Tra il saldo Tares (nuova tassa
sull’immondizia e sui servizi, valida solo per il 2013) o ritorno alla vecchia
Tarsu, il nostro Comune ha scelto di applicare quest’ultima. La possibilità di
optare per l’una o per l’altra, infatti, è stata offerta dal Governo ai Comuni,
dalla legge 124 del 28 ottobre 2013. L’applicazione della Tarsu, come tra
l’altro aveva consigliato anche l’Aicast (Associazione industria commercio
artigiani servizi e turismo) in una missiva inviata recentemente al sindaco, ha
evitato batoste alle famiglie, poiché il balzello da pagare è rimasto lo stesso
dell’anno scorso, cioè 3 euro al metro quadrato. Ciò significa che nelle case
degli utenti, entro fine mese o al massimo ai primi di dicembre arriverà
un’ultima bolletta leggera (rata di conguaglio da pagare entro il 16 dicembre)
nella quale è contemplato sia il pagamento (allo Stato) della maggiorazione di 30
centesimi di euro a metro quadro per i servizi indivisibili (quali
illuminazione pubblica, strade, eccetera) che l’esborso (al Comune) del
restante 10% dei costi totali sostenuti da ogni utente nel 2012. Ai cittadini,
infatti, a fine luglio arrivarono già due bollette (una con scadenza fine
agosto e l’altra con scadenza fine settembre) con una somma da pagare
corrispondente a circa il 90% di quella pagata per l’immondizia nel 2012,
quando si chiamava ancora Tarsu. Insomma, per una casa di circa 100 metri
quadrati, per fare un esempio, resterebbero da pagare intorno ai 60-70 euro. La
nota dolente, invece, arriva per chi gestisce un’attività commerciale, oppure per
coloro che conducono uno studio professionale perché andranno a pagare una
cifra maggiore di quella sborsata l’anno scorso, ma sicuramente di gran lunga
inferiore a quella prevista dalla Tares. Vediamo nel dettaglio come è lievitata
la tassa, categoria per categoria. Le attività commerciali, l’anno scorso
pagavano 6,70 euro al mq., mentre oggi ne pagano 8: identica cosa è accaduto
per gli studi professionali, a differenza di quelli medici e laboratori di
analisi il cui costo è balzato a 20 euro al mq. Le scuole private e parificate
pagavano 6 euro al mq, adesso ne pagano 7; le case di cura, alberghi-ristoranti
e pensioni passano da 6 euro al mq. a 20 euro. Stangata anche a chi produce
merci o servizi: per loro la tassa è lievitata da 6,70 euro al mq a 20 euro al
mq. Le farmacie e i supermercati pagano 20 euro al mq., i ristoranti con
superficie superiore ai 300 metri quadrati pagano 15 euro al mq., mentre per i
circoli culturali, associazioni e sedi di partito, la tassa è rimasta la stessa
del 2012, cioè 3,30 euro al mq. Le scadenze per le attività commerciali sono
state suddivise in due rate: la prima va pagata entro il 16-12-2013 (in essa è
prevista anche l’addizionale di 0,30 euro al mq. da versare allo Stato, più il
50% della restante parte dovuta), la seconda, con l’altro 50% della parte
dovuta, va onorata entro il 16-02-2014.
