Aldo Salatiello nasce a Calvizzano nel 1946, ma,
all’età di 22 anni, va a vivere a Napoli, in via Salvator Rosa. Già da piccolo
manifesta uno spiccato interesse per la pittura, tanto che il padre, decoratore
di mestiere, se lo portava spesso appresso. Appena quindicenne, tenta di iscriversi
al liceo artistico, ma, le poche risorse economiche della famiglia, lo
costringono a scegliere un Istituto professionale. Quelli di Calvizzano sono anni intensi, vissuti già da avanguardista, in
un contesto piccolo e conservatore. Negli anni ’60, chi aveva i capelli lunghi,
o indossava jeans particolari e scarpe con i tacchi alti era considerato un blasfemo,
invece lui lo faceva e se ne fregava altamente dei giudizi dei compaesani. Ama Tenco, Lauzi, Endrigo, Donaggio: ancora
oggi conserva i loro vinili che comprava ogni qualvolta si trovava qualcosa di
soldi in tasca. Intellettivamente, nonostante sia un autodidatta, già quando
viveva a Calvizzano stava su un gradino culturale più alto rispetto a tanti
altri suoi compaesani, tant’è che, spesso, agli occhi di molti, appariva come un “alieno”. Invece, già da giovane era una
persona speciale, dotata di grandi potenzialità e spiccata sensibilità artistica.
Salatiello è stato dirompente in ogni campo in cui si è cimentato, uno
sfegatato sinistroide che ha avuto anche amicizie borderline, avendo
frequentato ambienti dell’estrema sinistra napoletana. Da sindacalista dei
metalmeccanici, ha sempre dato filo da torcere a padroni e capi bastone,
essendo stato continuamente dalla parte degli operai, per questo ha dovuto
superare grossi ostacoli, incontrati lungo il cammino politico-sindacale. Salatiello vive da diversi anni a Pomigliano d’Arco,
ma non ha mai dimenticato le sue origini e i suoi amici calvizzanesi, che viene
a trovare ogni qualvolta è libero dai suoi numerosi impegni. E’ sposato ed ha
quattro figli. Ma chi è Salatiello artisticamente? Nel periodo in cui ha
lavorato all’Alfa Sud, l’artista Enzo
Marino nota i suoi disegni e lo esorta a intensificare la dedizione alla
pittura, anche se diventa fondamentale l’incontro con il prof. Alfonso De Siena, grande artista,
soprattutto sul piano umano (a cui Salatiello era molto legato), perché matura in
lui la passione e la conoscenza per l’arte contemporanea, fatta di continue
ricerche e sperimentazioni. Inizia a dipingere assiduamente solo sul finire
degli anni ’70. La mancanza di studi regolari viene da lui sopperita con viaggi
di conoscenza, visite a grandi musei e gallerie nazionali. Nel 1988 la prima
collettiva al Convitto Vittorio Emanuele in piazza Dante, quattro anni dopo la
prima personale al Capriccio di Pomigliano d’Arco. Poi sperimenta i collage,
esaltando il colore e i particolari dei manifesti murali, non strappandoli alla
Rotella (l’artista che sviluppò la
tecnica chiamata dècollage, consistente nello “scollamento” di brandelli di
manifesti, precedentemente staccati dai muri e riassemblati in uno o più
strati), ma dandogli più corpo, scomponendoli e ricomponendoli, secondo l’entusiasmo
e l’emozione del suo gusto libero dai condizionamenti di qualsiasi corrente
artistica. Dopo l’esperienza del Capriccio, è un lungo crescendo di mostre personali
e collettive. Sue opere sono in collezioni pubbliche e private (CAM Casoria,
Museo ARCA di Santa Maria La Nova, Museo di arte contemporanea di Tursi
(provincia di Matera). Salatiello ha riservato una sua opera per la città di
Calvizzano che dovrebbe essere allestita nel polifunzionale di via Pietro Nenni,
appena sarà completato. Da qualche tempo
Salatiello, incline alla ricerca sperimentale, alimentata dalle suggestioni del
mondo che lo circonda, si è dedicato con entusiasmo anche alla fotografia. In
particolare quella digitale, cui si dedica passando in rassegna e immortalando
i manifesti e i cartelloni pubblicitari che incontra lungo le mura cittadine e
sui quali sofferma il suo obiettivo per racchiuderli in un clic. “Un’operazione
che non resta fine a se stessa – scrive Paola
de Ciuceis sul Mattino – ma che è solo il primo passo di un lavoro
artistico che prosegue con la stampa di queste immagini e trova conclusione con
le azioni pittoriche con le quali interviene su ciascuna di esse. Il risultato
è un ciclo di lavori astratti, autentiche opere digitali”.
“Con
Aldo Salatiello – scrive di lui Fabio
Donato, grande fotografo napoletano di fama internazionale – il “rapporto”
con le mura della città continua con l’attuale linguaggio della fotografia
digitale”.
“Aldo
Salatiello – scrive Gabriele Frasca,
critico e scrittore, nonché presidente della Fondazione Premio Napoli – ha tratto
esperienza viaggiando, ha forgiato un gusto libero, personale, aperto a un
eclettismo che è innanzitutto entusiasmo, ma sempre supportato da un
ragionamento che parte non dalla materia, ma dal materiale, vale a dire dalla
logica stessa della produzione, persino dalla sua ricaduta nella dismissione”.
Insomma,
Aldo Salatiello è sicuramente un altro grande figlio della nostra città. Ho
avuto il piacere di conoscerlo recentemente, poiché sta conducendo una ricerca
per ricostruire l’albero genealogico della sua famiglia. In poche ore che siamo
stati insieme, mi sono reso conto, nonostante le mie limitate conoscenze nel
campo dell’arte pittorica e della fotografia, di quanto sia alta la valenza
artistica di questo personaggio e di quanto sia ancora legato alle sue radici,
nonostante abbia lasciato Calvizzano circa cinquant’anni fa. Peccato che i nostri
amministratori, compresi quelli del passato, non se ne siano mai accorti di
questo artista e non abbiano mai pensato di organizzare una mostra con l’esposizione
delle sue opere.
M.R.
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