Allo scienziato di origini calvizzanesi Fioretto assegnato il premio dell’Associazione Italiana di Intelligenza Artificiale
L'edizione 2017 del Premio per Neo Dottori di Ricerca dell’Associazione Italiana di Intelligenza Artificiale AI*AI è stato assegnato a Ferdinando Fioretto dottore di ricerca in Informatica dell'Università di Udine. Fioretto ha conquistato il titolo nel 2016, con una tesi inserita in un programma di ricerca congiunto con la New Mexico State University, che gli ha consentito di conseguire il doppio titolo in Italia e negli Stati Uniti.
La tesi, dal titolo "Exploiting the
Structure of Distributed Constraint Optimization Problems", sviluppata
sotto la supervisione dei professori Agostino Dovier, dell'Ateneo di Udine, ed
Enrico Pontelli, della New Mexico State University, partendo da una analisi
teorica arriva a proporre e sperimentare soluzioni per la comunicazione intelligente tra entità delle smart cities e
in particolare delle smart grids energetiche.
Il Premio AI*IA, intitolato a Marco Cadoli
prematuramente scomparso nel 2006, gli è stato conferito dal presidente
dell'Associazione, Amedeo Cesta, lo scorso 15 novembre durante il convegno
dell'Associazione, a Bari.
Ferdinando Fioretto, nell'occasione, ha
presentato la sua tesi in modalità remota, trovandosi presso l'Università del
Michigan ad Ann Arbor, dove sta lavorando come ricercatore Post Doc.
A settembre scorso gli dedicammo un
articolo intitolato “Nelle vene dello scienziato Fioretto scorre sangue
calvizzanese. E’ ricercatore negli States: si occupa di intelligenza artificiale”
Lo riproponiamo
Nando Fioretto, 31 anni, nato a San
Severo (provincia di Foggia), figlio dei calvizzanesi Biagio Fioretto e Anna
Ferrillo, dopo aver conseguito la laurea in Informatica a Parma, si è
specializzato in intelligenza artificiale presso l’Università di Udine,
dopodiché, avendo vinto una borsa ricerca, si è trasferito nel New Messico.
Adesso vive nel Michigan, precisamente ad Ann Arbor, sede di una delle più
prestigiose Università americane. Ha il titolo di “Research Fellow”,
l’equivalente di un ricercatore in Italia. Ha un contratto di tre anni con
l’Università del Michigan, dove studia metodi per proteggere la privacy e la
sicurezza di individui, soprattutto nel contesto della mobilità.
“Oggi giorno
– spiega Fioretto - quando ci spostiamo, consciamente o
inconsapevolmente, “doniamo” una quantità enorme di informazioni, indicando la
nostra posizione, dove abbiamo fatto compere, e quanto tempo siamo stati fuori
di casa. Recenti studi dimostrano che sono sufficienti solo quattro punti
(spazio-temporali) per riconoscere, quasi certamente, un particolare individuo.
Il nostro lavoro - continua il giovane ricercatore - permette gli utenti
di utilizzare applicazioni che rilevano posizioni, e comunemente installate nei
nostri smart phones (come google maps, o Facebook), o di effettuare pagamenti
con carta di credito nei vari negozi, senza esser “tracciati”. La privacy
dell’individuo viene protetta e, nel contempo, permettiamo di utilizzare una
versione “falsificata” di questi dati ai fini di analisi statistiche,
garantendo alta fedeltà dei risultati”.
Le sembra giusto che le migliori menti
debbano sempre scappare via dall’Italia per avere il sacrosanto riconoscimento,
ma soprattutto una dignità lavorativa?
“Ho vissuto le
realtà di pochi centri di ricerca italiani – dice Fioretto - quindi il
mio “insieme dei campioni” e’ troppo piccolo per poter trarre delle
conclusioni. Le mie “piccole” osservazioni mi fanno notare una carenza di forza
lavoro. Ciò e’ dovuto spesso alla mancanza di adeguati fondi per la ricerca.
Fondi che servono per sostenere questa forza lavoro (studenti, ricercatori,
staff, etc.). Non sono necessariamente a favore del fatto che la spesa della
ricerca debba esser sostenuta interamente del governo Italiano. Ma la realtà e’
che ci sono pochissime aziende, in Italia, che investono nella ricerca. C’e’
bisogno quindi di stimolare una collaborazione sana e duratura tra aziende e
centri di ricerca/università”.
Desidera un giorno ritornare in Italia
per dare il suo contributo come ricercatore?
“Il contributo
all’Italia lo continuerò a dare ogni volta che ne avrò l’occasione. Ad esempio,
con una lezione, un seminario, etc. Ho diversi amici nelle università
Italiane
con cui sono in
stretto contatto, ed e’ un piacere lavorare con loro”.
Quanto le manca la
sua terra…
“Certo, l’Italia
mi manca. Ci sono alcuni valori che sono propri della nostra terra, e
difficilmente si ritrovano in altri luoghi. Mi sposerò il prossimo anno,
proprio nella terra dei miei genitori. Vengo in Italia ogni volta che posso.
Durante le feste la si sente di più la lontananza, la mancanza del calore della
famiglia. Purtroppo, per diversi anni non sono riuscito a passare il Natale con
i miei genitori, e quindi quest’anno mi sono promesso di rientrare per le
festività Natalizie”
I genitori di Nando: Anna Ferrillo e Biagio Fioretto (ferroviere assunto a Foggia: da alcuni anni si è trasferito a Napoli, dove svolge il lavoro di capotreno. Abita a Calvizzano)