconda ha organizzato una raccolta record di generi alimentari, consegnati
alla Caritas di Calvizzano. Ma anche atleti, bimbi e genitori dell'associazione Calvizzano Volley hanno contribuito a donare un sorriso ai bimbi bisognosi, con oltre 150 pezzi di cioccolato
C’era una volta la solidarietà, oggi, invece, c’è solo
tanta indifferenza. Questo il senso dell’articolo-racconto scritto da Lorenzo
Marone sul quotidiano la Repubblica di qualche domenica fa. Il noto scrittore
napoletano asserisce (e siamo in completa sintonia con il suo pensiero) che “l’aiutarsi
a vicenda, l’empatizzare con gli altri, farsi carico dei problemi e delle
necessità altrui sembra essere diventato qualcosa di non più dovuto, in una
società che insegna a pensare solo a se stessi, con una politica che educa nell’indifferenza,
a curare il proprio orticello e a chiudere a doppia mandata la porta di casa
per sfuggire all’estraneo, al nemico, Siamo diventati un popolo di indifferenti,
non sentiamo più la necessità di tendere una mano, anzi temiamo chi ci chiede
aiuto, chi può invadere il nostro piccolo limbo felice”.
Nel secolo scorso, invece, fa notare Marone, le cose andavano
diversamente: la solidarietà era un valore sentito, anche dai partiti. Racconta, infatti, di un grande atto di
solidarietà, quando nell’immediato dopoguerra il partito comunista si preoccupò
di organizzare i “cosiddetti treni della
felicità” che portarono i bambini bisognosi di Napoli al Nord, ospitati
presso famiglie dell’Emilia Romagna che potevano offrire loro pasti caldi,
comodità, e soddisfare le necessità di tutti i giorni, salvandoli pertanto da
denutrizione, analfabetismo, malattie.
Anche noi, alcuni mesi fa, parlando della storia del
maranese “Ciccio e’ Pacchicco”,
simbolo dell’emergenza abitativa inizio anni ’90, facemmo notare come, nel caso
specifico, non fu reso il giusto tributo a uno dei valori fondamentali che
contraddistingue il genere umano e che dovrebbe essere alla base dei rapporti
fra cittadini, fra le popolazioni: la solidarietà. Il materialismo sfrenato di cui oggi siamo vittime, la vita frenetica che
conduciamo non consenti ai concittadini di “Pacchicco” di dedicargli nemmeno un
minuto, nonostante fosse diventato un simbolo, l’altra faccia di una medaglia
che nasconde la parte peggiore di noi. Nella sua triste storia c’era di tutto:
solitudine, sofferenza, dramma della casa, alcoolismo, emarginazione e chi più
ne ha, più ne metta, ma non servì a
scatenare quell’ondata di solidarietà che in quel momento occorreva.
E
a proposito di solidarietà, riproponiamo
come un mantra la “Terrà degli Gnu”, il significativo testo dell’artista
calvizzanese Mimmo Guarino
Proprio come questi
bestioni, noi umani, anziché sviluppare lo spirito solidaristico, siamo sempre
pronti a scappare, sempre pronti a voltare le spalle alle vittime di turno: al
commerciante che si ribella al pizzo, alla povera gente che vede continuamente
calpestati i suoi diritti, a chi si sforza di fare il proprio dovere e viene
minacciato, perché non è funzionale al sistema… Pensiamo che la
maniera migliore per dare un senso alla normalità sia quello di ripubblicare
quel meraviglioso testo dell’ artista calvizzanese, Mimmo Guarino, intitolato
la Terra degli Gnu, proprio per far riflettere ancora di più
Tempo fa, guardando un documentario sulla savana africana, vidi una scena
che successivamente mi avrebbe fatto molto riflettere. Oggetto del documentario
uno degli erbivori più popolari di queste zone, lo gnu: uno strano animale a
metà strada tra un bue, un’antilope e un cavallo. Questi animali amano molto
stare in compagnia e si organizzano perciò in grandi branchi, che poi si
cimentano in lunghi spostamenti, a volte vere migrazioni, alla ricerca di erba
tenera nata dopo le piogge. Nel mese di Maggio circa 1,5 milioni di esemplari
si spostano dalle pianure alle foreste, per poi tornare alle pianure nel mese
di Novembre quando le piogge estive le avranno rese di nuovo verdi.
Nel documentario, la telecamera del reporter inquadrava proprio uno di
questi grandi branchi di gnu, con le bestie intente a bere vicini alla riva di
un fiume, quando tutto ad un tratto arrivò un leone. Il leone è da sempre
considerato il più acerrimo nemico dello gnu e presumibilmente quell’esemplare
dovette guadare quell’enorme massa di carne più o meno come un bambino guarda
estasiato le delizie che gli si presentano davanti agli occhi, entrando in una
pasticceria. Il leone si avvicinò indisturbato ad una parte del branco, scelse
la sua preda e senza esitare gli si avventò contro. In quel preciso istante, in
quel punto, si aprì come una voragine, uno squarcio in quell’ indistinto mare
nero fatto di carne, con tutti gli altri componenti del gruppo che si
allontanavano dall’epicentro dell’aggressione, per scappare lontano e
lasciare così la vittima sola di fronte al suo amaro destino. Dopo pochi
minuti il malcapitato gnu era già morto esamine al suolo, mentre il leone
banchettava felicemente nelle sue carni ancora calde. A pochi metri di
distanza tutto era poi tornato alla normalità, con gli gnu che si erano
riavvicinati al fiume ed avevano ricominciato ad abbeverarsi.
