Calvizzano, intervista al seminarista Antonio Cirillo: “ho sempre sentito la vicinanza di Dio, fin da piccolo e oggi che ho iniziato il percorso per diventare sacerdote mi sento davvero felice”



Signor Cirillo, ci parli di lei e della sua famiglia

Mi chiamo Antonio Cirillo, ho 24 anni, essendo nato il 27 agosto 1994. La mia famiglia è composta da 4 persone: io, mia madre Palma, mio Padre Domenico (sabato 27 ottobre hanno festeggiato 25 anni di matrimonio), poi mio fratello Francesco di appena 18 anni che si appresta a concludere il percorso liceale. Infine ho una cagnolina di nome Masha a cui sono tanto affezionato e la prova sono i numerosi selfie che pubblico sui social network. Sono tifosissimo del Napoli, quando posso corro allo stadio  per sostenere gli azzurri. Mi piace molto dialogare , ascoltare musica di ogni genere.

A che età si è fatta sentire la vocazione, quando e come si è consolidata?

Non c’è un età particolare o un anno, ma è stato il mettersi in ascolto quotidianamente della parola di Dio, durante le celebrazioni liturgiche, il confrontarsi con la propria guida spirituale, la consapevolezza che Dio ama talmente tanto il suo popolo che  continua a mandare operai nelle messe. Durante gli anni del liceo sono sempre stato affascinato da un ideale di vita sacerdotale, da una gioia vera, un desiderio di donarsi. Questo sentimento si è consolidato frequentando anche i gruppi “Emmaus”, presso il nostro seminario, sotto la guida di Agostino oggi don, che  ho ritrovato quest’anno come mio formatore ed è stata una  gioia indescrivibile. Il 13 novembre 2017, dopo un percorso di discernimento esterno al seminario, entro a far parte della comunità propedeutica con altri 11 giovani ( Claudio-Delio-Matteo-Mario-Giovanni-Claudio-Antonio-Salvatore-Antonio-Giuseppe-Luca), sotto la guida di don Giuseppe Nurcato e l’allora diacono don Daniele Piccolo. È stato un anno in cui la presenza di Dio si è fatta sentire molto, attraverso le varie attività che i nostri educatori ci proponevano, soprattutto durante le lectio divine, ovvero la meditazione del vangelo quotidiano. Lì Dio incuriosiva, istruiva il mio cuore al lasciare tutto e seguire il nostro maestro Gesù.
Il cammino propedeutico è una tappa fondamentale per la vita del seminarista, poiché  si cresce spiritualmente e culturalmente. Ne approfitto per ringraziare la dottoressa Antonella Duilio, la quale, attraverso un profondo lavoro introspettivo, mi ha fatto prendere per mano le mie paure e mi ha fatto capire quanto sia grande il Signore. Fondamentale la figura del Rettore, il quale, nonostante i suoi impegni episcopali, ci ha guidati con affetto paterno, durante tutto quest’anno  passato al castelletto (sede della comunità propedeutica). Che aggiungere: l’anno propedeutico è stato un anno F-A-V-O-L-O-S-O, Dio ha agito tanto e si è fatto sentire ,

A proposito di “vocazione”, parola che tutti pronunciano, ma solo pochi possono capire: se la dovesse spiegare, come la definirebbe?

Penso che la parola vocazione appartenga un po’ a tutti, non solo a me, oppure ai don della nostra comunità  che hanno una vocazione al sacerdozio ministeriale.  

Entrare in seminario non è certo una scelta comune; senza entrare nei dettagli personali, come ha assimilato questa sua decisione la sua famiglia? Ha mai avuto la sensazione di aver disatteso le loro aspettative?

Nel mio passato non ho mai mostrato aspettative, ma camminavo sott’acqua: i miei genitori iniziarono ad avere un idea più chiara, quando, nel settembre 2015, accompagnato da una giovane della nostra comunità, mi iscrissi  alla facoltà teologica di Capodimonte. Questa scelta fu presa abbastanza bene dai miei genitori, almeno credo, ma ad oggi, vedendomi felice, lo sono anche loro e questo per me è motivo di grande stimolo.

Guardando in prospettiva il suo futuro, cosa la esalta e cosa invece le fa più paura?

La cosa che mi rende felice è l’agire pastorale e il pensiero di servire una comunità che mi sarà affidata quando diventerò sacerdote.  La cosa che più mi fa paura ad oggi è il sentirmi inadatto, anche perché, a volte, penso e dico :”Signore perché hai scelto me? Conosci i miei limiti”. Ma proprio quando chiedo questo, il Signore mi dona una gioia  ed una novità nuova. Riallacciandomi alla prima domanda, mi viene subito in mente un passo biblico, quello di Geremia che recita testualmente :”Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele”. Questo passo mi rincuora molto.

Ci sono stati personaggi chiave che hanno motivato la sua scelta?

Varie persone della comunità, in  primis Don  Ciro e don Raffaele, i quali non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto: sono stati per me vero appoggio in tutti i momenti critici. Ma tante persone della comunità mi sostengono e mi guidano: i giovani, le coppie, gli anziani. Sento veramente di ringraziarli tutti.

Come vive il rapporto con i suoi coetanei non seminaristi? Le pesa non condividere alcuni aspetti della loro quotidianità?

Vivo un bel rapporto, soprattutto con i ragazzi della nostra comunità. Alcuni mi chiedono come si svolge la mia giornata, altri, invece, mi dicono chi te lo fa fare, stai perdendo tempo. Cerco di vivere molto la loro quotidianità, essendo presente nelle varie attività. Mi pesa un po’ quando la domenica sera alle 21 devo rientrare in seminario, mentre i miei coetanei si preparano ad uscire, però, quando poi mi ritrovo in adorazione, penso alla felicità che Dio mi sta donando in questo cammino”.


A che punto è il suo percorso e quanto tempo bisogna aspettare per festeggiare il suo sacerdozio?

Ah, bella domanda! Sono appena al primo anno di formazione: ci vorranno ben 6 anni ancora, come dice un confessore del nostro seminario ;” Guagliò te ne mangià e pan tuost primm e asci a ca dint “. C’è ancora tanta strada da fare,  la meta e ancora un po’ lontana.

In che campo specifico si sente particolarmente votato per espletare la sua missione pastorale?

Mi sento votato verso i giovani, anche se in passato mi è stato affidato il gruppo degli adolescenti, poi del servizio liturgico, ma ad oggi mi sento votato per i giovani, anche perché il futuro, alla luce del sinodo appena concluso, siamo noi, figli coraggiosi che hanno forza di testimoniare il vangelo di Cristo agli altri giovani nei vari settori (Scuola-lavoro – università –sport). Quest’anno farò parte dell’ equipe Cana alla guida delle coppie e delle giovani coppie, un avventura nuova  per me: non ho mai avuto esperienze del genere prima d’ora, perciò sono ansioso di iniziarla. Colgo l’occasione per invitare tutte le coppie a vivere questo bel cammino spirituale che è stato pensato per loro.

A conclusione di questa lunga intervista, vuole ringraziare qualcuno in particolare?

Ringrazio in primis don Ciro, per la sua fiducia stima e amore paterno nei miei 
confronti; don Daniele, come mio formatore dello scorso anno, poi come vicario quest’anno. Ringrazio Padre Paolo, che, pur da lontano, continua a essere un mio fratello maggiore. Ringrazio anche don Donato e don Francesco per  il supporto sia materiale che morale/spirituale che mi hanno dato in quest’inizio di cammino spirituale. Don Raffaele , anzi mio fratello Raffaele, per esser punto di riferimento in seminario. La mia famiglia, i miei zii che non si stancano mai di supportarmi, mia nonna che dal cielo mi guida e mi manca, ma la ritrovo ogni volta nell’eucaristia. I giovani, i ragazzi del coro, i ragazzi delle varie esperienze sia parrocchiali che inter parrocchiali, gli anziani e le famiglie, per gli attestati di gioia.

Gennaro GB Ricciardiello                                                                                                        


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