L’illustre letterato Giuseppe Petronio era di Marano e nessuno lo sapeva

Petronio (fonte il Piccolo)
Nel 1978, il professor Petronio  rispose a una lettera che gli inviò l’ex preside Iorio
Ecco l’articolo, molto critico verso “Una città ipocrita”, che scrisse per il giornale “L’attesa”, Peppe Barleri (scrittore e storico locale, deceduto nel 2006) in occasione della morte dell’insigne letterato

Giuseppe Petronio si spense nel 2003, all’età di 93 anni, lontano  da Marano, sua terra natia. Era un insigne letterato, appartenente alla schiera della critica gramsciana. Petronio, conosciuto in tutto il mondo, era un marziano per i maranesi: uno che consumava la sua vita a correre dietro ai “perché” di una lirica, al come la letteratura italiana si sia identificata, di volta in volta, in questo o quell’altro autore. Petronio èil maranese odiato visceralmente, perché ha vissuto con intensità la sua esistenza senza farsi abbagliare dalle stupidità che abbagliano quasi tutti.  Per questo è morto lontano. Per questo ci fa piacere constatare che nessuno abbia speso una sola lira per fare le condoglianze alla sua famiglia, a nome di questa città che ama solo le nullità. Petronio è l’uomo che il destino ha fatto nascere a Marano e a cui ha dato la gloria fuori Marano, come già era successo per Domenico Amanzio, Lorenzo lancia, Domenico Mallardo e mons. Raffaello Delle Nocche, tutta gente che ha sudato sui libri, negli archivi, nei luoghi di cultura più disparati. Il nonno, avvocato, aveva deciso di trasferirsi a Marano e, con lui, si stabilì nella nostra città anche il papà, impiegato postale; il 1909 venne alla luce in via Merolla (nell’ex Palazzo Guarino), Petronio Giuseppe Vincenzo Castrese. E proprio questo Castrese, affibbiatogli dai genitori non di Marano, fa capire la scelta di una famiglia che ha avuto un legame di affetto con questa città. Eppure, quel Castrese è stato dimenticato. Molti di noi hanno studiato sul suo testo di storia della letteratura italiana, che è stato tra i più usati nei licei, ma nessuno ha mai pensato di chiedersi se fosse vivo, dove abitasse, cosa facesse. La gioventù la trascorse come tutti i nostri Castrese; poi la famiglia si trsferì a Napoli e, da allora, quel Castrese fu cancellato dal percorso della sua vita. Nel 1933 si sposò con Andreina Ferrero e andò ad abitare a Roma: subito divenne una punta avanzata nel firmamento della critica letteraria. Da allora, la sua vita è stata tutta un crescendo di successi e di attestazioni di stima da parte di tutti, anche da chi non si identificava nell’ala marxista-gramsciana della critica letteraria. Nonostante l’età più che invidiabile, non ha voluto mai chiudere la mente alle ricerche e alla fame di sapere. E’ morto a Roma in via Tripoli 2, a 93 anni. Ora qualcuno parla di piazza, strada, scuola, palazzo della cultura da dedicargli; promette rituali stupidi e vuoti da mettere in moto. E forse tutto questo potrà anche accadere, ma non sconfessa l’ostilità innata dei maranesi verso le persone che emergono in ogni campo. Petronio avrà tutti gli elogi di questo mondo, solo adesso che è morto, da una città ipocrita di un sud Italia che non vuole stare al passo dei tempi.  Tra tanta insensibilità, un merito doveroso va al prof. Vittorio Iorio, ex preside della D’Azeglio. Costui, negli anni settanta, rintracciò Petronio e gli scrisse per chiedergli se e cosa ricordava del suo paese natio. La risposta, sotto pubblicata: vaghi ricordi e fantasmi di un tempo troppo lontano per essere veri e credibili. Un tram n.5 che giungeva all’incrocio di via Merolla, e quasi nulla più. Gli psicanalisti direbbero che quel tram, da lui fissato nella mente, era la rappresentazione di un allontanamento irreversibile con la nostra città.

Peppe Barleri      

La lettera che Petronio inviò all’ex preside Iorio     

Roma 16/1/78

Gentilissimo professore,
Le sono veramente grato della Sua lettera gentile che, oltre tutto, mi riporta ad anni lontani. Naturalmente il Giuseppe Petronio da Lei scovato al Comune di Marano sono io, nato lì perché lì si era ritirato mio nonno, già avvocato a Napoli. E per parecchi anni, finchè  è rimasto in vita mio nonno, sono tornato spesso a Marano; poi la famiglia si è dispersa, e ormai da decenni e decenni non vedo più il paese, che pure ho vissuto alla mente, almeno in quella strada in cui termina o terminava il viale da Napoli, e in cui aveva capolinea il tram: il numero 5 se non sbaglio.
Le sono grato perciò di avermi rimesso in moto ricordi e affetti, e La ringrazio del pensiero gentile.
Con i più vivi auguri
Giuseppe Petronio


Visualizzazioni della settimana