All’Accademia del remo tanto sport e tanta solidarietà: particolare attenzione per la disabilità intellettiva e relazionale
“L’autismo non è contagioso, chi ne soffre ha
bisogno d’amore”
L’Accademia del Remo e
dello Sport si trova a Napoli, in via Tribuni della Plebe (nei pressi di via
Epomeo): nasce dalla volontà di promuovere, diffondere e propagandare la
cultura dello sport per tutti e a tutti i livelli, dedicando le attività, in
particolare, agli atleti diversamente abili con specifica attenzione per la
disabilità intellettiva e relazionale. Le
attività prevedono un gruppo eterogeneo di individui, disabili e normodotati,
dove i primi si identificano con grande piacere, proprio nel gruppo di cui fanno
parte; questo gruppo è inserito all’interno di un contesto pubblico, un campo
sportivo, una piscina, campetti da calcio, una palestra di canottaggio, dove
tutti fanno la stessa cosa, corrono intorno a una pista, nuotano da un bordo
all’altro, tirano calci a una palla, remano: “io remo, il mio amico-operatore
rema, tutti remano”, questo lo slogan in "voga". I ragazzi si sentono a proprio agio in un contesto simile e
la loro serenità li aiuta ad apprendere meglio quanto spiegato dagli
istruttori. Grazie all’inserimento di atleti volontari che imparano a vivere
determinate situazioni con i ragazzi disabili, è l’intero mondo della
disabilità a beneficiare di questa inclusione”
Intervista a Giuseppe Del Gaudio, due volte
campione del mondo di canottaggio (8 con), allenatore all’Accademia del Remo: ha portato Francesco Di Donato al primo posto ai campionati europei indoor di
Parigi per diversamente abili
Allora Giuseppe, iniziamo
con qualche considerazione sulla crescita del movimento a favore dei disabili
intellettivi, che è un dato indiscutibile
"Sicuramente tutto il
movimento sta crescendo su scala mondiale per quello che riguarda tutti gli
sport. Si sta finalmente abbandonando l'idea che a questi ragazzi debbano
essere precluse delle attività, cosa che fin ora li ha bloccati. Sempre più si
sta valutando che a fianco alle terapie classiche, come ad esempio la logopedia
o i vari esercizi specifici per le diverse condizioni, è necessario offrire
ulteriori possibilità. In questo senso l'attività sportiva è sicuramente
un'opzione molto valida. Personalmente mi
sono accorto che i ragazzi diversamente abili, impegnati nelle pratiche
sportive, migliorano nella loro quotidianità, acquisendo maggiore autonomia,
perché iniziano ad acquistare nuovi
schemi motori e a percepire meglio il corpo. Di più, attraverso l'esecuzione
sportiva i ragazzi si rendono conto che muovendosi riescono ad acquisire una
forma di espressione che spesso verbalmente non hanno. Tutto questo sicuramente
contribuisce a migliorare la loro vita a casa".
Il concetto di inclusione quando si parla di disabilità è sicuramente centrale. Come concepisci tu l'inclusione?:
Il concetto di inclusione quando si parla di disabilità è sicuramente centrale. Come concepisci tu l'inclusione?:
"A mio avviso il
concetto di inclusione può essere concepito al contrario, nel senso, se riesco
a portare normodotati in un mondo dove si fa attività con ragazzi disabili,
l'inclusione avviene naturalmente. Infatti un normodotato che collabori con un
centro di riabilitazione o con una struttura dedita a sport per disabili,
sicuramente avrà una maggiore consapevolezza di cosa sia la disabilità, sarà in
grado di comprendere le difficoltà di certe situazioni e magari potrà imparare
ad apprezzare quanto questi ragazzi sono in grado di dare".
Quando hai iniziato a
collaborare con Francesco?
"Io e Francesco ci siamo conosciuti
nel 2006 e abbiamo iniziato a fare attività motoria perché lui ne aveva
bisogno. Insieme a lui seguivo anche altri ragazzi. L'idea che ho avuto è stata
quella di farli allenare insieme. I ragazzi in gruppo, sin da subito, hanno
iniziato a migliorare ulteriormente".
"Intanto voglio
precisare che lavorare con Francesco è facile perché lui ascolta molto e segue
le direttive, dando così la possibilità di portare avanti una preparazione di
alto livello. Sicuramente quello che mi ha colpito è la sua incredibile
tenacia, la sua voglia di fare e soprattutto la capacità di sopportare la
fatica fisica, anche dal punto di vista mentale. Quando si è presentata
l'occasione ho voluto fargli provare il canottaggio. Da subito ho visto che
Francesco non era male. Poi c'è stata la possibilità di farlo partecipare ai Global
Games, in vista dei quali abbiamo portato avanti un'adeguata preparazione.
Francesco è arrivato dietro l'atleta di Hong Kong, Tsoi Ka Ming, per 4 secondi.
Poi lo scorso anno ci siamo preparati per i mondiali e Francesco era riuscito a
passare avanti a Tsoi Ka Ming, ma purtroppo è caduto dal carrello. Infine
quest'anno, dopo aver affinato ulteriormente la condizione, abbiamo eguagliato
l'atleta di Hong Kong, tra l'altro battendo il record mondiale, ma è arrivato
l' ungherese".
"Sicuramente lo scopo
a breve termine è che Francesco migliori ancora il record del mondo. A lungo
termine invece vorrei che attraverso la sua esperienza, terminato il suo
impegno da atleta, divenga mio collaboratore. Francesco ha una grande capacità,
quella di coinvolgere a sua volta. Lui si allena con altri ragazzi, e proprio
questi ragazzi che lo hanno preso come esempio, hanno conosciuto dei miglioramenti
eccezionali. Infatti da quest'anno Francesco mi sta dando una mano con un
progetto sportivo inerente l'atletica leggera che sto sviluppando a Napoli. In
questo progetto coinvolgiamo circa 50 ragazzi con disabilità mentale e oltre 40
operatori. Francesco fa parte proprio degli operatori e si occupa di seguire
una parte della preparazione. Da quest'anno poi lo sto coinvolgendo in un
progetto sportivo inerente il canottaggio, che coinvolge, anche alcuni stagisti
dell'Università, assieme ai quali voglio far lavorare Francesco in modo da
renderlo responsabile per far sì che impari come gestire un ragazzo sul
remoergometro".
L’intervista è stata rilasciata nel 2105 a
Canotaggio.org. Nel 2017, Francesco Saverio Di Donato, agli europei indoor, è salito sul podio più
alto.