“Sono
partito col tutto e sono arrivato con niente“
Il
grande filosofo razionalista tedesco, nonché geniale e famoso matematico, Gottfried Wilhelm von Leibniz nasce (Lipsia, 1 luglio 1646 – Hannover, 14
novembre 1716) in un’Europa politica dilaniata dalla “Guerra dei
trent’anni”. Quella culturale e filosofica, influenzata dai Pascal, Newton,
Cartesio, entro la quale egli si inserisce presto con le sue idee. Egli fu
capace di influenzare il mondo scientifico in tutte le sue discipline fino ai
giorni nostri. Leibniz fu al servizio di molti potenti d’Europa, in qualità di
diplomatico cominciò a girare il vecchio continente. A Parigi vide la
“Pascalina” e così volle anch’egli idearne una migliore, più completa e infatti
costruì una macchina calcolatrice che eseguiva le quattro operazioni di base,
rispetto a quella di Pascal che compiva solo somme e differenze. Approdò alla
grande conquista del “Calcolo infinitesimale” afferente
all’Analisi matematica, anche se, dovette affrontare una disputa dolorosa e
avvilente contro il grande Isaac Newton che era arrivato alla stessa
conclusione quasi contemporaneamente, ma questo è poco rilevante ai fini
dell’importanza stessa della scoperta. I due grandi geni, arrivando insieme a
questa conquista, provarono al mondo che certi traguardi sono nascosti e
custoditi dalla natura e dalla logica stesse e che aspettano solo di essere
scoperte. Anche il concetto matematico di “Integrale” fu una sua intuizione. Elaborò
inoltre alcuni trattati come la “Monadologia” che spiegava l’uomo come
una sorta di sfere isolate, chiuse in se stesse ma che rispondono a un sistema
collettivo di interrelazioni plurime di elementi interconnessi tra loro in modo
più o meno armonico. Il tutto coordinato
e ispirato da Dio. Leinbniz non
lasciò mai fuori dal suo discorso Dio. Un altro era la “Teodicea”
che trattava sul piano filosofico dell’esistenza e della consistenza del male.
Egli elaborò una curiosa tesi, considerando Dio capace di creare la “migliore
versione possibile” del mondo, quindi non scevro dal male. Ma l’aspetto più
affascinante è il pensiero filosofico che poi porterà, attraverso un’importantissima
intuizione al concetto di “Sistema binario” che è alla base di
tutti i Computer del mondo. Leibniz codificò tutti i numeri potevano essere
rappresentati con solo due caratteri, ovvero cifre: “1” e “0”, associandoli
tra loro e combinandoli in modo da creare un linguaggio che si traduca in
caratteri alfanumerici infiniti. Per fare un esempio:1=1; 0=0; 10=2; 11=3:
100=4; 101=5 e così via. Questo aspetto
squisitamente matematico, portò Leibniz a una conclusione filosofica che
tentava una spiegazione nientemeno che della Creazione del tutto da parte di
Dio. Egli rappresentò l’Uno come
Dio e lo Zero come la
rappresentazione metaforica dell’assenza di tutto il Creato. Così Dio, in
precedenza solo, creò dal nulla il tutto! Infatti aggiungeremmo noi
(perdonerete l’ardire ma è una nostra riflessione) che se moltiplichiamo lo ZERO
per il numero UNO avremo ZERO. Cioè, legare in un rapporto di appartenenza il
creato e Dio si può fare solo un buco nell’acqua. Dal momento che siamo su due
piani dimensionali distinti. L’inverso dell’operazione addirittura porterebbe a
un risultato impossibile, perché Associare Dio, questa volta al creato è
operazione impossibile. Perché il Creato, è meno di Dio e non il contrario.
Anche se va detto, abbiamo usato la metafora del prodotto come segnale di una
risultante combinata tra due elementi non appartenenti a nessun insieme comune.
Tornando a Leibniz, si interessò anche agli esagrammi cinesi, una sorta di
alfabeto codificato sul tipo dei geroglifici egizi ma composti solo di linee
che finirono per rappresentare agli occhi dello scienziato le combinazioni
binarie. Di questo grande scienziato, filosofo, matematico e genio pensante ci
restano le sue preziose scoperte che rendono il nostro tempo “come moderno”,
visto che siamo nel tempo dell’informatica e di Internet. È grazie a lui, se
oggi comunichiamo istantaneamente con una persona in Australia in meno di un
secondo!