Il 30 agosto 1889 la città di Marano si unì in consorzio con i comuni di Mugnano, Chiaiano e Calvizzano per far arrivare l’acqua del Serino. La prima cisterna fu fatta costruire in piazza Arco il 17 settembre 1851

 

Chiesa Spirito Santo

L’acqua del Serino fu una conquista per Marano. Ed anche se spesso è stata allagata dall’acqua piovana, la città non poche volte ha sofferto la sete.

Pochi avevano i pozzi nelle loro abitazioni, così l’amministrazione, per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico che assillava la maggioranza dei cittadini, s’adoperò alla costruzione di grosse cisterne pubbliche nelle principali piazze.

Siccome la città poggia sul tufo, quasi sempre tali opere sono state realizzate o su bocche di monti preesistenti (Piazza Arco) o sono state scavate ex novo dai locali “montesi” (cavatori di pietre di tufo) il cui numero fino a non molto tempo fa era abbastanza elevato.

Quasi tutte le cisterne prevedevano comodi sotterranei per l’accesso a coloro che in seguito ne avrebbero garantito la pulizia periodica. Inoltre, in esse si faceva in modo da far defluire, con le relative opere murarie e di scavo conseguenti, le acque dei tetti di chiese che spesso non si trovavano neppure tanto vicino Tutto ciò fece sì che quando col tempo esse non assolsero più alla loro primitiva funzione e vennero chiuse, la fantasia popolare favoleggiasse su mitici passaggi “segreti” capaci di mettere in comunicazione la parrocchia San Castrese con piazza Arco o l’Annunziata con piazza Starza e Vallesana, costruiti da chissà quali scaltri malfattori e banditi dei secoli passati per nascondersi o per assalire all’improvviso le piazze.

I corridoi esistono e furono costruiti da esperti montesi su regolari progetti redatti da conosciuti tecnici. Dispiace per la fertile fantasia popolare, ma mai nessun bandito fu visto aggirarsi tra essi.

La prima cisterna fu deliberata nella seduta del 17/9/1851 e fu fatta costruire in piazza Arco. Al termine dei lavori fu nominato un addetto per la sua apertura e chiusura quotidiana. Il primo che ebbe l’incarico fu Crescenzo Carandente.

Prima, invece, ci si serviva del pozzo dei francescani, in via Casalanno. Ma già nle 1845 si dovette constatare che esso non bastava più allorché si dovette chiedere al barone di far attingere al popolo l’acqua del suo pozzo.

Il 14 maggio 1867 Mattia Di Napoli chiese di essere autorizzato a che “sotto la Starza egli veda a che profondità si trova il monte, per ottenere una vasca e a costruirvi una cisterna per comodità di tutti”. L’autorizzazione gli venne concessa  e, contemporaneamente si diede incarico al “montese” V. Marra di praticare gli scavi necessari. Il progetto dell’intera opera di alimentazione, fu affidato all’arch. Caselli nel 1888.

Ma i lavori procedettero molto a rilento e tra mille difficoltà tanto che nel 1873 si dovette riprocedere ad un nuovo appalto. Il effetti l’opera era veramente ardita e difficile, non tanto per il relativamente semplice scavo nel tufo della piazza, quanto perché il progetto prevedeva che la cisterna dovesse essere alimentata dalle acque piovane raccolte sia dai tetti della Parrocchia Annunziata (che sta collocata strategicamente in una posizione “difficile” rispetto a piazza Starza-Garibaldi) che da quelli della non certo vicina chiesa vallesana.

Per la cisterna “da far sorgere a discrezione dell’arch. In piazza Spirito santo o in piazza Pergola” e che fu considerata “opera di assoluta necessità”, occorrerà aspettare il 1877 (20 settembre) per l’approvazione. L’architetto stavolta è Marino Tommaso. Nel 1881 era già completata. Del resto i tetti dellea parrocchia dello Spirito Santo stavano proprio in testa alla cisterna.

Ultima cisterna (ma molto piccola ed antica) era già presente al municipio.

Nel 1875 tre nuovi addetti municipali “alla custodia delle funi delle pubbliche cisterne” vengono ricompensati con la paga di L.5 al mese. Essi sono: Francesco Di Maria per piazza Arco; Aniello Lajerno, per piazza Starza; Tommaso Di Napoli, per piazza Municipio.

Quella dello Spirito Santo, come già detto, sarà ultimata solo 6 anni più tardi.

Ma il 30/8/1889 la città di Marano si unì in Consorzio con i Comuni di Mugnano, Chiaiano e Calvizzano per far arrivare l’acqua del Serino.

Le cisterne, allora, a poco a poco persero d’importanza e furono tutte eliminate per far posto a squallidi parcheggi per auto.

Dal libro “Marano-Storia, tradizioni e immagini” di Enzo Savanelli, giornalista e scrittore

 

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