Viale della Resistenza |
Via Ferruccio Parri |
Via Alveo |
Corso Mediterraneo |
Quattro ripetitori di telefonia
mobile, nel giro di poco più di un chilometro quadrato, non farebbero dormire
sonni tranquilli ai tantissimi cittadini che abitano nell’area considerata a
rischio. L’intensità sinergica dei campi elettromagnetici, sprigionata dalle
quattro “bombe ecologiche”, sommata all’elettromagnetismo
emesso sia da una linea aerea ad alta tensione che da una sottostazione
elettrica di grandi dimensioni, che pure gravitano nell’area presa come
riferimento, potrebbe superare la soglia di tollerabilità del corpo umano e
creare danni irreversibili alla salute. Basta unire con delle linee immaginarie
i 4 ripetitori (quello di Corso Mediterraneo, ai confini con via Aldo Moro,
quello di via Pietro Nenni, quello di via Alveo e quello di viale della
Resistenza) per avere un’idea virtuale del “quadrilatero della paura”, come
qualcuno, metaforicamente, ha usato definirlo. Insomma, il timore fondato che
l’inquinamento elettromagnetico possa superare la soglia di criticità e
incidere sulla salute dei cittadini esiste ed è forte. Perché al Comune,
nonostante i frequenti solleciti, continuano a ignorare la problematica?
Eppure circa un anno e mezzo fa fu
sottoscritta una petizione dagli abitanti delle cooperative per ottenere la misurazione dei campi
elettromagnetici in via Aldo Moro, una delle zone ritenute più a rischio
esposizione dei campi elettromagnetici. Furono raccolte circa 100 firme, ma la
petizione non ebbe alcun supporto da parte dell’amministrazione: praticamente
fu completamente ignorata.
“Due ripetitori a distanza tra loro
di duecento metri in linea d’aria – si legge nella missiva che fu inviata al
Primo cittadino – danno la sensazione agli abitanti della zona di essere
accerchiati dai campi elettromagnetici. La paura è che l’inquinamento possa
superare la soglia di criticità e incidere sulla salute”.
Gli abitanti di via Moro chiesero,
quindi, al sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria locale, di
intervenire presso l’Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale
campana) o di conferire l’incarico a un esperto per la stesura di uno
studio sullo stato di inquinamento derivante dalle antenne. Nessuna delle due
cose è stata fatta.
Nella petizione fu pure sollecitato
l’ente Comune a dotarsi di piani specifici, per evitare un aumento
indiscriminato e senza regole delle antenne sul territorio. Neanche questo
passaggio è stato effettuato.
Insomma, non solo è stata trascurata
la problematica, ma non è stata neanche rispettata la volontà dei
sottoscrittori della petizione.