L’ex sindaco di Villaricca, capogruppo del Pd alla Regione, ci ha confermato
che esiste ancora una fetta consistente di fondi Pit, stanziati nel 2004 per la
realizzazione dell’intera opera, che tornerebbe all’ente di via Santa Lucia,
qualora non dovesse essere spesa. L’importante arteria, che attraversa i Comuni
di Calvizzano e Villaricca, costeggiando l’Alveo Camaldoli, è ancora chiusa al
traffico, ma da diversi anni viene utilizzata dagli appassionati di footing e
da coloro che amano passeggiare all’aria aperta
Il caso della mancata apertura al
traffico cittadino dell’importante arteria che costeggia l’Alveo Camaldoli (la
strada che sbuca su Corso Italia a Villaricca, nei pressi della chiesa San
Pasquale Baylon) diventa sempre più eclatante e intrigante, dove cattiva
amministrazione e spreco di denaro pubblico la fanno da padroni. Qualcuno
ha invocato più volte l’intervento delle telecamere di Striscia la Notizia,
mentre, a nostro avviso, occorrerebbe l’intromissione della Corte dei Conti e,
forse, anche della Procura della Repubblica. Ricordiamo che la strada si
compone di due tratti più o meno della stessa lunghezza di circa 900 metri. Il
primo, quello ricadente nel territorio di Calvizzano, è stato realizzato dal
Comune di Calvizzano che ha utilizzato fondi propri e un finanziamento
regionale, previsto dalla legge 51. Attualmente è ancora chiuso al traffico,
poiché deve essere ancora collaudato. Occorrono una serie di lavori,
quantificati dall’ufficio tecnico in
circa 57 mila euro, per realizzare le opere prescritte dal collaudatore (ing.
Francesco Marino di Parete), tra cui una staccionata lungo la strada, per
consentire il passeggio dei pedoni, un semaforo all’incrocio con via Mazzini e
via Garibaldi, il ripristino dei cavi dell’impianto di pubblica illuminazione,
in quanto sono stati rubati. Attualmente è in corso la gara d’appalto: le buste
saranno aperte il 27 giugno prossimo. Insomma, inconvenienti a parte, il taglio
del fatidico nastro potrebbe avvenire dopo l’estate. Ma le altre opere
infrastrutturali previste dal progetto, tra cui la pista ciclabile, invocata da
diverse centinaia di cittadini che, quotidianamente, utilizzano questa strada
per la pratica di attività motorie, che fine faranno? I soldi ci sono: lo
abbiamo scritto più volte su questo blog, ma ce lo ha confermato anche l’ex
sindaco di Villaricca, Lello topo. Allora, cosa fare? A nostro avviso il
sindaco di Calvizzano, in sinergia con i partiti politici e le associazioni del
territorio, dovrebbe ingaggiare una battaglia politico-amministrativa con
Villaricca (comune capofila nella gestione dei fondi Pit), per pretendere il
rispetto integrale dell’Accordo di programma. Se tale battaglia non dovesse
sortire alcun risultato, bisognerà continuare la lotta, con tutti i mezzi legali
possibili e immaginabili, per raggiungere l’obiettivo. Adesso un po’ di storia,
per chi vuole capire meglio la questione. Più di 10 anni fa la Regione, per
spendere proficuamente i fondi europei Fesr per lo sviluppo delle
infrastrutture, s’inventò i Piani integrati territoriali, meglio conosciuti con
l’acronimo Pit. I Comuni decisero così di realizzare alcune strade a
scorrimento veloce, con lo scopo di collegare le future aree industriali Pip
dell’area giuglianese sia tra di loro, sia alla grande viabilità. Il progetto
integrato della strada in oggetto fu approvato nel 2004 con delibera regionale
n.549, secondo la quale a Villaricca, da Comune capofila, toccava progettare e
realizzare sia il tratto di strada di circa 900metri ricadente nel suo
territorio (l’unica cosa che è stata fatta insieme alla ripiantumazione di pini
marittimi) sia la parte integrata del Piano riguardante i due Comuni. Del resto
del programma, però, non c’è traccia. Erano previsti infatti: una pista
ciclabile (costo stimato 200mila euro) che doveva affiancare la via che
costeggia l’Alveo per l’intera tratta di circa un chilometro e 800metri e la
realizzazione di una parte di via Corigliano (la famosa strada dei roghi) con
una carreggiata a doppia corsia di marcia, marciapiedi, illuminazione pubblica,
che avrebbe dovuto raccordarsi con via Alveo Camaldoli, attraverso un ponte
carrabile e una rotonda per lo smistamento ordinato del nuovo incrocio.
Villaricca, inoltre, aveva promesso a Calvizzano che, a sue spese, avrebbe
realizzato un altro ponte carrabile all’altezza di via Lavinaio (arteria di via
Eduardo De Filippo, ex via Commone) per collegarla con via Alveo Camaldoli.
Ponte che sarebbe di difficile realizzazione tecnica (non dovrebbe ,quindi, essere
più costruito), come avrebbero scritto in una loro relazione i progettisti
(ing. Lucio Flaminio e l’architetto Dario Bracci) del tratto di strada di
competenza del Comune di Villaricca e delle altre infrastrutture.
Ricordiamo ancora che a Villaricca, per realizzare tutte queste opere,
furono assegnati un milione792mila euro di risorse pubbliche ai quali si
aggiunsero 448mila euro di fondi comunali (cofinanziamento), per un totale di
2milioni 240mila euro. Di questi soldi, Villaricca, finora, avrebbe speso,
stando all’ultimo quadro economico, circa 1milione 700mila euro tra lavori (per
i quali da 1milione68mila euro iniziali si è arrivati a poco meno di
1milione400mila euro, poiché si sono aggiunti lavori di variante per circa
200mila euro e maggiori lavori per circa 150mila euro, in quanto la strada è
stata più volte vandalizzata) e spese per espropri (150.604,52 euro), di
progettazione e di direzione lavori (per un totale di 150mila euro), eccetera,
eccetera. Resterebbero, dunque, ancora disponibili circa 340mila euro (frutto
del consistente ribasso d’asta del 34,464%), ai quali vanno sommati i circa
200mila euro che dovevano servire, come risulta dal contratto firmato tra il
Comune di Villaricca e la ditta Capretto, aggiudicataria dell’appalto,
per realizzare la pista ciclabile che esiste solo sulla carta. Che fine
faranno, dunque, questi circa 550mila euro rimasti? Ritorneranno alla Regione o
saranno utilizzati per completare, una volta per sempre, le altre opere
previste? Per l’ex sindaco di Villaricca non vi è alcun dubbio: i rimanenti
soldi pubblici vanno spesi, dando priorità alla realizzazione della pista
ciclabile. Resta comunque il fatto clamoroso che, a distanza di circa 11 anni
dalla firma dell’accordo di programma, la strada è ancora chiusa al traffico e
che le altre opere pubbliche previste nell’ambito del progetto integrato,
probabilmente non saranno mai più costruite.