Una relazione
sentimentale scomoda e le sue amicizie pericolose. Due storie che si
intrecciano e si confondono nella tragica fine di Ferdinando Pecchia, il
quarantenne freddato con quattro colpi di pistola alla schiena, all’interno del
bar Romba di via Nenni, la strada che sbuca di fronte alla media Alfieri di
Marano. I carabinieri della Compagnia di Giugliano, insieme ai colleghi di
Calvizzano e di Marano, con il capitano Antonio De Lise, hanno ascoltato
diverse persone, tra cui una in particolare. Si tratta, secondo indiscrezioni,
di una giovane con la quale Pecchia, padre di tre figli e da qualche anno
separato, aveva intrecciato una relazione. Una relazione pericolosa che avrebbe
potuto creare, dunque, problemi negli equilibri delle forze che controllano il
territorio maranese. Di certo, ha impressionato la ferocia dei killer, domenica
sera. E hanno lasciato una profonda
impressione anche le circostanze dell’agguato:
sua mamma, calvizzanese da sette generazioni, persona perbene con la P
maiuscola, conosciuta come “Angelina ’e Brigida”, quando il figlio è stato ammazzato, stava insieme
agli altri fedeli alla processione del Corpus Domini. Suo marito, Vincenzo
(uomo di grande dignità), invece, l’avrebbe dovuta raggiungere di lì a poco: aveva deciso
di andare prima a prendere un caffè,
come se avesse avuto una sorta di presentimento, proprio al bar dove ha poi
trovato suo figlio steso per terra in una pozza di sangue. Poco dopo le 20, all’interno del bar Rumba, (ubicato di fronte alla costruenda villa comunale), c’era
solo il barista: il proprietario, un giovane originario di Mugnano, era ad una
festa a Marano. Il barman è ancora scioccato da quelle immagini di violenza che
si sono consumate sotto i suoi occhi in una manciata di secondi. Ora il
cadavere di Pecchia è all’obitorio del secondo Policlinico in attesa
dell’autopsia: solo dopo l’ok del medico legale, il magistrato restituirà la
salma ai parenti, così potranno svolgersi i funerali, programmati nella chiesa
madre di San Giacomo a Calvizzano. Intanto, gli investigatori stanno battendo
tutte le piste possibili, anche se la questione non è di facile soluzione. Ieri
hanno sentito tutte le persone che avrebbero
potuto aggiungere dettagli importanti sulla vita degli ultimi anni di
Ferdinando e sulle sue frequentazioni. Una vita, quella del giovane idraulico,
padre di tre figli maschi di 17, 14 e 7 anni, segnata alcuni anni fa da un incidente stradale in cui fu coinvolto un anziano che morì sul
colpo. Pecchia si costituì e fece qualche giorno di carcere. C’è voluto un bel po’ per riprendersi fisicamente,
ma soprattutto psicologicamente. Pecchia
si era gettato anima e corpo nel lavoro: curava anche la manutenzione idraulica
dei lidi “Afrodite” e “Ammot Stella del Mare” di Marina di Varcaturo. Alla fine,
poi, è arrivata anche la doccia fredda della
separazione dalla moglie. Da Calvizzano si era trasferito a Marano, dove pare
avesse iniziato a frequentare alcuni personaggi particolari che l’avrebbero potuto introdurre in ambienti
malavitosi. Ma questo è tutto da accertare. Non si esclude la pista passionale.
Il giovane avrebbe allacciato una relazione sentimentale con una ventenne imparentata con qualche personaggio potente
di Marano. Sempre da indiscrezioni trapelate, la ragazza pare sia stata pure ascoltata dagli
investigatori della direzione distrettuale antimafia.
“Spero che Magistratura
e Forze dell’ordine arrivino presto a
scoprire chi ha commissionato questo orrendo delitto – afferma un amico intimo
del padre di Ferdinando – e che, una
volta arrestato, marcisca in carcere per il resto della sua vita”.
Intanto, pare
che il sindaco Giuseppe Salatiello (la notizia l’abbiamo appresa dal
consigliere comunale Lorenzo Grasso, perché con lui non siamo riusciti a
metterci in contatto) sarebbe intenzionato a organizzare una manifestazione per
evidenziare che Calvizzano non è una città di camorristi, che l’episodio
accaduto è isolato e non rischia di compromettere la tranquillità di una città
di radici contadine, fatta di persone semplici e oneste.