Protocollata la proposta di una strada per Otello simbolo civile di una città dal volto umano




Questa volta siamo passati dalle intenzioni degli anni addietro ai fatti: in questi giorni, come blog, abbiamo provveduto a protocollare al Comune la richiesta di intitolazione di una strada o di una piazza, in onore alla memoria di Otello Di Maro, un artista che scriveva poesia e canzoni ed è morto nella più squallida miseria. La nostra parte l’abbiamo fatta, adesso la decisione spetterà alla commissione toponomastica appena verrà nominata. Ecco, comunque, le motivazioni addotte.
Ci sono uomini “minori” che fanno grande la storia dell’umanità. Minori perché vivono sotto il muro, hanno un’ombra timida. Minori perché sono spezzati in due dal dolore e si trascinano nella vita. Minori perché non li nota nessuno, né prima né dopo la morte. Eppure, a volte, hanno un cuore grande. E – come detto – fanno grande la vita. In questi giorni ricorre l’anniversario della morte di Otello. Chi è Otello? Era un uomo di Calvizzano. La notte del 24 dicembre, mentre tutti cenavano in compagnia, proprio quando la maggior parte della gente saluta la nascita di Gesù, azzannando un capitone, Otello salì su una sedia, strinse una corda ad un gancio e si impiccò. Raggiunse così la madre, il suo unico affetto, morta da poco, dopo aver cresciuto quel ragazzo, figlio della guerra, lasciato in “dono” da un militare americano che prima di partire la mise incinta.
Otello e la mamma hanno vissuto di stenti. Una povertà asciutta e tesa, quotidiana. Dignitosa ma irrecuperabile. Otello e la mamma erano una famiglia: lui si prendeva cura di lei, e lei di lui.
Lui scriveva poesie e canzoni, amava definirsi un artista e, quando la cupezza della sua vita ombrosa non lo attraversava, sapeva farsi voler bene dagli amici da marciapiede. Quando la mamma se ne è andata, a Otello è morto il sorriso sulle labbra. Ha smesso di uscire e si è nutrito di stenti. La sera della vigilia di Natale ha aperto una scatoletta di sardine, l’ha mangiata e poi ha deciso. Gesù nasce e io muoio. Ma sì.
In occasione dell’anniversario di quel suicidio, che ci parla ancora, Calvizzanoweb ha voluto ricordare la memoria di quell’uomo, e, con essa, quella di tutto uno spicchio di umanità minore, che ci vive intorno, di cui non ci accorgiamo, e che quando intravediamo ci disturba, ci rovina la festa, ci fa piombare, in un colpo, nel groviglio di paure e sensi di colpa del nostro tempo. Noi vogliamo batterla questa paura di guardare negli occhi chi è indietro. La miseria, la solitudine, la disperazione bisogna portarle addosso. Tutti. Bisogna che ci avvolga, come il cappotto grosso del nonno che fa da nascondiglio ai nipoti. Siamo tutti nello stesso girone. Se impariamo a guardare in faccia quelli che soffrono, forse possiamo capirli. Capirci. E sentirli. E farli sentire. Con Otello non l’abbiamo potuto fare, ma potremmo portare il carico di qualcun altro, se imparassimo a guardare. Per questo, proprio nell’imminenza dei giorni di Natale, abbiamo protocollato una proposta e un appello: intitoliamo una strada della nostra città ad Otello. Inauguriamo una via Otello, e ricordiamoci tutti, così, che è più faticoso e doloroso e duro essere uomini “minori” che uomini celebrati. Tra tanti politici, condottieri, scrittori, filosofi, inventori, santi, re, regine, principi e principesse, fiori, piante, fiumi e capitali europee, troviamo lo spazio per intestare una strada a un uomo vero, solo, morto povero e per amore. Quello che non aveva.

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