Così titola l’editoriale di alcuni giorni fa del
direttore di Repubblica Mario Calabresi, scritto in seguito al caso Lazio-Anna
Frank, la ragazzina ebrea che durante la Seconda Guerra Mondiale fu costretta a
nascondersi per sfuggire ai nazisti.
“L’idea che l’immagine di Anna
Frank possa essere utilizzata per insultare qualcuno – scrive Calabresi - è
talmente arretrata e grottesca da squalificare per sempre chi l’ha pensata.
Quel volto è nei cuori di ogni studente che abbia letto il suo Diario e
l’abbia avuta come compagna ideale di banco: quella ragazzina ci ha
raccontato non la sua morte, ma la vita, i sogni, le speranze, il futuro
sebbene si trovasse nel cuore della notte dell’umanità. Grazie a lei
generazioni hanno compreso cosa è stato il nazismo, cosa abbia significato
vivere nascosti, essere deportati e morire in un campo di sterminio…il suo Diario
è la trama di una vita spezzata, che diventa parte della vita di tutti noi.
Riprendiamocela, non lasciamola nelle mani di chi vuole calpestarla ma
continuiamo a leggerla e a dedicarle strade, scuole e biblioteche”.