Calvizzano, i volti della miseria: storie della nuova povertà



Una donna di circa cinquant’anni, madre di due figli di 14 e 16 anni, resta improvvisamente vedova: il marito lavorava nei cantieri come muratore a nero e lascia la famiglia sul lastrico. Alcuni mesi fa, davanti all’Ufficio Servizi sociali del Comune si è avvicinata al nostro cronista, riconoscendolo come giornalista, una signora bionda dall’apparente età di circa 50 anni,  pregandolo di fare qualcosa per lei, poiché da separata  dall’ex marito che la maltrattava è costretta a vivere con meno di trecento euro al mese e una salute cagionevole, avendo subito due infarti e una delicata operazione al cuore. Da don Ciro vanno c’è il via vai di gente in estrema difficoltà, ma il parroco non si tira mai indietro: a qualcuno, da quello che ci risulta,  avrebbe pure pagato la bolletta della luce. Persone che non sanno come tirare avanti.  A Calvizzano, di casi come questi ce ne sono tanti. Sono i rappresentanti di una povertà moderna e improvvisa, che potrebbe riguardare chiunque ed è per questo ancora più inquietante.
Una volta la povertà era un dato strutturale e familiare. Si trasmetteva di generazione in generazione e c’era una sorta di abitudine a quella condizione sociale. Le famiglie povere e arretrate, in città, si conoscevano. Chi aveva una situazione di media agiatezza riusciva a conservarla per tutta la vita e riusciva a trasmetterla ai figli. Poi, col tempo, sono arrivate, in un primo momento, le patologie sociali (come la tossicodipendenza, l’alcolismo, le malattie psichiche) generatrici di povertà. Oggi, è tempo di nuovi disagi: l’emergenza è tutta interna a un mercato del lavoro senza regole e senza tutele. Trovare un’occupazione è difficilissimo, conservarla in condizioni di dignità è ancora più difficile, perderla è un nulla. E per chi perde il posto di lavoro, si aprono le porte del vuoto e della povertà.
Chi si occupa dei nuovi poveri?
A Calvizzano, qualche timido segnale di sostegno arriva dalla Caritas, ma è sicuramente insufficiente. L’amministrazione comunale può fare ben poco (da aprile si stanno distribuendo mensilmente derrate alimentari a 130 famiglie indigenti): gli strumenti a disposizione sono scarni e, poi, bisogna fare i conti con i bilanci sempre più asfittici. A queste persone, dunque, non resta che piangere?..
Quello che manca, purtroppo, è un progetto complessivo, a livello nazionale, per tutelare le fasce disagiate. Ed è un dramma di tutti perché chiunque di noi, da un momento all’altro, può diventare un nuovo povero”.


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