Gli assassini che
commisero l’omicidio di Raffaele Granata l’11/7/2008, tra mandanti ed
esecutori, sono stati tutti condannati.
Il gruppo di mafiosi, riconducibile al clan Bidognetti, era capitanato dal
sanguinario G. Setola, che ordinò l’omicidio per punire il rifiuto della
famiglia Granata di pagare il pizzo. Autori materiali furono Giovanni Letizia,
esecutore materiale, e Spagnuolo Oreste, alla guida della moto. Fiancheggiatori presenti sul posto furono
Gagliardi Giuseppe, Di Carlo Raffaele e Amatrudi Massimo, Russo Ferdinando e
John Pheram Loran.
Di questi Spagnuolo,
Gagliardi e Amatrudi Massimo sono diventati collaboratori di giustizia, e per
tale ruolo hanno ottenuto gli sconti e i benefici previsti per i collaboratori
di giustizia, venendo condannati a pene variali tra i 12 e 14 anni ciascuno.
Gagliardi è deceduto in carcere poco dopo la condanna.
All’ergastolo sono stati
condannati dalla Corte di Assise di S. Maria C.V. sia Setola Giuseppe, mandante, sia Letizia
Giovanni, esecutore materiale. Ergastolo confermato dalla Corte di Assise di
appello di Napoli, e divenuto esecutivo con la conferma in Cassazione.
Condannati a 28 anni Russo Ferdinando, titolare del
camping che ospitava il commando, confiscato dallo Stato, organico al clan
capitanato da Setola.
Condannato a 27 anni Di
Carlo Raffaele, specchietti sta insieme a Gagliardi e Amatrudi, pena divenuta
esecutiva.
Vicenda giudiziaria
singolare quella di Peram John Loran, figlio di un ufficiale della Nato,
presente nel camping il giorno dell’omicidio, che prestava assistenza al commando, nascondendoli e
offrendogli perfino i cornetti caldi. Assolto in primo grado dalla Corte di
Assise di S. Maria C.V. dall’accusa di omicidio, derubricata in favoreggiamento
agli associati, per la quale prendeva solo 5 anni, tale condanna veniva
appellata dal P.M.. in secondo grado veniva condannato dalla Corte di Assise di
Appello di Napoli, 3a Sezione, alla pena di anni 19 e mesi 6 per concorso in
omicidio. Avverso tale decisione proponeva ricorso la difesa, e la Corte di
Cassazione accoglieva il ricorso, annullando la condanna, rimettendo gli atti
alla Corte di Assise di Appello di
Napoli per un nuovo giudizio, non
ancora fissato.
La vicenda singolare è
che Loran Peram vince tutti i ricorsi
che propone, soprattutto in Cassazione, ottenendo varie pronunce favorevoli,
anche per il reato associativo, oltre che forti sconti di pena. Non a caso è
stato libero, dopo 4 anni di carcerazione preventiva, fino al dicembre scorso,
scontando attualmente la condanna relativa al reato associativo ed alla fuga
dalle fogne, insieme a Setola, nel paese di Trentola Ducenta. In
quell’occasione Setola aveva con se un Kalashnikov, mai più ritrovato.
G.G.