TRUMP, L’IMPERO AMERICANO HA IL COLPO IN CANNA?

 


Gli Stati Uniti d’America sono sul piede di guerra. Chi è il nemico di turno questa volta? Gli USA medesimi. Se si eccettua il grande periodo fibrillante del processo di formazione della grande nazione americana che, da colonie britanniche divengono all’alba del ventesimo secolo una super potenza mondiale, gli USA hanno attraversato tutto il secolo dominando a volte a ragione altre volte (più spesso) con il torto della forza militare e dell’egoismo economico. Cosa ha permesso allo Stato a stelle e strisce di dominare una parte del mondo? Certamente non solo le armi, che Cina, Russia e altri grandi Paesi possiedono in abbondanza ma un sistema politico bilanciato e collaudato fin dalla prima ora su contrappesi che garantiscono la stabilità democratica e una classe dirigente conservatrice ben strutturata. Questo fino al 2016. Poi, con l’avvento di Trump, tutto è cambiato e quel seme avvelenato di eversione e di ribellismo egoistico che percorse gli Stati del Sud nel 1861 arrivando a rompere l’assetto federale nel giovane Paese è ritornato più pericoloso che mai. Vi sono stati presidenti che limavano il loro percorso a ridosso della linea di demarcazione della legalità costituzionale senza per questo cedere ad atteggiamenti e posture “golpistiche” e si tratta di Johnson, Nixon, Bush figlio ma anche Reagan e Truman. Ma questi avevano spessore e carattere. Donald Trump non ha mai avuto i requisiti minimi per sedere alla Casa Bianca. Un impiccio elettorale e machiavellico lo portò a danno dell’establishment e della sua rappresentante Hillary Clinton a entrare nel salottino ovale. Sono stati quattro anni buttati via di mancati percorsi di crescita, dichiarazioni insensate e tipiche del qualunquista mediamente istruito. Tensioni inutili con il resto del mondo, gli USA sono fuorisciti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) perché il presidente asseriva in modo deciso e convinto che l’organismo è in mano nemica degli USA! Ha interferito nella politica interna della repubblica del Venezuela, inserendosi in un chiaro colpo di Stato schierandosi con Guaidò contro il legittimo presidente Maduro provocando un esodo di massa di disperati in cerca di pane. Il casus belli è stato il petrolio. Ha ordinato e fatto eseguire l’assassinio del Maggior generale delle Forze di sicurezza iraniane Qasem Soleimani in territorio iracheno. Ha ulteriormente dato una stretta all’embargo anche medicinale contro Cuba. Ha sottoscritto un accordo con i Paesi più ricchi e intransigenti della Penisola arabica come Emirati Arabi Uniti e Bahrein a danno dell'altra parte povera del mondo arabo: l’Autorità Nazionale Palestinese. Ha creato disagi e tensioni con i Paesi alleati e partner commerciali inserendo dazi su prodotti anche alimentari colpendo particolarmente l’Italia. Ha stabilito un’alleanza con il sovranismo mondiale che va da Bolsonaro a Orban alle formazioni della destra estrema europea e quella italiana ma, quello che più sconcerta: ha innescato un pericolosissimo processo involutivo sociale e politico. Il presidente USA non è stato in grado di fronteggiare l'emergenza sanitaria che ha colpito anche il suo Paese. Ha innescato tensioni inutili con stampa ed esperti sanitari come Anthony Fauci, il grande immunologo molto rispettato dall'opinione pubblica americana, chiamato dallo stesso Trump a capo della Task Force creata per la lotta al coronavirus.. Poi, ha incentivato comportamenti criminali della polizia nelle occasioni di assassinii di cittadini neri. Ha dato il meglio di sé nella fase acuta della lunga tornata elettorale contro il neo presidente eletto Joe Biden. Ha rifiutato di riconoscere la vittoria che ha uno scarto particolarmente marcato di almeno sette milioni di voti. Settantaquattro lui contro gli ottantuno del suo avversario. Ha trascinato nella rissa continua mezzo Congresso americano e centinaia di funzionari dello Stato, culminato nell’incitamento all’insurrezione armata il giorno dell’Epifania. Fatto che gli è valsa la seconda messa in stato di accusa dopo quella di un anno fa a proposito delle indebite pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj allo scopo di screditare il suo avversario Biden.  Le immagini del Campidoglio sotto assedio di una folla malintenzionata che è penetrata nelle stanze provocando cinque morti e la sospensione della seduta plenaria ha gettato una luce fosca sull’America che nessuno aveva mai immaginato, nemmeno durante lo scandalo del “Watergate o l’assassinio di John F. kennedy. Il furto del leggìo della presidente della Camera Nancy Pelosi e i piedi sulla scrivania da parte di un dimostrante non hanno bisogno di ulteriori commenti. La congiuntura internazionale dopo la grave crisi finanziaria del 2008 che ha travolto intere economie, aveva portato gli USA ad aver bisogno dei capitali cinesi e orientali per poter diversificare innumerevoli masse di investimenti pubblici. Trump si è inserito in un processo internazionale involutivo innalzando un muro sul confine con il Messico. La sua politica è quella di cinquanta anni fa: l’epoca della costruzione dei muri tra nazioni. Gli otto anni di Obama avevano ridato agli USA stabilità e serenità economiche. Sono stati quattro anni di immoblismo e tensioni, trascorsi a fare dischiarazioni insensate come la terapia anti COVID con la “varechina” per via endovenosa e le accuse senza fondamento alla Cina per la diffusione della pandemia. Il 20 gennaio, Biden giurerà in una Washington assediata dall’esercito e controllata dalla CIA. Tutto a causa di un uomo dai tratti sociopatici e scissi dalla realtà storica e sociale.

Enzo Salatiello


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