Cinquant’anni
fa (9 ottobre 1967) moriva in Bolivia Ernesto Che Guevara, più noto come el
Che, ultimo rivoluzionario romantico e icona di una sinistra nostalgica: cosa
rimane oggi della sua affascinante avventura? Il settimanale “il Venerdì di
Repubblica” ha intervistato Jon Lee Anderson, il maggior biografo del
rivoluzionario argentino, il quale ha dato la seguente risposta:
“La
popolarità di Che Guevara ha avuto i suoi andirivieni, le sue oscillazioni in
questo mezzo secolo. Dopo la sua morte divenne una figura pop e un simbolo di
rivolta in tutto il mondo fino all’inizio degli anni Ottanta. Negli anni
Sessanta e Settanta era un cliché, in America il suo poster stava nei dormitori
dei campus. Poi la sua fama si affievolì. Tornò in voga alla fine del secolo
scorso quando venne recuperato il suo cadavere a Vallegrande, in Bolivia, e poi
con l’inizio del boom turistico di Cuba e l’arrivo al potere di Ugo Chavez in Venezuela.
Negli ultimi sei- sette anni è iniziata una nuova stagione di oblio ma credo
che il Che, al di là dei coefficienti di vendita dei suoi gadget, sia ormai un
archetipo universale come Icaro, e l’archetipo della ribellione e rimarrà il
mito del guerrigliero universale per sempre”.