A ben guardarlo uno gnu non si può dire
certo un “fringuello”, può misurare infatti fino a 2 m di lunghezza per
un’altezza che può arrivare di 1,40 m e con un peso che può sfiorare i 300 Kg,
insomma è una “bella bestia”, e quando si batte con un leone, anche se poi ha
la peggio, mostra sempre prova di grande forza e coraggio e non di rado, con le
sue grandi ed appuntite corna, riesce ad infliggere all’avversario notevoli
ferite. E’ quindi evidente che se sviluppasse una seppur minima forma
di difesa cooperativa, diciamo con un rapporto di uno a cinque, riuscirebbe
a mettere sotto qualsiasi leone che tentasse di attaccarlo. Al suo attuale
stadio di evoluzione comportamentale, però, l’istinto lo spinge a scappare, un
po’ come se gli suggerisse “fino a quando non tocca a te, tira a campare”. Per
questo un singolo leone può fare il bello e cattivo tempo in un immenso branco
di centinaia e centinaia di bestioni.
La scena del leone che banchetta
indisturbato nell’enorme branco di gnu mi ha dato degli spunti di riflessione
su quelli che molto spesso sono i comportamenti che noi esseri umani adottiamo
in circostanze similari. Non è difficile constatare, infatti, che non siamo
tanto diversi dagli gnu, quando mostriamo poca o nessuna solidarietà
nei confronti di quelle persone, o di quelle categorie di persone, che sono
state colpite da palesi ingiustizie. Proprio come gli gnu siamo sempre
pronti a scappare, siamo sempre pronti a voltare le spalle alla vittima
di turno: al commerciante che si ribella al pizzo della mafia, agli
omosessuali o ai neri picchiati per strada o ai disabili che trovano mille
ostacoli nelle barriere architettoniche. Un padre si incatena davanti a
Montecitorio, perché non può pagare le costosissime cure per il figlio malato,
ma noi lo lasciamo tristemente solo. C’è una manifestazione di metalmeccanici
che protestano contro il mancato rinnovo del contratto, ma in quella
manifestazione ci sono solo metalmeccanici. C’è una manifestazione di
insegnanti che protestano contro i tagli alla scuola, ma in quella
manifestazione ci sono solo insegnanti. Viene deciso di costruire un
inceneritore in pieno centro abitato e a protestare sono solo gli abitanti delle
zone circostanti. Chiaro è che con questo tipo di esempi potrei andare avanti
per molto.
Anche noi, come gli gnu, fino a quando
non veniamo (o pensiamo di essere) colpiti in modo diretto, in prima
persona, continuiamo a bere, e lo facciamo nel fiume dell’indifferenza
e dell’apatia. Per questo motivo i “leoni del potere”, e cioè i politici,
quelli stanno dietro alle mafie, le banche, le assicurazioni, le
multinazionali, pur essendo numericamente esigui, hanno da sempre la meglio
sull’enorme massa di quelli che potrei definire “GnUmani”; perché ogni volta
questi devono combattere solo con una piccola parte della società.
Quando invece siamo noi ad essere colpiti, proprio come lo gnu che viene
assalito dal leone, mostriamo tutta la nostra forza e tenacia e ci
indigniamo anche per l’indifferenza e la scarsa solidarietà di chi ci sta a
attorno.
Senza scomodare alti ideali come
“l’amore universale” o altre cose del genere, basterebbe fare due
semplici ragionamenti pratici per capire che la solidarietà è l’unica
strada percorribile, due ragionamenti sotto certi aspetti anche un po’
egoistici, cioè di pura convenienza personale: “se oggi è toccato a lui, domani
potrebbe toccare a me” e poi “se mi batto contro un’ingiustizia, anche se non
mi tocca (o penso che non mi tocchi) direttamente, sto combattendo per
migliorare il mondo, quel mondo nel quale ci sono anche io e domani ci saranno
i miei figli”.
Mi chiedo cosa mai potrebbero fare questi leoni, e come sarebbe diversa
qualità della nostra vita, se i metalmeccanici si battessero anche per gli
insegnanti e gli insegnanti anche per i metalmeccanici, se gli eterosessuali
mostrassero solidarietà per gli omosessuali e gli omosessuali per i disabili,
se i disabili si battessero anche per i neri, i Napoletani anche per i Bergamaschi
e i Bergamaschi anche per i Napoletani, se ci battessimo tutti per il
negoziante taglieggiato e se ci incatenassimo tutti davanti Montecitorio per
solidarietà alle ragioni di quel padre disperato.