Come viene calcolato il prezzo al metro quadro della
tassa e cosa si può fare per ridurlo
Il calcolo è molto semplice: si tratta di
spalmare il cento per cento dei costi, previsti nel 2013 per il servizio NU,
sui metri quadrati di superficie totale censita, tra abitazioni, negozi, studi
professionali, eccetera. In pratica al funzionario del settore tributi non
tocca altro che eseguire una semplice divisione, dove al numeratore vanno messi
i costi totali del servizio e al denominatore le superfici: il quoziente
equivale al prezzo a metro quadro. Spetta, invece, alla giunta stabilire a
quale categoria far pagare di più o di
meno. E’ facile comprendere che il valore dell’imposta a metro quadro, sarà
tanto più basso quanto più bassi sono i costi del servizio o quanto più alta è
la superficie censita. I costi, dunque, si riducono sia attraverso una buona
raccolta differenziata sia reperendo sul
mercato ditte che offrono servizi al più basso prezzo possibile. Un esempio su
tutti: l’anno scorso lo smaltimento dell’umido, per un certo periodo, è costato
al Comune 160 euro a tonnellate, poi, man mano, il costo è sceso a meno di 130
euro a tonnellate. Ma il prezzo al metro quadro diminuisce anche se i costi del
servizio vengono spalmati su una superficie maggiore di quella attualmente disponibile
nei dati del Comune. Come? Cominciando a combattere seriamente l’evasione e
l’elusione. Ci sono, infatti, diverse case fantasma non censite al Catasto, le
cui superfici non vengono prese in considerazione ai fini del calcolo della
tassa; molte pertinenze (box, garage, eccetera) non risultano dichiarate al
Comune; tantissime case, negozi, eccetera risultano con superfici reali,
maggiori di quelle dichiarate al Comune. Vediamo, adesso, quali sono i costi
totali del servizio previsti nel 2013 che sono stati spalmati sui metri quadri
totali.
Servizi raccolta rifiuti e pulizia strade (svolti
entrambi dalla ditta LRS) : 953.000
euro; costi di smaltimento in discarica: 380.000
euro: smaltimento umido: 280.000
euro; smaltimento ingombranti: 55.000
euro; fornitura sacchetti: 28.000
euro. Totale: 1.696.000 euro. Nel
20012 i costi ammontarono a circa 1.656.000
euro. La scelta politica, quindi, è stata ben chiara: la maggiorazione dei
costi di circa 40mila euro rispetto a
quelli sostenuti l’anno scorso si è deciso di non farla gravare sulle famiglie,
ma di farla pagare ai commercianti e ai
gestori di attività produttive, alle case di cura, eccetera.
Secondo l’Aicast si tratta di una
decisione contro legge, poiché la maggiorazione dei costi, per tutti quei Comuni che hanno optato
per la Tarsu al posto della Tares dopo il 31 ottobre 2013, va a carico del
bilancio comunale. Il nostro Comune ha deciso per l’applicazione della Tarsu il
15 novembre, con delibera di giunta numero 35, quindi, stando alle valutazioni
dell’Aicast, non avrebbe dovuto accollare ai commercianti tale maggiorazione.
Nel 2009, l’amministrazione
dell’epoca cercò di stanare gli evasori attraverso un serrato controllo sulle
superfici dichiarate: dopo i primi buoni risultati il tentativo fallì
Nel
2009, dietro indirizzo amministrativo, all’ufficio tributi si organizzarono per
far arrivare gli avvisi di accertamento nelle case di migliaia di cittadini a
cui venne imputato di aver pagato una cifra inferiore a quella dovuta per la
tassa sui rifiuti, in virtù di una superficie dichiarata minore di quella reale.
Per molti contribuenti, infatti, attraverso un programma fornito da una società
residente nella Repubblica di San Marino, fu individuata una differenza tra la
superficie registrata al Comune e quella risultante al cosiddetto catasto
metrico, una nuova banca dati catastale creata nel 2005, basata sulla
“traduzione” in metraggi delle planimetrie delle abitazioni consegnate all’atto
dell’accatastamento. Fu messo, dunque, a confronto la banca dati comunale e quella
del catasto metrico. Spuntarono le posizioni di migliaia di contribuenti che
risultavano avere una casa (o un garage o un altro immobile) di metraggio
superiore a quello registrato al Comune. Si chiese, dunque, agli elusori, di
pagare la differenza (calcolata per gli ultimi tre anni) più le sanzioni e gli
interessi legali. Non si andò più avanti, perché, come ci avrebbe fatto
intendere il responsabile dell’Ufficio tributi, Nello Abate, la società di San
Marino decise di sospendere il servizio, in quanto non sarebbe stata più pagata dal Comune.