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La copertina del nuovo libro di Lella Di Marino è un dipinto dell'artista calvizzanese Aldo Salatiello |
“Il paese delle formiche”, il nuovo libro della
scrittrice calvizzanese trapiantata a Brescia, è in uscita in questi giorni:
sarà presentato sabato 8 luglio presso il teatro della parrocchia San Giacomo.
Lo ha letto in anteprima per noi il poeta scrittore Enzo Salatiello. Ecco la
sua recensione
Lella
Di Marino, ne “Il paese delle formiche” ci racconta i pensieri, i sogni, le
inquietudini di un’adolescente della nostra Calvizzano di qualche anno fa.
Travestendosi da formichina, ella parla a tutti, bambini e adulti e ci descrive
la sua esperienza adolescenziale, attribuendo anche ai personaggi (reali) della
storia tale condizione zoomorfa. La famiglia, i vicini, le persone della sua
Calvizzano, nomi e riferimenti reali, dettagliati, filtrati dal punto di
osservazione di un’adolescente che sentiva in sé il bisogno e la necessità di
trovare “altrove” una dimensione appagatrice dei suoi stimoli intellettuali ed
emotivi. Il racconto, costruito con fluidissimo stile narrativo, si snoda
attraverso scene tipiche del contesto ma, che portano a conoscenza del lettore
identità umane del posto, per citarne solo alcuni: Il dottor Revenaz, conosciutissimo da tutti in paese, Francesco Davide, tornato alla ribalta
della memoria collettiva poco fa, Otello
Di Maro, doloroso esempio di dignità e sofferenza interiore, la signora della tabaccheria posta
all’inizio del paese, che in quegli anni era un esempio di donna, tenace e
risoluta. La signora Anna la “Veneziana”. Esempio di virtù morale e religiosa. Vincenzo Di Maro, anch’egli
religiosissimo, soprannominato in vita “Vicienzo
‘o santo”. Tutte figure straordinarie, restituite alla mente del lettore. Narra
anche dei posti e delle strade del suo paese, messi in confronto, poi, con il
“bellissimo giardino” del Nord. La formichina sogna per tutto il racconto di
andare via, iniziare un viaggio per viaggiare e assaggiare nuove strade, nuove
voci, vivere insomma nel mondo. Ella va via e capisce, lontana da casa che il
vero viaggio è dentro noi, è l’anima che deve arricchirsi e crescere, come le
predisse il “formicone che prendono a sassate”. Il racconto è impreziosito
dalla bella poesia che troviamo in apertura, di Giorgio Zapparella, “Madunnella
mia”.