(Non) chiedo scusa alle persone politicamente corrette se questo titolo ha dato un sussulto di sdegno, piuttosto si chiedano perché e quali siano le origini remote di quel sussulto. Forse definirla “sindrome di Down” avrebbe graffiato meno le sensibilità, ma la moda di voler addolcire i termini è l’antitesi di se stessa: se chiamo “operatore ecologico” uno spazzino è perché evidentemente credo che quella professione sia degradante, allora ipocritamente evito di definirla per quella che è.
Ho pianto nel vedere questo video, l’ho rivisto ed ho ripianto ancora, perché in questo ragazzo ho visto il Cristo, non ho potuto che pensare che se Gesù adesso ci parlasse, attraverso un microfono, non potrebbe farlo che in questo modo.
Sono più che attinenze quelle che accomunano Frank e Gesù, entrambi non sono persone “normali” per evidenti motivi e questo li rende capaci di non pensare in maniera “normale” (per fortuna).
Tutti e due ci trasmettono la struggente ingenuità di non comprendere il male, mentre Frank parla appare alla mente l’immagine di Gesù che chiede alla guardia che lo ha appena schiaffeggiato “… Se ho parlato bene, perché mi percuoti?” Giov, 18,23.
Tutti e due non si scagliano contro i propri aguzzini, come vorrebbe la logica umana ma piuttosto si rammaricano che gli aguzzini stessi si stiano perdendo l’opportunità di averli e che invece di goderseli pensano a come eliminarli.
Per tutta risposta sia Gesù che Frank non ricambiano con l’ostilità questo rifiuto, ma offrono loro stessi pur di essere accettati, Gesù attraverso la propria vita, Frank offrendo il suo cromosoma in più per la cura dell’ Alzheimer e del cancro.
Ma più di tutto colpisce l’ovvietà disarmante, al limite della banalità delle cose che dicono e che pure non vengono assimilate dalla società, anzi si intraprendono i percorsi opposti: “La felicità dovrà ancora valere qualcosa a questo mondo” questa citazione di Frank è angosciante e ci mette di fronte all’aspetto assurdo del presunto “progresso”, che nel caso specifico lui paragona alla “soluzione finale”, mettendo a nudo tutti i “nazismi” presenti in ognuno di noi, quelli che portano a razionalizzare anche uno sterminio mascherandolo in emancipazione della società e per di più con l’alibi di “farlo per il loro bene”. Frank (come Gesù) questi alibi li smonta tutti e ci mettono di fronte alla nostra vera natura che poi è l’unico modo per farci rinsavire .
La razionalità senza l’amore non basta, anzi porta ai nazismi, come quello di pensare che definire “affetti da sindrome di down” e non mongoloidi possa essere una soluzione per alleviare la situazione ma che comunque è meglio “prevenire” con l’amniocentesi.
La verità è che se perderemo la possibilità di veder crescere le persone come Frank o di qualunque altro “anormale”, non avremo più il metro per misurare l’umanità dell’essere umano e la distanza che ci separa ancora dall’essere “A sua immagine e somiglianza”.
Lo sdegno provato leggendo il titolo potrebbe essere un sintomo di una patologia ben più grave della sindrome di down o dell’autismo, non sottovalutiamolo.
Gennaro GB Ricciardiello