Per
avere un mondo serotoninico, nel quale il benessere e l’appagamento la fanno da
padroni, bisogna dedicarsi alle cose di lunga durata: la cultura, l’agricoltura,
i viaggi, l’amore per le persone e per i posti…
Partiamo dall’interessante lettera che Bruno Mercuri, neurologo, scrive a Michele Serra sul “Venerdì
di Repubblica”, nella quale sostiene che siamo entrati a tutti gli effetti nel
mondo della dopamina. I nostri tempi, i nostri rapporti, i nostri
comportamenti, perfino i nostri vizi sono sempre più basati su una (pseudo) socialità illusoria. Il lampo nella testa, il brivido, il senso di premio
e si ricomincia. E’ l’abbassare della leva che dà il brivido. Fa degli esempi: grattare con la moneta la copertura
simil-metallica ma tenera del biglietto della lotteria istantanea, postare
qualcosa sui social. Mercuri pensa che siano pochi quelli che lo fanno per
diventare milionari. La maggior parte lo
fa per la botta di dopamina. Nella società e soprattutto sui social sta
accadendo la stessa cosa.
“Abbiamo –
scrive – la compulsione di sapere continuamente quanti like ha ricevuto il
nostro post, o se i nostri followers stanno aumentando. Nell’uomo albergano il
sublime e l’abisso. E la dopamina ci fa tirare fuori quasi sempre solo il
secondo. Premio, subito, vittoria, tutto, ora, qui. Tutto è orizzontale e
immediato, non più verticale e ponderato”.
Ma forse c’è un rimedio.
“C’è un altro
neurotrasmettitore – spiega il professionista -: la serotonina. E’ la molecola
dell’appagamento duraturo, del benessere, forse connessa col prendersi cura di
te e degli altri e, secondo alcuni, connessa con l’accudimento e l’amore di
lunga durata. Abbiamo bisogno di un mondo serotoninergico, magari anche un po’ analogico
e verticale ("raccontami una storia”). Alla fine è tutta neurochimica, Salvini e
Casaleggio inclusi”.
Ma qual è la risposta naturale all’andamento dopaminico
della nostra società, per un auspicio serotoninico?
Lo chiarisce Serra e concordiamo con
lui.
“Penso che in
ballo – scrive il noto opinionista –
ci sia il concetto di “tempo”, e con esso la possibilità di inquadrare la vita
come un lunghissimo tratto di strada (con una direzione, un “senso”) oppure
come una successione di stimoli di breve respiro. L’evo dei consumi è
dopaminico: lo stimolo è l’appagamento istantaneo.
Non
ho mai sperimentato – aggiunge – il "down” della cocaina (mi drogo solo con i derivati dell’uva,
evitando accuratamente l’overdose) ma mi hanno raccontato che è un angoscioso
senso di vuoto, come se il precedente flash avesse bruciato tutto d’un fiato l’energia
e la voglia di vivere. Vivere di fiammate, di una successione di attimi senza
un prima e senza un dopo, è patologico in sé. Aggiungo , per parlare semplice,
che tutto quello che amo, che mi attira, che mi appaga, è legato alla lunga
durata; ovvero richiede, per produrre piacere, tempo”.
Serra fa poi una serie di esempi che possono produrre
piacere: la cultura; l’agricoltura; la lettura; le passeggiate in montagna; le
conversazioni vere, quelle con un inizio e una fine; e l’amore per le persone e
per i posti, che finisce solamente con la morte e anzi dura anche dopo nella
memoria che ti porti dentro e in quella che lasci negli altri. Insomma, la
serotonina naturale.
“Il web –
conclude Serra - è
sicuramente capace di acculturare e orientare. Dunque ce la faremo. Io me lo
auguro, ma ho i miei dubbi e le mie paure. Credo che si debbano allestire
grandi depositi di serotonina (in senso lato: anche biblioteche, teatri,
scuole, accademie, pievi, spiagge silenziose, città accoglienti e non
nevrotiche, paesaggi, agricoltura sana e non impoverita dalla fretta) per quando
ne avremo urgente bisogno. Il classico farmaco salvavita…”