Alternanza Scuola Lavoro, studenti del Levi protagonisti della “Domenica al Museo in Floridiana”. Lezioni di galanteria e laboratorio di ceramica Raku
L’Istituto
Levi di Marano continua a far parlare di sé, in positivo ovviamente. Domenica
18 giugno, nell'ambito delle iniziative dedicate all'Alternanza Scuola
Lavoro promosse dal Museo Duca di Martina, gli studenti hanno presentato una
sintesi delle attività realizzate nel corso dell’anno scolastico appena
concluso. Durante la presentazione la Direttrice del Museo, dott. Luisa Ambrosio, ha sottolineato l’impegno e lo spirito
propositivo con il quale gli studenti del Liceo hanno svolto l’attività
di stage, dimostrandosi all’altezza dei compiti assegnati e capaci di
avanzare ipotesi di miglioramento e nuove idee di promozione e
valorizzazione del sito. Le "Lezioni
di galanteria", curate dalle studentesse della IV C Linguistico,
sono state particolarmente apprezzate dai visitatori, che hanno partecipato
con curiosità e autoironia al Role playing proposto. Nell'occasione sono
state inoltre presentate le schede didattiche di tutte le sale
realizzate, in italiano e in inglese, con il contributo di una decina di
Istituti superiori della Campania e con la collaborazione di alcuni
docenti di lingua inglese, lavoro svolto nell'ambito dei progetti
di Alternanza Scuola Lavoro.
Ultimo evento della giornata è stato il "Laboratorio di terracotta e ceramica
Raku", curato sempre dagli
studenti del Liceo Levi, sapientemente diretti dal maestro
ceramista Filippo Felaco. Nella
suggestiva cornice della scalinata a mare della Villa Floridiana docenti,
dirigenti, studiosi, dipendenti del Museo e visitatori sono tornati
bambini giocando con pennelli e colori, realizzando in tempi brevissimi
manufatti raku personalizzati. A grande richiesta, a settembre si
partirà proprio dall’intreccio di queste fortunate esperienze per
programmare la nuova stagione di Alternanza Scuola Lavoro del Levi al
Museo Duca di Martina!
Il Carlo Levi ringrazia la prof.ssa Daniela Lanzo per il prezioso contributo offerto nella traduzione dei pannelli didattici del Museo realizzati con il contributo dell'Istituto.
Il Carlo Levi ringrazia la prof.ssa Daniela Lanzo per il prezioso contributo offerto nella traduzione dei pannelli didattici del Museo realizzati con il contributo dell'Istituto.
Museo della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana
![]() |
Salone delle feste |
Il re
Ferdinando di Borbone, nel 1817, acquistò la Villa per destinarla a residenza
estiva della moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di
Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina
Maria Carolina.
La ristrutturazione
dell’intero complesso, che comprendeva un piccolo casino (l’attuale Museo) ed
una coffee-house (l’odierna Villa Lucia) e il Parco fu
affidata all’architetto Antonio Niccolini che vi lavorò dal 1817 al 1819.
Niccolini, come si evince dalla pianta autografa conservata al
Museo di San Martino, concepì un edificio con corpo centrale rettangolare e due
bracci perpendicolari e simmetrici, rivolti a settentrione. Inoltre, aggiunse,
all'ingresso centrale dell'edificio una piccola area porticata, per la sosta
delle carrozze, soluzione architettonica già adottata per il Teatro San Carlo.
Per la facciata meridionale, che risultava su tre livelli per
l'accentuata pendenza del terreno, il Niccolini elaborò per il piano
seminterrato un basamento in pietra lavica con una scalinata marmorea a doppia
rampa, che raccorda l’edificio al parco circostante, aprendosi sul suggestivo
panorama della città.
Dopo la morte della duchessa di Floridia, nel 1826, gli edifici
monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni da parte degli eredi
fino al 1919, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a
sede museale.
Il Museo Duca di Martina è sede dal 1931 di una delle maggiori
collezioni italiane di arti decorative, comprende oltre seimila opere di manifattura
occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più
cospicuo è costituito dalle ceramiche.
La raccolta, che dà il nome al Museo, è stata costituita nella
seconda metà dell’Ottocento, da Placido de Sangro, duca di Martina e donata nel
1911 alla città di Napoli dai suoi eredi.
Il duca, nato a Napoli nel 1829 ed appartenenente ad un illustre
casato strettamente legato alla corte borbonica, dopo l’unità d’Italia si
trasferì a Parigi, dove iniziò ad acquistare oggetti d’arte applicata, entrando
in contatto con i maggiori collezionisti europei e partecipando alle grandi
esposizioni universali.
Nel 1881 morì il suo unico figlio e l’intera collezione fu
ereditata nel 1891 dall’omonimo nipote, conte dei Marsi, che, tramite la moglie
Maria Spinelli di Scalea, la donò nel 1911 alla città di Napoli.
Il Museo si sviluppa su tre piani, al piano terra sono esposti,
oltre ad alcuni dipinti, avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca
medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e
cristalli dei secoli XV-XVIII, mobili, cofanetti e oggetti d’arredo.
Al primo piano è collocata la raccolta di porcellane europee del
XVIII secolo, costituita da nuclei delle più importanti manifatture del
Settecento, Meissen, Doccia, Napoli e Capodimonte, porcellane francesi,
tedesche ed inglesi.
Al piano seminterrato, infine, è stata allestita la sezione di
oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi
di epoca Ming (1368- 1644) Qing (1644- 1911) e Giapponesi Kakiemon ed Imari.
Villa Floridiana
Antonio Niccolini, tra il 1817 e il 1819, progettò anche il
rifacimento e la riconfigurazione dei giardini all’inglese, secondo la moda del
tempo. Niccolini, sfruttando il naturale andamento del terreno degradante verso
il mare, ridisegnò le aree esterne, alternando ampi prati e aiuole con quinte
scenografiche a zone 'a boschetto' e terrazzamenti scoscesi. Invece, per le
zone circostanti l'edificio principale adottò soluzioni più regolari e
simmetriche, in conformità con le caratteristiche stilistiche di gusto
neoclassico. Ideò, inoltre, un teatrino all’aperto, un tempietto ionico, le
serre ed alcune grotte per animali esotici: unici elementi architettonici
ancora oggi esistenti nell’attuale area del Parco, che fanno percepire
l’originaria atmosfera pittoresca.
Fonte Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo